Lavoro
Se una vertenza fa riscoprire la partecipazione
Alla fine, si dice, quello che contano sono i numeri. E i numeri, freddi, raccontano che il 95,4% dei lavoratori della Saeco ha accettato l’accordo, raggiunto a Roma nei giorni scorsi, tra i sindacati, la Philips – che controlla la produttrice di macchine da caffè bolognese – e le istituzioni. Un’intesa – a fronte della posizione della multinazionale decisa a dimezzare la forza lavoro con 243 esuberi su 550 dipendenti – in cui sono previsti esodi incentivati con 75.000 euro, il ricorso alla cassa integrazione e investimenti di 23 milioni di euro per lo stabilimento sull’Appennino tosco-emiliano. Eppure, lì sulle alture dietro Bologna, al di là dei numeri, a suo modo s’è fatto un pezzo di storia. Forse con la Esse maiuscola. A Gaggio Montano, l’intera montagna, l’intera comunità, si è stretta intorno ai lavoratori dell’azienda – ferita – che, nel corso degli anni, ha scalato le vette del mercato mondiale. Ha soffiato via la polvere, al tempo dell’individualismo esasperato e del ‘mors tua vita mea’, sulla parola partecipazione.
Un intero mondo si è affiancato ai lavoratori che, per settantadue giorni ininterrotti, settantadue – uno dietro l’altro – hanno presidiato lo stabilimento, a difesa della loro occupazione. In un abbraccio robusto. Reale e virtuale. C’è chi, in quei giorni, ha spaccato e portato la legna per tenere sempre acceso – nel bidone di ferro – il fuoco che ha riscaldato le mattine e le notti del presidio. Chi ha portato cibo e bevande. Chi – come tanti negozianti dell’Alto Reno – ha annunciato di non volere vendere materiale della Philips. Accusata di delocalizzare la produzione nella sede romena dell’impresa. Chi si è fermato per una parola di conforto. Un circolo Arci, ‘SassiScritti’, si è pure inventato una sorta di maratona artistica chiedendo a tutte le realtà del settore di creare un cartellone di appuntamenti per dare sostegno ai dipendenti fuori dai cancelli di Gaggio Montano. E poi il Web. Sulla Rete, la pagina Facebook ‘La Saeco non si tocca’ ha raccolto, in fretta oltre 6.100 membri, divenendo punto di riferimento sulla vertenza in corso e bacheca su cui tantissime persone hanno lasciato messaggi, foto, video. Testimonianze di lavoratori di altre aziende, di ogni parte d’Italia, già passati per una simile esperienza.
Il 14 gennaio , parlando a Bologna davanti a 5.000 delegati della Cgil Emilia-Romagna in un ‘Paladozza’ gremito per l’attivo dell’organizzazione sindacale – e davanti a Susanna Camusso e Maurizio Landini – un delegato Saeco aveva scandito: “ognuno deve fare la sua parte, noi faremo la nostra e al presidio dureremo un minuto più di Philips”. Sull’Appennino Bolognese, aveva aggiunto, “siamo al cinquantesimo giorno di presidio, ci sono stati scioperi, c’è stato il blocco delle merci in uscita ma la cosa più grande è un valore che e’ uscito in maniera prepotente: la solidarietà. Tutte le persone – aveva concluso – tutta la comunità si è stretta attorno a questa vertenza”.
Tenuta ‘alta’ dai media, locali e nazionali. Colpiti da una agitazione, ‘sui generis’. Caparbia. Fatta di gesti simbolici, come il caffè offerto – sotto Natale – in Piazza Nettuno, nel cuore di Bologna e la distesa sul ‘crescentone’, la scalinata che si affaccia su Piazza Maggiore, di 243 maglie rosse, una per ognuno dei 243 esuberi che erano stati annunciati dalla Philips. Ultimo regista di una storia industriale, quella di Saeco, in forte crescita negli anni Ottanta e Novanta – quando sui colli vennero aperti cinque stabilimenti per 1.500 dipendenti impiegati – poi frenata tra diverse proprietà fino ad arrivare in portafoglio al colosso olandese, nel 2009. Attualmente – senza contare l’attività di un impianto nell’Est Europa – gli stabilimenti operativi in Italia sono due per 588 dipendenti impiegati.
Archiviato il 95,4% di sì alla consultazione sull’accordo, il segretario generale della Fiom dell’Emilia-Romagna, Bruno Papignani aveva scritto, sulla sua pagina Facebook: “il sindacato, le istituzioni, la politica, i lavoratori e la comunità hanno vinto? No. Hanno fatto l’unico accordo possibile, hanno fatto pagare all’azienda il più possibile, ma in gran parte all’interno di una logica di mercato e non di giustizia assoluta o di interesse per quel territorio”. Un risultato, aveva osservato, “frutto della lotta dei lavoratori e della solidarietà che hanno creato intorno a loro”. L’impolverata, partecipazione.
(Immagine di copertina: Foto di Alessandro Alvino per la pagina Facebook ‘La Saeco Non Si Tocca’)
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