Lavoro
Pensioni più eque per i giovani, purché promotori finanziari, e gli altri?
Mentre il Governo Renzi non trova il coraggio per una riforma delle pensioni più giusta verso i giovani, i partiti della maggioranza sembra abbiano trovato un escamotage per riequilibrare costi e benefici pensionistici, anche se a vantaggio solo di alcuni. Un emendamento alla Legge di Stabilità [n. 4.118], infatti, fa tremare la sostenibilità delle “vecchie” pensioni degli agenti e rappresentanti di commercio, e nello stesso tempo fa sperare i “giovani” promotori finanziari, che fin qui hanno condiviso con i primi la stessa cassa previdenziale, l’Enasarco. Passando infatti attraverso una ridenominazione della professione di promotore, che oggi è all’esame della Camera, dietro l’angolo ci sarebbe la costituzione di una nuova cassa previdenziale autonoma, e quindi in grado di garantire una pensione più alta, una volta liberata dal peso degli assegni che vengono oggi pagati ai commercianti.
La norma sarà votata alla Camera, nell’ambito dell’approvazione della manovra 2015. A un primo sguardo prevede giusto una piccola modifica di denominazione che porta con sé effetti pratici giganteschi, in particolare per le casse della Fondazione Enasarco che provvede«alla previdenza e all’assistenza degli agenti e dei rappresentanti di commercio». In pratica, ne paga la pensione. In caso di via libera all’emendamento, presentato da Giulio Sottanelli di Scelta Civica, i promotori finanziari diventerebbero «consulenti finanziari» e non più “agenti e rappresentanti di commercio”. Ma perché tanto rumore dietro un semplice cambio di nome? Il motivo è una montagna di soldi che potrebbe venire a mancare nel bilancio dell’Enasarco.
I promotori finanziari, appena ottenuto il cambio normativo, avrebbero due possibilità: staccarsi da Enasarco, rivendicando il fatto di svolgere un altro lavoro; o avviare il processo di creazione di un ente previdenziale indipendente. Con il risultato di far venire meno i 71 milioni di contributi (dati del 2014) versati alla cassa. Dal punto di vista di Enasarco, la somma andrebbe quindi recuperata da un incremento delle aliquote a chi rimane o da un intervento sui famosi “diritti acquisiti”. Per i promotori finanziari, una professione relativamente giovane e quindi con un numero di pensionati minore rispetto agli agenti commerciali, ci sarebbe invece la liberazione da un fardello da trascinare. E quindi la possibilità di pensioni meno “sacrificate” e un sistema previdenziale di categoria più sostenibile. Attualmente la figura del promotore finanziario opera in un regime di “doppia contribuzione”, suddivisa tra Inps ed Enasarco: quest’ultima avviene per la parte di contratto di agenzia che li ‘trasforma’ in automatico agenti e rappresentanti di commercio. Anche se vendono prodotti particolari, ossia di tipo finanziario.
L’emendamento alla Legge di Stabilità di fatto recepisce il disegno di legge depositato, proprio da Sottanelli, alla Camera. Il testo prevede la «razionalizzazione del sistema di vigilanza sui promotori finanziari e sui consulenti finanziari» e la formazione di un «albo unico dei consulenti finanziari». L’operazione di Scelta Civica (Sc) ha un sapore elettorale, rispondendo alla richiesta dei promotori, ossia un interessante bacino di voti. Tanto che l’iniziativa è condotta sotto la supervisione del sottosegretario all’Economia e segretario di Sc, Enrico Zanetti, incaricato dal ministro Pier Carlo Padoan di seguire la questione.
Al ministero di via XX Settembre lo sganciamento dall’Enasarco è visto di buon occhio. Ai vertici dell’Albo dei promotori finanziari (Apf) c’è infatti Carla Rabitti Bedogni, ex commissario Consob ed ex compagna di studi del ministro, che di lei ha grande stima. Insomma, Padoan non dovrebbe avere intenzione di indossare la maglia dello stopper. D’altra parte, però, sorprende il comportamento prudente del Partito democratico, che si è limitato a lasciar correre per non sgambettare l’alleato Scelta Civica, seguendo il dibattito a distanza di sicurezza.
Eppure l’argomento travalica i confini dello scontro interno a un ente previdenziale. E investe tutta la necessità di rinnovamento, quello su cui il presidente del Consiglio Matteo Renzi, promette solenne impegno. Esiste infatti una doppia chiave di lettura. Una, più tradizionale, e l’altra che impone una vera riflessione sul rinnovamento del mondo lavorativo, su cui il ministro Giuliano Poletti si è espresso a ripetizione. La prima riguarda il colpo al cuore inferto ad agenti e rappresentanti, costretti eventualmente a pagare il conto al cambio di denominazione da promotori, e quindi agenti o rappresentanti di commercio, a consulenti. L’ottica è quella della perdita di un beneficio, di una rendita da difendere in nome della sostenibilità dell’Enasarco. Ma proprio i “consulenti” vedono una opportunità nell’emendamento Sottanelli: smettere di fare il bancomat a un ente su cui pesano il conto del vecchio sistema, con la conseguente chance di crearsi delle opportunità.
Se l’apertura arriva per una categoria, sarebbe lecito attendersi una politica di apertura totale sul tema: i nuovi lavori, per esempio le professioni del web, potrebbero e dovrebbero ricevere la medesima attenzione e lo stesso trattamento. Ma il basso profilo del Pd, che non si è intestato la battaglia, relegandola sullo sfondo della Legge di Stabilità. Così la questione dell’emendamento Sottanelli rischia di risultare solo un’operazione di lobby, magari di successo. Ma non certo una risposta alle esigenze dei lavoratori del Terzo millennio.
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