Macroeconomia

Di quale cultura parliamo

13 Ottobre 2017

Carneade, chi era costui? Una volta si aveva il rispetto di se stessi, nel chiedersi quantomeno di cosa si stava parlando, prima di intavolare una discussione, infervorandosi ed insultando pure.
Ora non è più così, si parla di tutto ed il contrario di tutto. L’importante è esserci, prendere in pugno la situazione, essere protagonisti e cavalcare una discussione che non era neppure quella, non voleva dire nulla se non una espressione in un momento forse di solitudine profonda, per placare la frustrazione. Il tutto per attirare l’attenzione cosi come avveniva nei film americani che dopo una rissa, il Saloon si riempiva di clienti assetati dalle forti emozioni come ai giorni nostri nel venderci pubblicità a buon mercato.

Viviamo in un mondo strano il nostro, dove tutti si sentono in dovere di parlare, di scrivere, di insultare.
Una volta si entrava timidamente dicendo, scusate la mia ignoranza, ora è divenuto un vanto e tutti devono saperlo.

Ricordate quella famosa frase: “ben di rado avviene che le parole affermative e sicure di una persona autorevole, in qualsivoglia genere, non tingano del loro colore la mente di chi le ascolta” (Manzoni. I promessi sposi – Cap. X).

Lasciamo da parte per il momento Geltrude e proviamo ad entrare in qualsiasi talk show. L’invitato esprime una opinione, inizia, fa una pausa, ed a seconda dell’intonazione, scatta l’applauso. Non c’entrerebbe nulla però ci sta, sono lì per quello, e se uno lo fa, gli altri lo seguono. Compreso il trucco perché non ripeterlo? Intonazione e pausa fanno il resto.
Arriva poi il personaggio che preso dall’ingranaggio e conoscendo il sistema, urla a più non posso. Il successo è assicurato. Ci si astiene dal fare pipì se in quel momento ci scappa, non giriamo più la polenta per vedere cosa succede e lo share vola come audience di ascolti.

Se si vuole mettere in difficoltà l’invitato di turno, è sufficiente citare una madonnina allocata in un paesino sconosciuto. L’interlocutore resta spiazzato e questo è sufficiente affinché i media lo rivelino come l’invitato non sia preparato tanto da scatenare una campagna denigratoria. Poi c’è YouTube ed il filmato dell’accaduto si può riproporre a proprio nome, magari commentando, mettendo in paragone quello che una volta sarebbe stato considerato lo scemo del villaggio con il professorone. Il primo è più giovane e questo è sufficiente per ricamarci sopra un scontro generazionale, rendendolo vincente e con questo creare uno stuolo di seguaci la cui costante è quella di non capirci nulla, ma sufficiente per alimentare un tifo da stadio nel costruire un influenzer di successo che della cretineria ne fará un business vendendo pubblicità con tanti adepti del niente. Poi c’è quello che cita tanti nomi in una sequela di confusi concetti di cui non riesce neppure lui a venirne a capo. È lo stesso libro e cita solo quelli, forse perché non ne ha letto altri.

Sono cose che ad ascoltarle ci fa sentire protagonisti di quella cultura, di cui tutti parlano da tempo che ci contraddistingue rispetto agli altri Paesi per come direbbe la Signora di Verona: “con le chiacchiere non si fanno le frittelle”.

Un Popolo il nostro che non conosce le regole del gioco del Paese in cui vive. Non è previsto dai programmi ministeriali. Il Diritto viene insegnato ai Ragionieri, prima di prestigio e importanti, ma ora scomparsi dopo i film di Fantozzi. Ci sono poi i laureati in giurisprudenza anche se fra le tante leggi li vedo in confusione. Cosa intendo? Alcuni di loro li sento parlare di tornare indietro nella costituzione. Capisco, ma non è una opinione, si tratta di mandare avanti un Paese in un mondo che corre per cui non si può arretrare,  ma aggiornarsi ai tempi. La più parte lo hanno capito. Il diritto romano, quello che noi italiani abbiamo partorito è stato applicato in molti Paesi e non solo vicini come per i cugini francesi.

La Francia ha redatto più costituzioni e se contiamo le varie modifiche si può dire che in qualche modo si è adeguata ai tempi. Il Regno Unito, come tutto il mondo anglosassone, ha un meccanismo diverso rispetto al diritto romano che per cultura e storia deve dare concretezza con una normativa scritta rispetto a quella giurisprudenziale del Giudice anglosassone per cui si adegua in tempo reale allineandosi al mondo che va avanti e si trasforma. Se si vuole giocare in un mondo globalizzato è sempre più necessario giocare con persone preparate, anziché nascondersi nelle retrovie per paura di sbagliare, un poco come sta avvenendo da tempo per i nostri amministratori pubblici. Ingiusto dire che non devono occuparsi solamente degli affari loro. Qualcosa devono pur fare.

La cultura prevalente  potremmo ricondurla al no, sempre e comunque. Anche qui per spiegare meglio, si ricorre a ciò che è già stato scritto:

“La difficoltà non sta in nuove idee, ma nel fuggire quelle vecchie, che si ramificano, per chi è cresciuto come la maggior parte di noi sono stati, in ogni angolo della nostra mente”.
John Maynard Keynes

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