Lavoro
Perché gli stage extracurricolari andrebbero aboliti
Tirocini curricolari e tirocini extracurricolari non sono la stessa cosa. Avere l’opportunità di svolgere un tirocinio, più comunemente noto col nome stage, durante il proprio percorso di studi completa la qualità della propria formazione e aumenta le possibilità di trovare un impiego. Una volta ottenuto il famigerato pezzo di carta, però, le cose cambiano. Chi è ancora studente infatti, ricerca uno stage e lo porta a termine nella misura in cui lo ritiene utile e coerente con il proprio percorso formativo, ma chi ha già terminato gli studi rischia di rimanere prigioniero di stage poco qualificati nella speranza, troppo spesso disattesa, che tale stage si trasformi in un posto di lavoro. Per questa ragione, paradossalmente, lo stagista più debole non è lo studente in formazione, ma chi, legittimamente, terminati gli studi e le esperienze di stage curricolari, cerca un lavoro.
Lo strumento del tirocinio, non potendo per legge sostituirsi in alcun modo a un contratto di lavoro, non è certamente lo strumento più adeguato a favorire l’occupazione giovanile reale, anche perché privo di un compiuto equilibrio di diritti e doveri che non sono concessi e richiesti pienamente durante il periodo di formazione. Un tirocinante, per esempio, non può per legge sostituire interamente un lavoratore nelle sue mansioni né effettuare straordinari. Deve inoltre essere seguito costantemente sia da un tutor aziendale che da un tutor universitario, che lo affianchino, lo guidino e si assumano in ultima analisi la responsabilità del suo operato da un lato e della sua formazione dall’altro.
È auspicabile pertanto che il tirocinio venga presto abolito nella forma extracurricolare e mantenuto invece, con limitazioni quali quelle attualmente in vigore, solo all’interno di reali percorsi formativi. Mentre infatti lo stage curricolare, lungo un periodo formativo che non è giusto delegare solo a costosi master o lunghi percorsi universitari, è certamente uno strumento efficace per mettere in pratica quanto si va apprendendo dal punto di vista teorico, quando il periodo formativo è compiuto e attestato occorrerebbe favorire l’ingresso nel mondo del lavoro con forme contrattuali vere e proprie, magari progressive e a tutele via via crescenti man mano che il giovane lavoratore acquisisce le competenze necessarie a svolgere le proprie mansioni. Iniziare a lavorare con un contratto di apprendistato anche più flessibile di oggi, con una retribuzione progressivamente crescente che garantisca in pochi mesi il raggiungimento di uno stipendio pieno, sarebbe insomma preferibile rispetto all’attivazione degli stage extracurricolari che è auspicabile vengano il più possibile eliminati.
Il Governo sembra aver preso almeno in parte questa direzione, concedendo significative decontribuzioni per la contrattualizzazione di coloro che dopo il tirocinio curricolare vengano assunti al termine degli studi dall’azienda o ente ospitate, senza pertanto passare da un tirocinio extracurricolare, ovvero dagli stage svolti solo dopo il conseguimento del titolo formativo.
Adesso spetta alle regioni: dopo l’accordo tra Governo, Regioni e Provincie Autonome di Trento e Bolzano sul documento “Linee guida in materia di tirocini formativi e di orientamento” del 25 maggio 2017, infatti, ogni Regione è chiamata ad approvare nuovi regolamenti in materia.
Le nuove linee guida introducono già a livello generale alcune restrizioni ai tirocini extracurricolari, nel tentativo di monitorarne più direttamente la qualità e tutelare così il più possibile i giovani tirocinanti da forme di sfruttamento più o meno diffuse a seconda dei settori. In questo senso vanno probabilmente intesi i nuovi adempimenti a carico per esempio delle università e del tutor che ciascuna di esse assegna ai tirocinanti lungo il periodo dello stage. Secondo le linee guida, tuttavia, il rimborso mensile minimo al di sotto del quale nessuna Regione può decidere di andare è pari a soli 300 euro e la durata massima concedibile è di ben 12 mesi, soglie che appaiono ancora troppo larghe per limitare eventuali abusi.
Incoraggiante appare la decisione della Regione Lazio, prima regione ad aver emanato una delibera nel merito dopo il 25 maggio, che ha scelto di recepire le linea guida introducendo parametri ancor più restrittivi. Dal 1 ottobre 2017, infatti, un neolaureato che attivi un tirocinio nella Regione Lazio ha diritto a un rimborso minimo mensile di 800 euro. Non solo, tale tirocinio non potrà durare più di 6 mesi, la metà di quanto altre regioni potrebbero decidere di accordare.
Il tentativo di limitare gli abusi dei tirocini limitandosi attraverso maggiori restrizioni burocratiche e controlli, rischia di essere inefficace se anche le altre regioni non seguiranno l’esempio del Lazio. Aumentare in modo così significativo il rimborso mensile, è opinione di chi propone di lasciarlo a 300 euro, potrebbe forse legittimare agli occhi dell’ente ospitante un uso improprio del tirocinio come sostituzione di un contratto di lavoro vero e proprio, dal momento che la retribuzione vi ci si avvicinerebbe. Benché tale rischio sia reale, occorre tuttavia considerare che già ora tale utilizzo improprio del tirocinio è piuttosto diffuso, soprattutto nei settori in cui è più difficile inserirsi, perché la vera molla che porta i giovani a rimanere legati al datore di lavoro anche se pagati con un misero rimborso spese è la promessa dell’assunzione, non il ritorno economico immediato. Viceversa, se il rimborso minimo fosse di 800 euro o più e il tempo di stage non potesse superare i 6 mesi, è probabile che i datori di lavoro che abbiano una reale esigenza di assumere, a fronte degli incentivi messi in campo dal Governo, scelgano di contrattualizzare i giovani in modo più solido del semplice tirocinio extracurricolare, nel tentativo di trattenerli presso di sé dopo averli formati. Se ciò si verificasse, le offerte di stage extracurricolari si ridurrebbero, soprattutto quelle da parte di aziende o enti realmente intenzionate ad assumere, ponendo in gran parte fine agli abusi.
In attesa che i tirocini extracurricolari vengano definitivamente aboliti e sostituiti da forme di ingresso lavorativo più efficaci, le regioni hanno una grande responsabilità che l’autonomia concessa dal Titolo V della Costituzione gli assegna forse impropriamente in queste materie: l’auspicio è che prevalga l’organicità dell’interesse comune a tutela dei giovani rispetto agli interessi locali, siano essi di natura economica o più marcatamente politico-elettorali. Un giovane che cerca di inserirsi nel mercato del lavoro dovrebbe poterlo fare con le stesse garanzie minime in tutta Italia.
Marco Chiappa
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