Lavoro
L’UE vieta il segreto retributivo e la disparità di genere
Nei giorni scorsi il Parlamento europeo ha approvato una direttiva che rende obbligatoria l’indicazione dello stipendio negli annunci di lavoro. Questa legge impone trasparenza sulla retribuzione sia negli annunci che durante i colloqui, ma impone anche trasparenza sulla parità salariale.
Cosa dice la legge
La direttiva europea (che dovrà essere recepita nel diritto nazionale dei Paesi membri entro i prossimi 3 anni) impone alle aziende con più di 100 dipendenti di chiarire immediatamente, sia negli annunci di lavoro che durante il primo colloquio, a quanto corrisponderà la retribuzione per l’incarico lavorativo offerto. Le aziende saranno inoltre obbligate a garantire salari uguali a prescindere dal genere.
La direttiva obbligherà poi le aziende a riferire ai dipendenti e a correggere le disparità salariali ingiustificate che superano il 5%. Ai lavoratori e alle lavoratrici sarà garantito l’accesso ai dati sulle retribuzioni e ai criteri usati per definire stipendi e aumenti.
Il segreto retributivo sarà dunque vietato, ma a tutela dei lavoratori sarà anche vietato ai datori di lavoro chiedere informazioni sulle retribuzioni precedenti, che possano influenzare l’offerta economica del nuovo impiego.
Le sanzioni e il perché di questa legge
Le sanzioni per i datori di lavoro che non rispetteranno questa direttiva dovranno essere proporzionate e dissuasive. Gli Stati membri dovranno pensare ad esempio a delle multe che fungano da deterrente, e dovranno poi considerare la disparità di genere, ma anche il mancato rispetto di uguali diritti per le persone non binarie, come un’aggravante da punire ulteriormente.
Questa legge nasce dalla evidente mancanza in molti annunci dell’indicazione di quanto si andrà a guadagnare, ma anche dalla necessità di far capire ai datori di lavoro che chiedere informazioni sulla paga non deve essere visto negativamente.
Un punto centrale è poi quello del “principio della parità salariale”. Questo principio è sancito dai trattati europei, ma la sua applicazione rimane molto limitata. Prova ne sia che le lavoratrici europee guadagnano in media il 13% in meno all’ora rispetto ai lavoratori.
Le posizioni della politica
Tra i banchi del Parlamento europeo questa direttiva ha ricevuto un sostegno trasversale con più di 400 voti. Hanno votato a favore gli eurodeputati dei partiti progressisti di sinistra, quelli del gruppo Renew Europe (che in Italia sono collocabili nell’area Calenda-Renzi), ma anche il Partito popolare europeo (popolari e moderati di centrodestra).
Si sono invece astenuti o hanno votato contro gli eurodeputati di destra. Tra questi alcuni rappresentanti di Forza Italia e molti di Fratelli d’Italia.
Devi fare login per commentare
Login