Lavoro
Lettera di un’umanista ai neo diplomati
Carissimi,
in questi giorni si concludono gli esami di maturità e per molti di voi si apre la strada verso il mondo dell’università. Una buona parte avrà già fatto la sua scelta, altri addirittura avranno già sostenuto le prime prove di accesso o si saranno iscritti ai corsi di preparazione. Alcuni di voi invece saranno alle prese con dubbi e ripensamenti dell’ultima ora: cosa fare? A volte la scelta si gioca fra un percorso che si sente vicino, per il quale si prova interesse e passione e la scelta “ragionevole”, quella per uno dei corsi di studio che, in questo preciso momento storico*, offrono più sbocchi professionali.
Siate responsabili: ascoltatevi.
In tanti vi diranno cosa fare e ognuno avrà la sua soluzione, ma il percorso e soprattutto quello che andrete a fare negli anni a venire è solo e soltanto vostro. Non degli amici più grandi, non dei professori, non della vostra famiglia. Ascoltate quello che vi dice la testa e anche un po’ il cuore e se siete indecisi, se non riuscite a intraprendere una strada, non scegliete il “male minore”. Volete seguire la vostra passione, ma non sapete dove vi porterà? Fermatevi un momento, ma non rimanete immobili. Non iscrivetevi per forza a una facoltà scelta per imbarazzo momentaneo: trovate un lavoro, di quelli che potreste fare a partire da subito, con il vostro diploma in tasca. Probabilmente sarà un lavoro faticoso, forse al di sotto delle vostre aspettative, ma vi aiuterà a capire cosa volete davvero fare. A fine di una giornata particolarmente pesante fatevi una domanda: “Sarei disposto a fare questo lavoro a lungo pur di poter seguire un percorso di studi che m’interessa, ma che magari non ha sbocchi sicuri o immediati?”. Se la risposta è sì avete probabilmente trovato la strada. Se la risposta è no riflettete bene, perché non esistono strade sicure, ma alcune sono più impervie di altre e il rischio di non arrivare esattamente alla meta che ci si era prefissati in origine alto.
Chiedetevi se siete in grado di sopportare la frustrazione che potrebbe scaturire dal mancato riconoscimento del vostro lavoro e se la coscienza di essere la persona che volevate diventare sarà sufficiente a reggere la mancanza di un “avere” su cui oggi viene misurato il successo. Chiedetevi quale ruolo la cultura e la formazione di un bagaglio di competenze immateriali hanno per quello che immaginate potrebbe essere il vostro mondo a venire. Chiedetevi se scegliere qualcosa che vi piace assumendovene tutto il rischio vi porterà ad essere orgogliosi o ad avvelenarvi quotidianamente nel caso i progetti non vadano come preventivato. Chiedetevi se una laurea in lettere, in filosofia, in storia dell’arte, in zoologia marina, in architettura, al dams vi farà sentire realizzati come persone a prescindere dal fatto che alla fine vi ritroviate a lavorare nel vostro settore o in uno spazio completamente diverso.
Se la risposta è si ricordatevi che dovrete dare il meglio. Puntare alla sufficienza in un percorso scelto per passione non è accettabile. Abbassare il livello di guardia dello spirito critico non è accettabile. Abbandonarsi a facili recriminazioni non è accettabile. Se, arrivati a questo punto, i vostri dubbi fra un percorso più “garantito” e uno più “di cuore” sono ancora lì che vi osservano, probabilmente la vostra realizzazione non passa dal pezzo di carta che prenderete in mano al termine dell’Università. Forse troverete soltanto dopo, nel lavoro, la vostra realizzazione, forse la troverete in altri campi della vita, perché il fatto che da decenni ci abbiano abituato all’idea che ci si possa realizzare solo professionalmente non implica alcuna regola in tal senso. Ricordate poi che il “problema” là fuori non è solo il precariato, ma la velocità del cambiamento. Anche se arriverete ad avere un posto fisso vi dovrete aggiornare, dovrete cambiare, dovrete sviluppare un certo spirito di adattamento.
Il lavoro ormai non è più per sempre. Voi invece vi terrete compagnia per sempre.
Meglio quindi che investiate testa e tempo per costruire la persona che volete essere. Siate quello che volete essere, al meglio, e sarete pronti ad accogliere quello che seguirà. Qualunque opportunità sia.
*Ricordate sempre che è molto difficile, per chiunque, offrire garanzie su quello che servirà al mercato del lavoro nei prossimi 20 anni. A volte anche nei prossimi 10. L’unica scelta sensata, in questo caso, è la formazione costante. Non si finisce mai d’imparare, oggi più che mai.
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