Lavoro
Partite Iva, è meglio che il regime dei minimi non sia più appetibile
In questi giorni si è parlato molto di due novità relative al settore del lavoro autonomo, l’aumento dei contributi INPS determinato dalla riforma Fornero e la rimodulazione del Sistema dei Minimi. Le due novità sono distinte e qui intendo parlare solo della riforma del regime dei minimi che ha scatenato molte critiche per tutti visitate il sito di ACTA – associazione dei freelance. Secondo un calcolo fatto da Giorgio Infranca, molto critico verso le modifiche, il nuovo regime è meno incentivante rispetto al passato. La mia opinione è che proprio ciò sia complessivamente un bene.
Vocabolario. Flessibilità, minori certezze sul posto di lavoro a fronte di una remunerazione congrua e proporzionale al rischio. Precarietà, si corrono gli stessi rischi del lavoro flessibile con una remunerazione inferiore.
Il Legislatore Italiano in materia di lavoro si è rivelato un pervertito. Ha generato la mostruosità di un mercato in cui a minori rischi per il Datore di Lavoro corrispondono maggiori benefici e a maggiori rischi per i Lavoratori corrispondono minori benefici. Tale mostruosità ha generato prevedibilmente la precarizzazione senza flessibilità, confermando che il male ha spesso origine nell’ottusità (H. Arendt) e nella stupidità (C. M. Cipolla).
Il Sistema dei Minimi si inserisce in questo quadro. Il Legislatore ha osservato che le attuali norme sul lavoro non hanno ottenuto i risultati previsti e dato che le imprese si ostinano a non assumere ha pensato bene di spingere i giovani a farsi impresa, introducendo delle agevolazioni per chi inizia (se la cosa vi rallegra chiamateli start upper e freelance). A fronte di un calo delle Partite Iva dal 2008 a oggi, “tra i giovani sotto i 35 anni solo nel 2012 le partite Iva sono aumentate dell’8%.”
A distanza di anni dal suo esordio il regime dei minimi non ha rivoluzionato il mercato del lavoro. Il numero delle Partite Iva è effettivamente cresciuto, ma la trappola della precarietà ne ha catturati la gran parte. Le ragioni sono come sempre molte. A mio avviso due aspetti sono stati sottovalutati: il fatto che per diventare imprenditori è necessario avere una certa attitudine imprenditoriale e un’idea imprenditoriale economicamente sostenibile.
Non metto in dubbio che del sistema dei minimi abbiano beneficiato tanti autentici imprenditori, start upper e freelance. È anche vero che molto probabilmente costoro avrebbero compiuto questa scelta anche senza questi benefici: insomma presentano le due caratteristiche suddette. Costoro hanno tutto il diritto di lamentare il peggioramento delle condizioni. Ma non si può dimenticare che simili agevolazioni sono state ideate con un obiettivo che non è stato raggiunto se la fascia della popolazione che deve goderne si ostina ad essere disoccupata per il 40 per cento.
Quello che a mio avviso è successo è che tali agevolazioni hanno distorto la percezione di molti al punto da indurli a compiere scelte che una volta esauritisi i vantaggi si sono rivelate economicamente insostenibili. In alcuni casi si è trattato di scelte autonome, gli individui razionali sono un mito da libri di economia. In altri casi di scelte dettate dalle aziende che più o meno legittimamente hanno colto l’opportunità di scaricare sullo Stato alcuni costi del lavoro, perché hanno reso appetibili proposte di lavoro che senza i regimi dei minimi non lo sarebbero state affatto. Non possiamo escludere che molti, tra aziende e individui, abbiano scommesso che in qualche modo il regimi dei minimi si sarebbe perpetuato, visto che in Italia nulla è più duraturo del temporaneo. Soprattutto se si parla di lavoro.
Se il nuovo sistema dei minimi risulterà meno appetibile, molte persone decideranno di non aprire una partita Iva e molte aziende dovranno rivedere i loro piani di remunerazione. In questo modo avremmo meno persone che compiono scelte che si rivelano sbagliate e più aziende che si scervellano per generare un valore aggiunto più consistente. In fin dei conti questi dovrebbero essere gli obiettivi del Legislatore.
Post scriptum. Sì, anche un Legislatore che non brilla per intelligenza può partorire qualcosa di buono: si chiama eterogenesi dei fini.
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