Macroeconomia

E la beffa continua

7 Novembre 2017

Continua la collaborazione sui temi del disastro bancario, che i risparmiatori stanno pagando carissimo, con Giovanni Schiavon, magistrato in pensione dal prestigioso curriculum, fondatore e presidente della prima associazione (costituita nel febbraio 2015) di piccoli azionisti veneti: l’Associazione Azionisti di Veneto Banca.

E la beffa continua

Le migliaia di risparmiatori truffati dal sistema bancario hanno recepito le (scontate) dichiarazioni autoassolutorie del Capo della Vigilanza di Bankitalia, dal quale hanno appreso  non solo che la causa di tutti i loro guai era, manco a dirlo, riconducibile solo ai vertici bancari, ma altresì che Bankitalia non ha mai, ma proprio mai, interferito sui progetti aggregativi fra banche, che sono abituali strumenti di risanamento degli istituti in difficoltà.

Ci viene il dubbio che il dott. Barbagallo abbia un po’ sottovalutato l’intelligenza della gente, che si ostina a chiedere (ormai senza più aspettarsi risposta) cosa sia davvero successo, visto che tutti incolpano tutti e tutti affermano di aver fatto, fino in fondo, il proprio dovere.

Ma, a questo punto, un’ultima riflessione è d’obbligo, visto che il capo della Vigilanza ha, soprattutto, insistito nel negare che Bankitalia abbia mai indicato in Popolare di Vicenza un istituto di elevato standing, come tale meritevole di svolgere, nei consolidamenti bancari, un ruolo aggregante e visto, quindi, che non sarebbero vere le  affermazioni, rimaste incontestate per oltre tre anni, di coloro che, invece, hanno attribuito proprio alla Vigilanza della Banca Centrale l’”ordine” a Veneto banca di fondersi, senza indugio, nell’istituto berico; il diverso convincimento dei risparmiatori, che non erano mai venuti a conoscenza di smentite, è ora finito nel tradizionale vortice delle negazioni di comodo. Ma, a quanti  intendessero continuare a riferire alla Commissione parlamentare strumentali adattamenti delle verità fattuali, va chiaramente esposto un concetto che, forse, non era stato ancora ben spiegato: è certo vero che la Commissione Parlamentare di inchiesta non è un organo giurisdizionale e che, quindi, i soggetti chiamati a rendere dichiarazioni davanti ad essa non sono testimoni, in senso tecnico (sono solo persone che forniscono informazioni); ma è anche vero che le loro eventuali bugie  sono egualmente perseguibili  ai sensi dell’art. 372 c.p. (falsa testimonianza). Lo precisa l’art. 4 comma 2 della legge 12 luglio 2017 n. 107, istitutiva della Commissione in questione.

E’ bene, quindi, che, d’ora in poi, le persone che saranno convocate dalla Commissione meditino sui rischi che, una volta tanto, potrebbero assumersi nell’esporre verità adattate o nel sottacere eventi significativi.

I risparmiatori, finora, si sono sentiti dire tutto e il contrario di tutto, ma non sono più disposti a tollerare che il dott. Barbagallo pretenda ancora di negare l’evidenza, accreditando valutazioni e fatti financo illogici e improbabili. Banca d’Italia, in questo periodo, è stata carente in ogni suo settore operativo, soprattutto nella vigilanza ed  ha agito imponendo sciagurate scelte strategiche a tutte le banche ritenute in difficoltà. Ma non è questo che  fa più scandalo, quanto la pervicace ed  ostinata negazione di disarmonie del suo operato.

Invitiamo la Procura della Repubblica di Roma a verificare se le imprudenti dichiarazioni fatte ieri alla Commissione parlamentare di inchiesta, oltre che smodatamente autoassolutorie,  non integrino anche il reato di falsa testimonianza ( art. 372 c.p.). Il dott. Barbagallo forse non ha capito che non era stato invitato ad esporre una sua relazione in uno dei tanti convegni, alla presenza delle autorità civili, militari e religiose, ma era stato chiamato a deporre in un procedimento diretto a chiarire torbide vicende, che hanno portato migliaia di persone e di imprese alla rovina.

E se ha detto il falso, lo si deve perseguire, come ogni altro cittadino.

Giovanni Schiavon, con la collaborazione di Giovanni Pastore

 

 

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