Lavoro

Più la scuola è libera più funziona: il caso delle Academy school inglesi

21 Agosto 2015

Due mondi opposti, per quanto l’argomento sia lo stesso: la scuola pubblica.

Negli ultimi giorni in Italia l’esercito di precari che punta ad essere stabilizzato dalla Buona scuola del governo Renzi ha innalzato le barricate di fronte alla cosiddetta deportazione dal Sud al Nord: lettere ai giornali, polemiche e infine una circolare che consentirà, a chi otterrà l’assunzione in un’altra regione rispetto a quella di residenza, di accettare un anno di supplenza senza perdere la cattedra.

Resta il fatto che al Nord ci sono posti disponibili, al Sud no e le valigie andranno fatte.

Oltremanica guidano sulla sinistra e arrivano segnali molto confortanti dalle State school: i loro allievi hanno figurato meglio di quelli delle private agli A-levels, gli esami che devono affrontare i ragazzi al termine del secondo ciclo di studi, prima del lavoro o dell’università. Un trend confermato dai risultati degli GCSE (General Certificate of Secondary Education) ai quali gli studenti sono sottoposti a sedici anni.

Quesito: la scuola statale inglese è meglio di quella privata? Risposta: sarebbe una semplificazione eccessiva. La scuola pubblica in questi giorni può vantare uno sponsor come il Primo ministro David Cameron: i reporter da Westminster suggeriscono che l’ex alunno di Eton non perda occasione per ricordare che sua figlia Nancy da quest’anno frequenterà un istituto statale, The Grey Coat Hospital (foto), uno dei migliori a Londra e in tutta l’isola, se non una delle più esclusive (sono ammesse sono ragazze e per rendersene conto basta scorrere le procedure d’ammissione, impensabili a queste latitudini).

La risposta, però, sta nel fatto che meno la politica se ne occupa, più la scuola respira, come dimostrano le riforme sull’istruzione intraprese dagli ultimi esecutivi britannici, a partire dalle mosse dell’ex premier laburista Tony Blair.

Il Learning and Skills Act del 2000, ad esempio, ha introdotto le Academy schools, finanziate dallo stato e fondate dal ministero dell’Istruzione, ma libere dai controlli delle autorità locali – contee, distretti, aree metropolitane, consigli e assemblee che nel sistema britannico vantano ruoli anche in ambito scolastico.

L’autonomia di direttori ed insegnanti ha consentito di risollevare le sorti scolastiche in quartieri cittadini dove il rendimento era basso e scadente e la metropoli di Londra, la più interessata dalla riforma (neo)laburista, ha ottenuto alcuni tra i risultati migliori dagli esami GCSE – per la cronaca, secondo il candidato alla leadership del partito che fu di Tony Blair, il (vetero)laburista Jeremy Corbyn, l’esperienza si sarebbe rivelata un totale fallimento .

School reform can now be seen as the greatest achievement of the Labour years, even if the Conservatives are the only ones who believe in it“, scriveva ieri Fraser Nelson, direttore del settimanale The Spectator. Dopo tutto l’autonomia del corpo docente e l’abilità manageriale dei direttori degli istituti è alla base anche del piano del conservatore Michael Gove e a ciò si aggiunge l’aperta concorrenza con il sistema privato, piuttosto che clima di lotta ideologica alimentato da sindacati e oltranzisti.

“Io stesso non sono sorpreso”, ha commentato nelle scorse ore Barnaby Lenon, chairman dell’Independent Schools Council. “I professori nelle scuole pubbliche stanno diventando sempre più efficaci e abili nel preparare i propri studenti”.

Mondi opposti.

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