Governo
Demagogia (senza memoria) dannosa. Le proposte del PD contro l’inflazione
La recente conferenza stampa di Elly Schlein per annunciare il pacchetto di proposte del PD contro il “carovita” non se l’è filata praticamente nessuno. Buon per lei, mi vien da dire.
Almeno non sono risultati evidenti a tutti gli effettivi contenuti, piuttosto imbarazzanti, di quelle cinque proposte.
Il loro punto di partenza è abbastanza scontato: “l’aumento dei tassi di interesse nella Zona Euro sta producendo rilevanti conseguenze negative sulle famiglie, le imprese e i conti pubblici. Lasciare alla sola BCE l’azione di contrasto dell’inflazione è un errore”.
Le proposte avanzate sono un mix piuttosto confuso che, quando non ripercorrono iniziative sostanzialmente analoghe già annunciate dal Governo, rischiano di produrre gli effetti dannosi sulle finanze pubbliche tipici dei “bonus” cari al Conte II o, peggio ancora, di rendere decisamente più difficile il raggiungimento di alcuni obiettivi cui sono vincolate le risorse del PNRR.
Si inizia con l’idea di redistribuire l’extra gettito fiscale (stimato in più di 2 miliardi) derivante dalle accise sui carburanti. Destinazione? 1 miliardo per finanziare un bonus una tantum da 200 euro a 5 milioni di persone proprietarie di autoveicoli con reddito fino a 35mila euro e 1 miliardo per sostenere il trasporto pubblico locale rifinanziando il “bonus trasporti” e il Fondo nazionale trasporti.
La “voglia di bonus” prevale – come spesso accade sia al PD che al Governo – sul fatto che l’entità di tale extragettito sia tutta da quantificare ma, nello specifico, anche sul fatto che il ministro Urso ha già da tempo annunciato che intende destinarlo proprio ad un “bonus carburanti”.
La seconda fonte di copertura per questa misura è individuata nella “rimodulazione dei sussidi ambientalmente dannosi”. Si tratta di sgravi che coincidono – in buona parte almeno – con i medesimi comportamenti che si vuole sostenere con i bonus proposti e che spingono ad incrementare i consumi energetici e l’utilizzo di carburanti anche tradizionali.
La seconda misura immaginata come risolutiva dei problemi causati dall’inflazione è quella di congelare l’indicizzazione degli affitti sulle abitazioni sino a fine 2024. Il Governo Conte II era stato più radicale al riguardo, introducendo addirittura il divieto di sfratto.
Sicuramente il problema riguarda in modo rilevante famiglie a basso reddito messe in difficoltà dall’inflazione, ma, anziché usare – per una volta a ragione – risorse pubbliche per sostenere chi è davvero in difficoltà, il PD preferisce il solito provvedimento generale di cui beneficiano indistintamente tutti gli affittuari e che penalizza, sempre indistintamente, tutti i proprietari di abitazioni.
Con la terza proposta il PD immagina il rifinanziamento del “bonus sociale luce e gas” fino a fine 2024. Il documento presentato in questo caso non parla di coperture. Ma anche questa – prevedere bonus senza coperture dettagliate ed adeguate – è pratica abbastanza consueta a quelle latitudini.
La quarta proposta è la proroga di un anno – fino a fine 2024 – del regime di maggior tutela per i clienti finali domestici di energia elettrica e gas.
Anche qui è piuttosto bizzarro riprendere l’idea del rinvio (l’ennesimo) della liberalizzazione del mercato elettrico già espressa dal Ministro competente.
Ma desta stupore soprattutto il fatto che la proposta, in realtà, dimentica che il meccanismo proposto per procedere nella liberalizzazione del mercato abbia dato buona prova nel 2022 proprio nel minimizzare il costo delle bollette delle micro e delle piccole imprese, come certificato dalle relazioni di Arera.
Più ancora, la proposta formulata contrasta con il fatto che la liberalizzazione del mercato energetico è una delle riforme strutturali cui sono ancorate le erogazioni delle rate del PNRR. Impegni presi, peraltro, in larga parte dal Governo Conte II.
In un colpo solo, dunque, danno ai consumatori, alla credibilità in Europa e alla finanza pubblica.
Infine, un pacchetto di misure (in questo caso tradotte in due disegni di legge depositati alla Camera e al Senato) per ridurre i costi per il trasporto pubblico, l’acquisto di libri di testo e l’accesso alle mense scolastiche delle studentesse e degli studenti (il “politicamente corretto“ non manca mai negli interventi del nuovo PD).
La proposta di disegno di legge, presente sul sito del Senato, individua le coperture necessarie a finanziare sussidi – che non sembrano tali da cambiare il bilancio delle famiglie – nella rimodulazione del “Fondo istituito nel bilancio dello Stato “per far fronte ad esigenze indifferibili che si manifestano nel corso della gestione”. Propaganda gratuita, dunque.
Qualche giorno prima della conferenza stampa in cui è stato annunciato questo “pacchetto di possibili misure per contenere in misura significativa la dinamica dell’inflazione” la segretaria del PD in una lettera a Repubblica (parlando di politiche migratorie) aveva sostenuto che la Premier e il Governo “fanno solo demagogia fallimentare” (è la sintesi della lettera data nel sito del PD).
Non si comprende, dunque, perché, in materia di lotta agli effetti dell’inflazione, abbia deciso di imboccare la medesima strada, riprendendo addirittura proposte (sbagliate) del Governo e dimenticando impegni presi in Europa addirittura da autorevoli esponenti (su tutti l’ex Ministro Amendola) dello stesso PD.
Scarsità di memoria, forse. La stessa con cui autorevoli esponenti del nuovo corso PD si schiereranno al seguito della CGIL contro le norme del “Job’s Act” che hanno voluto e approvato quando erano al Governo o alla Segreteria del partito guidato da Matteo Renzi.
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