Lavoro
La sanità: un mondo di eroi e di altri sconosciuti
Quando nel 2018 firmai il mio primo contratto da operatore sanitario, tra le centinaia di clausole che infarcivano quei fogli non vi era alcun riferimento esplicito a un’ipotetica pandemia, d’altronde chi poteva prevederlo.
Ma il lavoro dei sanitari ha poco a che vedere con le logiche che stanno dietro alla burocrazia. Quindi poco importavano i riferimenti normativi, ci siamo trovati nell’ occhio del ciclone e abbiamo continuato a lavorare, compatibilmente con le risorse e le conoscenze a disposizione. Certo non è mancata un’ esasperante ricerca di attenzioni di alcuni colleghi di cui mi scuso a nome della categoria.
Chiaramente, il motto “ ne usciremo migliori” includeva in sé un un’ampia gamma di situazioni da rivedere e rimaneggiare, in sanità come in altri ambiti. Prima tra tutte vi è la questione organizzativa e dei finanziamenti del sistema sanitario nazionale.
Ci siamo trovati di fronte ad un governo che parlava di “Angeli”, “Eroi” senza avere la benché minima idea di chi fossero effettivamente queste figure. La prova di quanto detto è la bozza della Manovra di Bilancio 2021. Nel testo infatti si è palesata una riconoscenza statale solo per due figure: medici ed infermieri. Nell’attuale versione con gli art. 72 (Disposizioni in materia di indennità di esclusività della dirigenza medica) e 73 (Disposizioni in materia di retribuzione degli Infermieri del Servizio sanitario nazionale) non vengono assolutamente citate tutte le altre figure professionali che nascoste dai riflettori hanno comunque dato il loro contributo in maniera sostanziale.
Come si può pretendere un miglioramento da un governo che non riesce neanche ad avere chiaro il percorso terapeutico/diagnostico della malattia che ha monopolizzato l’attenzione del 2020?
Come sono riusciti a pianificare e gestire questa situazione senza neanche sapere quali figure sono state coinvolte?
Si sono dimenticati dei tecnici di laboratorio, che hanno fatto gli straordinari per processare una quantità abominevole di tamponi.
Non hanno minimamente citato gli O.S.S, che durante la pandemia si sono occupati dell’assistenza primaria ai pazienti.
E i tecnici di radiologia? nessun medico si prende la responsabilità di scelta su un paziente senza il supporto di un esame diagnostico e quell’esame viene eseguito da un operatore che in un primo momento movimenta il paziente positivo ed in seguito acquisisce un radiogramma esponendo anche se stesso alla sorgente radiologica. Ma questi sono solo gli esempi più lampanti, ben più lunga è la lista di tutti i professionisti che sono stati coinvolti nei nuovi percorsi di diagnosi e cura del covid-19.
Sebbene possa risultare poco ortodosso, alla luce di quanto chiarito, non sembra un’eresia affermare che ad aver salvato delle vite non è stato un medico, un infermiere o un tecnico ma un coordinato lavoro di squadra al cui interno delle figure hanno avuto maggiore rilevanza sulle altre, questo è fuori dubbio.
Dopo quasi trent’anni dall’ aziendalizzazione della sanità non sono ancora stati integrati efficaci sistemi di meritocrazia, di incentivazione e di valutazione del personale.
Quelli previsti allo stato attuale sono solo dei feticci che generano premi a pioggia. Come lanciare una manciata di croccantini in una gabbia sovraffollata di un canile, nella gabbia nessuno ne esce sfamato, qualcuno ci rimane ferito e dalle altre gabbie stanno a guardare.
Questa metafora non si discosta molto dalla proposta emanata dal governo il quale ha previsto riconoscimenti in misura tutt’altro che proporzionale: per i Medici sono stati previsti incrementi a partire dal 1° gennaio 2021; mentre per gli Infermieri sono stati previsti incrementi di 2€ al giorno, che verranno percepite a seguito del rinnovo della contrattazione collettiva nazionale (non prima di uno o due anni)
Piuttosto che continuare con i riconoscimenti di categoria, sarebbe ora di creare un sistema di retribuzione che tenga conto anche dell’apporto professionale dato dal dipendente. Si andrebbe così a generare un circolo virtuoso di crescita professionale a discapito della tendenza all’inerzia data dal “minimo garantito a tutti”. Basti pensare che la differenza di retribuzione tra un operatore sanitario che lavora anche su turni notturni e festivi rispetto ad chi fa orario ambulatoriale in media non si avvicina neanche lontanamente ai 150€ netti mensili, chi glielo fa fare?
Siamo usciti vivi (e malconci) da questa esperienza solo grazie alla collaborazione ed all’equilibrio professionale che si erano generati nello stato di necessità (allora è vero che ne siamo usciti migliori!) ma che a causa di un governo che fa figli e figliastri è stato nuovamente annullato, portandoci ad “esacerbare i distinguo e i contrasti tra le professioni sanitarie, anziché rafforzarne la giusta, auspicata e necessaria coesione”(citazione Fno Tsrm Pstrp).
Come dire che l’accoppiata di Batman e Robin si sarebbe dovuta chiamare “Batman e quell’altro”, suona male persino per un fumetto, figuratevi nella realtà.
Provavo una forte frustrazione a causa dei negazionisti, che non hanno mai ritenuto utili i miei sforzi, ma nulla a confronto di uno Stato che dopo melliflui riti di ringraziamento si dimentica dei suoi “eroi minori”, perché numericamente meno rappresentativi (ci auguriamo che questo sia il motivo).
“è solo una bozza, vi aggiungeranno nella correzione, non vi scaldate per due spicci”, direte voi. “Ma la questione non è economica” vi rispondo io. Il dispiacere sta nel vedere l’assenza della volontà di cambiamento. Si è sfumato, anche stavolta, il miraggio di un miglioramento che dovrebbe essere quasi inevitabile dopo aver toccato il fondo. Una gestione ottimizzata del personale e delle risorse comporta una migliore qualità del servizio erogato.
Potrebbe sembrare un capriccio, una pretesa egoista, anche se non vedo il difetto nel pretendere una maggiore professionalità nella gestione del bene pubblico.
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