Lavoro

La formazione professionale aiuta a trovare lavoro?

10 Giugno 2015

Il dibattito politico è tornato ad interessarsi di formazione professionale (o training). La formazione ha assunto negli scorsi anni un ruolo sempre più rilevante per una serie di ottime ragioni. Primo, dovrebbe consentire di colmare eventuali carenze della formazione scolastica. Secondo, la formazione professionale dovrebbe facilitare lo spostamento di lavoratori da settori obsoleti, dove ad esempio la concorrenza dei paesi emergenti è più incisiva, verso nuovi settori che richiedono maggiori competenze. In generale, la formazione dovrebbe facilitare la capacità di trovare o cambiare lavoro, o migliorare il proprio status lavorativo. Attualmente il governo sta studiando un riassetto della formazione professionale, oggi soprattutto in capo alle regioni e alle province, ipotizzando un riaccentramento di alcune funzioni.

Ma la formazione professionale funziona? In generale, la ricerca dimostra che la formazione più efficace è quella fatta nel luogo di lavoro. Inoltre, nella maggior parte dei casi avvantaggia soprattutto gli individui con livelli elevati di educazione scolastica.

Insieme a Simona Iammarino e Frederick Guy abbiamo studiato in che misura la formazione professionale migliora le probabilità di trovare lavoro negli anni 2008-2011 per 2.000 individui in tutta Italia. La domanda che ci siamo posti è la seguente: preso un individuo che nel 2008 è disoccupato, in che misura fare un corso di formazione professionale migliora la sua probabilità di trovare lavoro entro il 2011 rispetto ad un individuo che non segue un corso di formazione?

Innanzitutto la formazione professionale è più diffusa nelle regioni del Mezzogiorno. Questo non sorprende considerando 1) i maggiori tassi di disoccupazione; 2) gli ingenti fondi per la formazione professionale di cui queste regioni dispongono.

Andamento dell’occupazione nel centro-nord (linea grigia) e nel sud (linea rossa) dal 2000 al 2012

unemploy

Tenendo conto di una serie di fattori – sesso, eta’, cittadinanza, competenze linguistiche ed informatiche, livello di disoccupazione della regione – i risultati si possono riassumere come segue:

1.       La partecipazione a corsi di formazione professionale aumenta all’aumentare del livello di educazione scolastica, ma l’aumento è più pronunciato al Sud;

2.       Nelle regioni del Nord, la partecipazione a corsi di formazione professionale migliora la probabilità di trovare lavoro soprattutto tra gli individui con bassa scolarizzazione;

3.       Nelle regioni del Sud, la partecipazione a corsi di formazione professionale nei fatti peggiora la probabilità di trovare lavoro

Diverse possono essere le spiegazioni. La prima, che in gergo si definisce autoselezione, si riferisce al fatto che è possibile che gli individui che scelgono di fare formazione hanno caratteristiche peggiori degli altri, per cui è naturale che trovino meno facilmente lavoro. In effetti, specialmente nelle regioni meridionali, si osserva un blocco di disoccupati di lunga durata che partecipano assiduamente ai corsi di formazione.

Un’altra spiegazione riguarda la possibilità che un individuo che sta facendo formazione preferisca rimanere in formazione piuttosto che accettare offerte di lavoro al di sotto delle proprie credenziali. Questo ovviamente si applica soprattutto agli individui ad elevata scolarizzazione.

Un’ultima possibilità è che gli individui che fanno formazione cercano lavoro meno attivamente, oppure che avendo finito di fare formazione si prendono un periodo di tempo per vagliare le varie proposte di lavoro presenti sul mercato. A questa va aggiunta l’eventualità che la qualità della formazione professionale sia diversa tra le regioni italiane.

Quale che sia la spiegazione, resta un dato di fatto: un individuo disoccupato al Sud, con un livello di scolarizzazione medio-basso, non sembra trarre alcun beneficio dalla formazione. Questo getta dei dubbi sulle capacità della formazione professionale di dare ai disoccupati quelle nuove competenze che sono necessarie per rientrare nel mercato del lavoro. Parafrasando Schumpeter, puoi aggiungere quanti corsi di formazione vuoi ma difficilmente trasformerai un laureato in scienze della comunicazione in un tecnico specializzato o un ingegnere.

Pretendere dagli individui di acquisire le competenze necessarie per (ri)entrare nel mercato del lavoro può non essere sufficiente in molti casi: in assenza di domanda di lavoro (faccio formazione ma nessuno la richiede!); la presenza di competenze che diventano desuete per effetto del cambiamento tecnologico (lavori di routine passibili di essere delocalizzati o automatizzati); o la possibilità che individui a bassa scolarizzazione non sappiano più imparare.

Il rischio è che si pensi che la formazione sia efficace a prescindere dal contesto, e che diventi un alibi per scaricare la responsabilità sugli individui, senza essere accompagnata da adeguate politiche dell’educazione e dalla politica industriale (oggi grande assente).

 

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