Macroeconomia

Ecco perché nel 2023 l’inflazione potrebbe calare, o almeno smettere di crescere

22 Dicembre 2022

A fronte dell’aumento dell’inflazione durante quest’anno che si chiude, vorrei però far notare che sono in essere le condizioni per un calo importante della stessa, per il 2023. Questo potrebbe portare, se non ad un calo dei tassi d’interesse, almeno a evitare un ulteriore aumento rispetto ai livelli attuali.

I dati più importanti da seguire riguardano la quantità di denaro in circolazione. Milton Friedman diceva che l’inflazione è sempre un fenomeno monetario, nel senso che se ci sono più soldi in giro e la produttività non cambia, i prezzi aumentano. Aumentare il denaro del 10% e il PIL solo del 5% implica che questi soldi devono andare da qualche parte. Infatti, il grafico sotto mostra l’aumento dell’M2, cioè dell’indicatore di massa monetaria circolante, negli Stati Uniti e in Europa dopo Covid.

FED/BCE

È importante notare che, adesso, la crescita dell’M2 sta rallentando. Ad un livello ‘normale’ in Europa e sta per diventare negativo negli Stati Uniti. Direi che questi andamenti sono congrui col passato recente dove gli Stati Uniti hanno visto un aumento più importante dopo marzo 2020 e, di conseguenza, devono ridurre di più la quantità di denaro in giro. Una riduzione di circa 3mila miliardi di dollari dovrebbe riportare i valori alla linea di tendenza pregressa.

FED

Vediamo anche che i prezzi del greggio sono tornati ad un livello normale.

IG, Brent Crude 2002-2022

Tutto fa pensare che il greggio non sarà più una fonte d’inflazione l’anno prossimo. Vediamo già, ai distributori di combustibili per automobili, che la benzina costa intorno a € 1,6/1,7 rispetto ai prezzi di oltre € 2 a luglio/agosto.
Le catene logistiche tornano ad essere gestibili dopo il caos che la pandemia da Covid ha creato. L’unico punto debole resta il metano in Europa, che costa comunque meno di qualche tempo fa, ma è ancora circa 3 o 4 volte più alto del dovuto.

Barchart, TTF Jan 23 gas future

Ma, anche qua, vediamo che il prezzo è sceso tanto dai massimi d’agosto ed è sperabile che le mosse da parte delle aziende, soprattutto Eni e Enel, riescano ad abbassare ancora questo prezzo ad un livello normale.

Quindi, siamo arrivati qua perché le banche centrali hanno stampato troppo denaro nel 2020 e 2021 e hanno reagito troppo in ritardo per restringere questo flusso, e anche per aumentare il costo del denaro. Se la Fed aumenta i tassi da 0% al 4,5% in meno di un anno quando non prevedeva quasi nessun aumento all’inizio dell’anno, vuole dire proprio dove si dovrebbero capire le traiettorie prima che altrove, non si ha nessuna capacità di prevedere il futuro. Siccome questo è il loro lavoro, temo che faranno altri errori. Ma, intanto, l’inflazione dovrebbe scendere e questo aiuterà la gente e le aziende.

Un fattore imprevedibile è la geo-politica. Ma, dopo un anno in cui è successo veramente di tutto, non è impossibile che 2023 sia un anno favorevole. La tendenza umana è sempre pensare che l’andamento del recente passato continui anche nel futuro. Eppure molti dati ci dicono che ci sia da aspettarsi, in generale, un cambio di rotta e una regressione rispetto alla tendenza inflazionistica che abbiamo visto all’opera nell’ultimo anno, quando sembrava un’esperienza ormai dimenticata.

 

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