Lavoro
Pirata, ma non della strada. La storia di Beppe che guida il camion da 25 anni
L’autista di camion, un lavoro massacrante, ancora oggi il confine tra lavoro usurante o gravoso è labile. Il decreto legislativo del 21 aprile 2011 non considera usurante il lavoro di autista di camion, a differenza di chi, guidando un autobus con più di nove posti, può andare in pensione anticipatamente. Il dissenso della categoria è palpabile cito da il sito professionecamionista.it «Come si fa a dire che il camionista non è un lavoro usurante? Perché stiamo sempre o quasi seduti? Soffriamo di stress psicologico dovuto al traffico, di patologie gravose a carico della schiena e degli arti inferiori, di stress visivo e uditivo, di patologie da inquinamento, per non parlare del rischio triplicato di rimanere vittime di incidenti rispetto a un comune automobilista. Mi dimentico qualcosa?».
Esiste però l’opportunità prevista dalla legge di bilancio 2023 di conquistare la pensione un po’ prima, laddove esistano una serie di requisiti. I camionisti non godono di una buona reputazione sociale, esistono ancora vecchi stereotipi difficili da cancellare, vengono visti come persone che guidano mezzi inquinanti, sono ingombranti, pericolosi, mettono a rischio l’incolumità degli altri guidatori che viaggiano sulla strada. Il giudizio è alquanto severo e irrispettoso verso la nobile funzione che svolgono questi lavoratori, il loro ruolo è di muovere le cose per farle giungere in un dato luogo, quando e come serve. Non è difficile pensare che la maggior parte dei cibi e degli oggetti che ci circondano a casa, al lavoro, ovunque, molto probabilmente sono state trasportate da un camion guidato da un lavoratore, al quale va riconosciuto il meritato rispetto.
Ne parlo con Beppe che guida un camion autoarticolato da oltre 25 anni.
Come è nata la passione per questo lavoro e quando hai cominciato?
La passione me l’ha trasmessa mio padre, a 10 anni salivo con lui sul camion, ero affascinato da questi mezzi grossi, giganti, imponenti, appena ho raggiunto l’età necessaria ho preso subito le patenti. Non ho guidato subito il camion, prima ho fatto il ferraiolo, il magazziniere, il mulettista il carro pontista, intanto nel tempo libero salivo sul camion di un amico.
Ecco, a proposito di patenti, quale o quali bisogna avere?
Oltre alla patente C per gli autocarri e la E per i rimorchi e i semi rimorchi, devi avere la carta CQC (carta qualificazione conducente). Chi ha fatto le patenti molti anni fa, come nel mio caso, ha ottenuto in automatico la certificazione che permette di effettuare trasporti per conto terzi, oggi è necessario frequentare un corso di 140 ore, di cui 10 di pratica.
So che il lavoro è pesante, si guida per molte ore e per tanti km, chiedo a Beppe quali sono le regole che devono rispettare a proposito di riposo forzato e tachigrafo.
In una giornata di 24 ore devi garantire 13 ore di impegno, che comprendono nove ore di guida, intervallate da almeno 45 minuti di pausa, alle quali aggiungere le varie soste e il tempo per il carico e lo scarico. Le 11 ore restanti devono essere assolutamente di pausa. Non è possibile guidare per oltre 4/5 ore di seguito, ti puoi gestire tu le nove ore di guida ad esempio puoi fare 3 ore di guida, 15 minuti di pausa, un’altra ora e mezza di guida con 30 minuti di pausa, l’importante è non superare il limite delle 9 ore e mai per più di 4/5 ore consecutive.
Ma tutti i giorni non saranno uguali…
Certo, sono ammesse deroghe, se vuoi, ma solo due giorni alla settimana puoi fare dieci ore di guida, ma calcolando le 90 ore totali delle due settimane. Quindi se una settimana hai usufruito di due giorni a 10 ore e ne hai fatte 47, la settimana successiva dovrai fare 43 ore.
Cosa si fa nella pausa forzata?
Ci si ferma dove si può, alla ricerca magari di una trattoria che abbia un posteggio comodo e sicuro per il camion e la possibilità di fare la doccia. Se la pausa è lunga ti concedi un po’ di riposo e dormi sul camion, oramai abbastanza comodi e confortevoli, con aria condizionata e riscaldamento funzionanti anche con il mezzo spento, frigo, spazi per i beni di prima necessità. Non possiamo definirli dei piccoli mono locali ma i camion moderni ci si avvicinano, la stessa cosa non si poteva dire per i camion di una volta.
È usanza fermarsi negli autogrill per riposare o potete cercare degli hotel per la notte? È pericoloso passare la notte in autogrill?
L’autogrill forse è tra i posti più sicuri per fermarsi, sei all’interno dell’autostrada e il parcheggio è quasi sempre video sorvegliato. Solitamente mi fermo in autogrill durante la sosta dei 45 minuti, non vale la pena uscire dall’autostrada per un tempo così limitato quindi una piccola pausa, un panino, un caffè. Mi capita di fermarmi a dormire in caso di un imprevisto, magari causato da un incidente che rischierebbe di farmi arrivare in ritardo a destinazione.
Guidi un camion molto grande?
Un autoarticolato lungo 17 metri, ma non puoi iniziare con quello. Una volta le regole erano diverse, ottenuta la patente C potevi guidare un autocarro che è una motrice da due, tre, fino a quattro assi lungo 12 metri. Dopo un anno di guida potevi iscriverti per ottenere la patente E per il rimorchio, il semi rimorchio, in pratica l’autoarticolato o l’autotreno.
Nel mio immaginario penso si tratti di una categoria di lavoratori affiatata con una certa complicità tra loro, quasi una comunità. Beppe mi spiega che non è sempre così, è un po’ come negli altri ambienti di lavoro, dipende dalle persone. Si aiutano, se un collega è in difficoltà nel fare una manovra si danno una mano, perché non è facile manovrare un camion con lo snodo, la visibilità è notevolmente ridotta, soprattutto sotto sterzo manca la visuale di dove sta andando il rimorchio del mezzo, bisogna avere esperienza e un po’ di intuito.
So che per quanto riguarda i carichi importanti venite accompagnati dalle scorte, ma avvengono ancora i furti di gasolio?
Purtroppo sì, tieni presente che un camion di linea contiene dai 600 ai 1.000 litri di carburante, moltiplica per il prezzo al litro e ottieni un grande valore. Il mio titolare, avendo una flotta di mezzi, ha una cisterna interna per cui il carburante lo paga un po’ meno, ma si tratta sempre di cifre importanti. Mezzi con la scorta ne vedo pochi, fatto salvo quelli che trasportano carichi eccezionali che superano i limiti di ingombro consentiti dal codice della strada.
Cerco di affrontare un tema di grande attualità chiedendogli se l’avvento del motore elettrico coinvolgerà anche i camion.
Ad oggi secondo me un motore elettrico nel nostro lavoro non può competere con un motore a combustione. Sicuramente può essere preso in considerazione per i trasporti urbani, che hanno una limitata percorrenza, ma per noi che facciamo anche 10 ore di guida percorrendo fino a 800 km, diventerebbe un problema. Un camion con motore elettrico può percorrere distanze più limitate, poi dipende dal peso, dalla velocità e anche dalla morfologia della strada, se ti trovi a dover fare lunghe salite l’autonomia diminuisce notevolmente. Con 1.000 litri di carburante puoi percorrere fino a 3.000 km. Per noi il tempo è importante.
Trovi che sia peggiorata l’educazione stradale?
Secondo me sì. All’estero sono più rispettosi, mi capita di viaggiare anche fuori dal nostro Paese e noto che ci sia più educazione soprattutto in Francia, lo vedi dalle piccole cose, il modo in cui il camion si immette in strada, l’auto che attende rispettosa l’immissione, qui da noi la situazione è peggiorata soprattutto per gli automobilisti che sono sempre di più, hanno fretta, sono distratti dall’uso del telefonino, è diminuita la percezione del pericolo.
Come fate a conciliare la vita familiare con un lavoro che vi tiene lontani per molto tempo?
È un lavoro che comporta grandi sacrifici in questo senso, anche se ha diverse sfaccettature, c’è l’autista che fa la giornata, parte al mattino presto ma torna la sera; c’è quello che fa l’estero e sta fuori per un’intera settimana o addirittura un mese; quello che alterna i week end; ci vuole passione. A livello economico è premiato maggiormente chi sta fuori per molti giorni, anche se non abbastanza, rispetto a chi fa il giornaliero, se dovessimo ragionare per paga oraria chi percorre lunghe tratte dovrebbe guadagnare molto di più. Io faccio una media di 8/10 notti fuori casa ogni mese. Supero abbondantemente i 120.000 km all’anno.
Mi ricordo di camion bellissimi, illuminati, con finiture cromate e alcuni con un nome riconoscibile in cabina, chiedo se è un’usanza e se anche lui ne ha uno.
Certo quasi tutti ce l’hanno. Una volta si usava il CB il famoso “baracchino” che serviva per tenerci in contatto, per scambiarci informazioni utili su soste, parcheggi, traffico, incidenti, trattorie ecc. Un tempo eravamo più uniti, paradossalmente l’evoluzione del cellulare per noi ha rappresentato un’involuzione in termini di appartenenza ad una categoria. Ci si riconosceva con un nome, il mio è il “Pirata” nome che uso tutt’ora ed è ben visibile sul camion. Per le finiture e gli abbellimenti dipende dal proprietario del camion, se appartiene ad un’impresa gli investimenti sulla parte puramente estetica sono limitati, diverso è se il camion è di sua proprietà.
Non hai mai pensato di avere un camion tutto tuo? Quali sarebbero le differenze.
Ci ho pensato in passato, ma non mi sono mai deciso, penso che chiuderò la mia carriera guidando un camion aziendale. La differenza, oltre ad allestirti il mezzo secondo le tue esigenze, sta nell’avere sicuramente maggiori guadagni, ma ciò comporta un grande investimento iniziale con il rischio poi di avere dei momenti di fermo, inoltre c’è la manutenzione ordinaria e straordinaria e non ultimo il problema del credito, devi essere sicuro che la ditta per la quale effettui i trasporti sia sana e solvibile, in quanto il pagamento è dilazionato, devi anticipare, magari per un mese e anche più, tutti i costi: gasolio, autostrada, manutenzioni, insomma una bella cifra. Io ho scelto di non avere questi pensieri una volta sceso dal camion.
Il lavoro c’è? Può essere un mestiere anche per i più giovani?
Il lavoro non manca, mancano i giovani che lo vogliono fare, troppi sacrifici, poi il costo iniziale è elevato. Una volta molte patenti derivavano dal servizio di leva quando era obbligatoria, almeno la metà dei miei colleghi hanno conseguito la patente durante il militare. Io dopo 25 anni non cambierei mai il mio lavoro, nonostante i sacrifici, le levatacce gli orari massacranti, mi da un senso di libertà impagabile, mi piace viaggiare non riuscirei a stare chiuso tra quattro mura immerso nella solita routine a fianco di un superiore e dei soliti colleghi.
Non sta a noi sentenziare in conclusione se si tratta di un lavoro usurante o meno, sicuramente dalla testimonianza di Beppe ne esce la fotografia di un lavoro durissimo, per molte ragioni: il mantenimento della posizione seduta per lunghi periodi non è fisiologica e nel tempo può causare lesioni, alto è lo stress per la continua e puntuale attenzione nel condurre un veicolo che per dimensioni può rivelarsi pericoloso, i colpi di sonno sono sempre in agguato e vanno sapientemente gestiti, la continua lotta con molti automobilisti irrispettosi che non tengono conto delle difficoltà nel manovrare un autoarticolato, si potrebbe continuare, ma consoliamoci con una notizia positiva.
Nel 2022 i dati dell’associazione delle concessionarie autostradali Aiscat mostrano che il traffico dei veicoli industriali sulle autostrade italiane ha superato i valori precedenti alla pandemia di Covid-19, quindi quelli del 2019. Viceversa, il rapporto della Polizia Stradale sugli incidenti con lesioni che hanno coinvolto i veicoli pesanti, sempre nella rete autostradale, mostra nel 2022 un calo. Quindi scende anche il tasso d’incidentalità. (Fonte trasportoeuropa.it)
E forse è anche merito dei camionisti…
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