Macroeconomia
Aiutare i debitori in difficoltà
Da più di un anno cerchiamo insieme di proporre delle soluzioni per aiutare i debitori in difficoltà.
Denunciamo l’impoverimento di importanti strati del ceto medio e di lavoratori dipendenti ed il vero e proprio massacro sociale in atto, l’anno scorso ci sono state in Italia 250.000 esecuzioni immobiliari. Abbiamo evidenza di ciò che sta succedendo nella nostra attività quotidiana nelle Fondazioni e nelle Associazioni che cercano di difendere, secondo la chiarissima definizione di Padre Massimo Rastrelli, i più poveri dei poveri: gli indebitati.
Il 25 luglio 2016 abbiamo promosso su questo argomento un importante convegno alla Camera dei Deputati
Dai primi di ottobre abbiamo deciso di riprendere ed appoggiare la proposta dell’avvocato Dino Crivellari, per molti anni A.D. di UniCredit Credit Management Bank, la più importante banca italiana specializzata nel recupero crediti.
Su questa proposta abbiamo sviluppato un dibattito che ha visto, su Gli Stati Generali e su altri giornali on line e cartacei, la partecipazione anche di altri banchieri.
Il 22 febbraio abbiamo letto il bellissimo articolo di Crivellari, scritto a 4 mani con l’avvocato Roberto Tieghi.
In uno spirito costruttivo desideriamo arricchire quanto scritto da Tieghi e Crivellari, ma prima vorremmo rilevare alcune macroscopiche contraddizioni, che l’articolo rende ancora più evidenti.
1. con qualche rarissima e lodevole eccezione, in questi mesi i partiti politici hanno guardato il proprio ombelico. Abbiamo fatto continui sforzi per renderli consapevoli di una tragedia che coinvolge fra gli 8 e i 10 milioni di italiani, ma quasi nessuno ha voluto alzare lo sguardo dalle beghe parlamentari.
2. Le leggi promosse dal PD Renziano hanno favorito in maniera anticostituzionale il potere degli espropriatori ai danni dei debitori. Noi pensiamo che non tutti nel PD siano d’accordo con questo massacro sociale in corso, ma l’unico che si esprime con chiarezza su questa vicenda è il finanziere Davide Serra che ha solo parole di disprezzo ed irrisione per le famiglie in difficoltà. Costui, (fondatore ed amministratore del fondo Algebris) consigliori di Renzi, ha avuto il coraggio di rispondere alle critiche di chi lo considera un affamatore, perché strappa le case ai debitori insolventi: «Gli italiani sono furbi, in 4 anni che servono per espropriare trovano le loro soluzioni e poi l’ 80% delle case espropriate sono seconde case a Portofino». ) Sono parole che si commentano da sole. Alcuni di noi vengono da famiglie di sinistra che hanno pagato durissimi prezzi nell’epoca fascista e negli anni 50 del secolo scorso e fa male al cuore vedere gli speculatori divenire icone della sinistra e del progresso.
3. questa vicenda dei pignoramenti, per debiti spesso anche insignificanti e residuali, di centinaia di migliaia di prime case di famiglia non sta suscitando, nel mondo dei credenti una reazione adeguata. C’è ormai un indegno mercato fatto di decine di migliaia di persone che vivono sul recupero crediti, di custodi giudiziari, e, soprattutto, di speculatori che guadagnano il 18/20% annuo sul capitale investito (questo è il risultato dei fondi avvoltoio), di approfittatori che accumulano patrimoni immobiliari ingentissimi ai danni degli impoveriti. Nel 1990 Padre Massimo Rastrelli ebbe la visione profetica e la forza morale di condannare non solo l’usura ma anche di affrontare gli usurai, di dichiararli fuori dalla Chiesa. Noi ci auguriamo che nel 2017 insorga nuovamente Padre Massimo Rastrelli e proclami forte e chiaro che chi si arricchisce in questo modo, approfittando dello stato di povertà, di mancanza di lavoro o di indigenza in generale dei più deboli, viola tutti i principi etici morali ed umani che dovrebbero essere alla base delle azioni di ogni cristiano e di ogni cittadino che viva con un minimo di spirito di solidarietà umana e civile.
4. ed infine: Crivellari, colui che ha amministrato per anni la più grande banca italiana specializzata nel recupero crediti, e Tieghi, socio del più importante studio legale tributario italiano, si potrebbe presumere molto attenti agli interessi dei “poteri forti”, titolano il loro articolo in maniera molto precisa “aiutare i debitori in difficoltà senza svendere gli Npl”. Noi seguiamo quotidianamente la stampa, ma in migliaia di articoli scritti da giornalisti formalmente a favore dei consumatori, su giornali formalmente progressisti non abbiamo trovato un’enunciazione “aiutare i debitori in difficoltà” con indicazioni così chiare e nette su come agire nel concreto. Forse i radical chic sono presenti in tutti i campi politici ed ideologici.
Riprendiamo adesso il filo della proposta di condono, new deal, giubileo bancario:
lo scopo è chiaro ed esplicito: salvare le banche italiane, non consegnarle nelle mani dei fondi speculativi internazionali, rimetterle in condizione di funzionare, cioè di tornare a fare credito alle imprese. Il sistema per ottenere questi risultati è molto semplice concettualmente: in alternativa alla cessione degli NPL ai fondi speculativi è molto più conveniente per le banche transare, nell’ambito di una normativa precisa e con qualche beneficio contabile, direttamente con i debitori.
Cosa possono guadagnarci imprese e famiglie: il ritorno in bonis di centinaia di migliaia di piccole aziende e famiglie, con la cancellazione dei loro nominativi dalla C.R. e riammissione nel circuito del credito legale. Impedire il pignoramento, la messa all’asta, la perdita dell’abitazione di famiglia per centinaia di migliaia di famiglie italiane.
La proposta ha possibilità di riuscita? Noi riteniamo di SI.
Abbiamo condotto da tempo uno studio sulla divisione in fasce di debito e in fasce sociali dei debitori su dati Bankitalia elaborati da associazioni e giornali, i dati sono attualmente più alti ma conta, per questo ragionamento, non la quantità ma la stratificazione.
Sintesi della stratificazione del debito bancario già in sofferenza o in incaglio
FAMIGLIE E MICRO IMPRESE FAMIGLIARI
1.480.000 soggetti da 250 a 125.000 euro di debito
% sul totale dei debitori: 81,7
totale debito di questa fascia sociale: 34 miliardi di euro
% del debito totale: 11,6
debito procapite: 23.000 euro
PICCOLE IMPRESE
52.800 soggetti da 125.000 a 500.000 euro di debito
% sul totale dei debitori: 13,6
totale debito di questa fascia sociale: 53 miliardi di euro
% del debito totale: 18
debito procapite: 215.500 euro
IMPRESE DA MEDIO PICCOLE A GRANDI
86.000 soggetti da 500.000 euro di debito in su
% sul totale dei debitori: 4,7
totale debito di questa fascia sociale: 206 miliardi di euro
% del debito totale: 70,4
debito procapite: 2.400.000 euro
Questi debiti sono già stati ammortizzati dalle banche e valgono oggi nei loro bilanci fra il 30 ed il 60% del loro valore facciale. I fondi speculativi internazionali sono disposti a pagarli intorno al 15 /18%.
Riteniamo corretto quanto afferma Crivellari: “nella maggior parte dei casi i debitori insolventi non sono mancati pagatori volontari … ma imprese o privati cittadini che “non ce la fanno” perché la crisi ha sconvolto la nostra economia da quasi un decennio …”
Calcoli sulla fattibilità del condono basati sulla stratificazione del debito:
IMPRESE CON OLTRE 500.000,00 EURO DI DEBITO:
aderisce l’80% per un valore intorno al 40%: le banche incassano 66 miliardi, aderisce il 70% per un valore intorno al 40%: le banche incassano 58 miliardi
PICCOLE IMPRESE
aderisce il 50% per un valore intorno al 40%: le banche incassano 10,5 miliardi, aderisce il 40% per un valore intorno al 40%: le banche incassano 8,5 miliardi
IN SOSTANZA SUL 18% DEI DEBITORI, CHE DETIENE IL 90% DEL DEBITO, LE BANCHE POTREBBERO INCASSARE FRA I 66 ED I 76 MILIARDI.
Ma che benefici avrebbero gli 1,5 milioni di soggetti (10 milioni di coinvolti) che hanno l’11,6% del debito?
Si tratta di dipendenti che hanno perso il lavoro, ceto medio impoverito (microaziende famigliari) che difficilmente aderirebbero al condono, non avendone la possibilità. Diminuendo la tensione sugli NPL, tramite i risultati del condono, sarebbe però possibile far finire l’espropriazione di centinaia di migliaia di prime case adottando, per le fasce deboli dei debitori, soluzioni simili a quelle adottate in altri paesi. Il condono per avere un appoggio popolare deve prevedere obbligatoriamente anche queste iniziative per le fasce più a rischio.
Ad esempio in Spagna un decreto del 2012, attraverso la definizione di un codice di “buone prassi”, prevede che le famiglie in difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo possano proporre un piano di ristrutturazione del debito fatto per l’acquisto della prima casa. Sospensione dell’ammortamento del capitale per quattro anni e, durante questo periodo, un tasso di interesse pari all’Euribor aumentato di 25 punti base; il periodo di rimborso può essere allungato fino a quaranta anni. Se, malgrado queste misure, l’importo annuo delle rate del mutuo non si abbassa al di sotto 60 per cento del reddito familiare (che è condizione e obiettivo al tempo stesso del piano di ristrutturazione), può essere chiesta anche una riduzione della parte capitale del debito. Quando non ricorrono queste condizioni può essere concordata una procedura attraverso la quale il cliente può saldare le sue pendenze con la banca cedendo l’abitazione. La banca è tenuta ad accettare l’offerta e la consegna dell’abitazione comporta la cancellazione totale del debito garantito e di ogni altra pretesa nei confronti sia del debitore sia di eventuali terzi che avessero fornito altre garanzie reali o personali.
Le nostre associazioni avrebbero uno strumento per frenare le esecuzioni immobiliari (250.000 nel 2016) e frenare il ricorso all’usura criminale.
È uno strumento efficace? SI. Secondo dati EBA nel 2016 in Italia le famiglie in sofferenza od incaglio sono il 12,9% del totale delle famiglie con rapporti bancari, contro una media del 4,2% in Spagna (inferiore addirittura alla media europea del 4,9%).
La normalizzazione, nell’interesse di tutto il sistema, dei rapporti fra banche e consumatori deve quindi formalizzare che il 2008 e poi, per l’Italia, il 2011 hanno segnato un momento di rottura epocale, occorre quindi dare un segnale forte ed agire per la discontinuità, come seppe fare Roosevelt con le leggi bancarie del New Deal, oppure, su di un altro piano, Mandela in Sudafrica con la Commissione Tutu. Per questo:
La soluzione deve essere tombale, coloro che vi aderiscono devono essere cancellati dalla C.R. Banca d’Italia, dalla Criff e da ogni altra centrale dati, riacquistando così dignità creditizia e infliggendo al mercato del lavoro nero ed all’economia sommersa un colpo più forte che mille leggi e denuncie.
la legge 231 deve essere estesa ai reati di usura, come auspicava già anni fa la Commissione presieduta da Francesco Greco, poi affossata.
Dopo che il “condono” le ha salvate dal disastro devono essere imposte anche alle banche regole molto severe. I contratti devono essere scritti nel rispetto della legge 108/96. Un solo esempio: per i mutui ed i leasing occorre che i contratti si adeguino a quelli della stragrande maggioranza delle Banche Europee (ed anche di alcune Banche Italiane). In particolare è necessario che, in caso di mora, il tasso di mora si sostituisca nella rata al tasso corrispettivo e non si applichi invece su tutta la rata.
questo articolo è stato scritto con il contributo di:
Mandico Monica, avvocato, volontaria nella Fondazione San Giuseppe Moscati, Fondo di solidarietà antiusura, O.N.L.U.S.
Perrotta Vincenzo, Presidente Associazione Centro Commerciale Vomero Arenella e Presidente di ConfimpreseItalia Napoli e Area Metropolitana, membro di giunta nazionale ConfimpreseItalia con delega a Usura e Credito
Riccio Pasquale, avvocato, coordinatore della Fondazione San Giuseppe Moscati, Fondo di solidarietà antiusura, O.N.L.U.S.
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