Governo
La buona squola
Trovo che in questi giorni pigramente estivi, tra un colpo di sole e una doccia con grandine, meeting di Comunioni e Liberazioni, consigli elettorali e campagne d’Egitto, tutto continui a essere particolarmente tedioso.
In fondo, la scuola, chi se ne frega. Invece no, Letta prende in mano l’argomento spinoso che nessuno pensa sia importante e ci racconta che lui la scuola dell’obbligo la metterebbe fino alla maturità. Finalmente qualcuno che vuol fare qualcosa, meno male! Se a sinistra si ode uno squillo di tromba a destra risponde subito una scoreggia. Capitan Papeete dice che è un delirio, e che anzi ci vuole una scuola che prepari al lavoro. Chissà quale lavoro, però. Detto da uno che forse avrà fatto il macdonaldista per una fine settimana e poi sia stato subito lanciato nella politica da un angelo custode a non fare una minchia fritta se non blaterare qualcosa, prima di comunismo padano, poi solo padano, poi solo grana padano, poi solo cazzate. Ma non una, una cascata, sempre e comunque. Il lavoro per colui chissà come si svolge. Certo non solo per lui perché mi pare che nessuno abbia idea di come si svolgano i lavori degli italiani, sempre prima loro, per carità. Forse essere italiano è già un lavoro e non lo sappiamo ancora. Mi chiedo come debba essere una scuola che prepara al lavoro. Io penserei più a una scuola che prepari all’università, che è la vera scuola che prepara al lavoro futuro, una specializzazione di alta qualità. Che però non si fa coi quiz. Per quanto riguarda le scuole inferiori – che nei quiz si stanno specializzando, con un afflato enigmistico senza pari – che preparerebbero al lavoro ci sarebbero gli istituti professionali, che però, oltre a preparare al lavoro, che sia alberghiero, nautico o industriale, dovrebbero preparare anche un po’, un pochino, la persona, a saper leggere e scrivere, a capire un po’, almeno un pochettino, dico, il mondo intorno a sé. Mica si possono sfornare camerieri inconsapevoli!
Anche se, a sentire la tanto seguita sorella d’Italia, lei ha imparato più facendo la cameriera che in Parlamento. E lo grida fieramente, anzi lo rivendica con orgoglio come dice sempre la pitonessa amica sua. Non è certo lusinghiero nei confronti dei suoi colleghi parlamentari, perché così riconosce di essere circondata da ignoranti, magari anche nel suo partito. Tutto ciò senza consapevolezza di sé, però, che mi sta ancora alla fiamma. Signora, guardi che la fiamma è spenta da un pezzo. Sì, è vero che la fiamma è bella, come urla Mila dannunziana (di mezzo alla turba), ma meglio prepararsi a spegnere le fiamme, il gas costa troppo. Glielo ha fatto notare Liliana Segre, non una qualunque, e perfino Loredana Bertè, fata turchina in uno slancio da pasionaria. Probabilmente la Sorella italiana avrà fatto da cameriera a Madame De Staël, non so. Avrà appreso qualche nozione di metrica, magari compilerà il programma delle sorelle d’Italia in alessandrini puri e ci stupirà tutti. Finora ci ha solo annoiato coi suoi slogan frusti, sempre i soliti, sempre le solite amicizie ungheresi, i soliti occhi strizzati agli scalmanati di estrema destra, allo psicofascismo. Potrebbe essere una buona idea, visto che ha imparato tante cose da cameriera, tornare a fare la cameriera e abbandonare il Parlamento. Ma forse la pagano un po’ di più, in questo Parlamento così disprezzato (e con soldi nostri), e siccome è la classica opportunista ha deciso che il suo culo sta comunque meglio sulle poltrone di Montecitorio, anche se rischia di dimenticare ciò che ha imparato altrove.
La scuola… è un bell’argomento, anche legato alla quantità di giovanissimi e giovani che dovrebbero fruirne. Si lega inevitabilmente al problema demografico. Tutti vedono il calo delle nascite come una tragedia epocale, mentre non ne rimarcano i pregi. Per esempio, con meno giovani ci vorranno meno risorse per meno scuole, e meno aiuti agli studenti, senza diminuire la qualità del servizio. Oppure, in un regime un po’ più illuminato, magari da candele di sapienza, visto che la luce costerà cara, si potrà far studiare meglio i pochi giovani che ci saranno, dando loro una migliore qualità di vita scolastica e assicurandosi l’elettorato magari per qualche anno. Si spera senza dispersioni. Chi ci riuscirà?
Io la vedo male su tutti i fronti, diciamo male e meno male ma di certo bene no. Perché vedo che tutti hanno le idee confuse sulla contemporanea preparazione culturale individuale e la preparazione al lavoro. Provate a fare qualche domanda a Capitan Fracassa su come si svolgono, nel loro ciclo vitale, i lavori degli italiani, in cosa consistono le differenze e le affinità. Cosa fa un ristoratore e cosa fa un ballerino, cosa fa un falegname e cosa fa un bibliotecario, cosa fa un trasportatore e cosa fa un cantante lirico. Quali sapienze ognuno di essi deve sviluppare, da chi le deve attingere, dove le dovrà espletare. Come funziona una stazione, come funziona un teatro d’opera, di prosa, all’aperto, come funziona un centro commerciale, come funziona la costruzione di un palazzo. Ma anche come funziona un’azienda agricola. No, quelle bio sono troppo complicate, e dai, vuol dire proprio metterlo in difficoltà, poveretto. Chiedeteglielo e vedete se sa rispondere. La ex cameriera, che tanto ha imparato, avrebbe le stesse difficoltà. Così come le avrebbero anche Renzi o Letta. Nessuno conosce il lavoro degli italiani, cosa ci vuole per formarsi e cosa ci vuole per poterlo poi compiere. Non sanno neanche come si svolge il lavoro del carabiniere.
È stato insegnato, in questi ultimi anni, a essere “flessibili” ossia a fare male un lavoro per cui non si era portati perché il lavoro imparato, magari a scuola, magari con anni di pratica dopo l’assunzione, era diventato obsoleto. Di certo non sono state le sinistre a proporre la flessibilità. Flessibilità che è un nome più elegante e ipocrita per precariato, cerchiamo di essere sinceri, per favore. Chiederemmo al Capitan de’ Capitani quale lavoro egli intenda. Risponderebbe che il lavoro è lavoro, perdiana! Chiedetelo a chi lavora, mica a me. Io ne posso parlare per sentito dire. Ecco, vi dirò una cosa intelligente: il lavoro nobilita l’uomo. Vi piace? Adesso me lo faccio stampare su una maglietta per il prossimo comizio.
Ma siamo sempre lì, in un’ottica di decrescita demografica, sarà utile il lavoro imparato? Quanti nuovi lavori bisognerebbe immaginare, analizzando la situazione? E quante scuole preparatorie ci vorrebbero e bisognerebbe incrementare? Nessuno saprebbe rispondere perché nessuno si è preso la briga di pensarci seriamente. Probabilmente avranno fatto i programmi elettorali con una app, ormai ce n’è per tutti i gusti.
Tutti rincorrono l’incremento delle nascite, addirittura sempre il solito Capitano coraggioso pensa che la famiglia ungherese alla Orbán sia la famiglia ideale. E quell’altra infarcita di Dio patria e famiglia pure. Non si accorgono di essere stati superati dalla Storia, e da mo’. Se durante il camerierato la sorellastra d’Italia avesse appreso che la Storia dell’uomo ha avuto sempre fasi alterne di decrescita e di crescita, un tempo dovute principalmente a cause naturali come catastrofi, cambi climatici, epidemie, carestie, siccità, e tutte le piaghe d’Egitto, forse, sempre se fosse dotata di un briciolo di acume e non solo di opportunismo politico, avrebbe imparato, nelle pause di lavoro, a spulciare qualche libro nella biblioteca padronale, magari trattati di storia economica e sociale. Ce n’è tanti. Io al liceo mi ricordo il Pirenne, Storia economica e sociale del Medioevo, affascinantissimo, forse oggi un po’ fuori moda, ma come analisi metodologica era eccellente. Avrebbe scoperto che le città si spopolavano durante le decrescite e che in seguito dovevano ripensare alle proprie economie. Oggi, colla scienza che ha allungato la vita a quasi tutti, la popolazione, colpita da improvviso benessere capitalista dopo la seconda guerra mondiale, è cresciuta a livelli parossistici, creando non pochi problemi di eccessivo sfruttamento del territorio, che influenza inevitabilmente il cambio climatico. Non sarebbe il caso di pensare a un adattamento e a una decrescita razionale e tecnologica anziché a questa famiglia ossessionante e ossessiva, sempre quella poi, mica altri modelli che pure ormai esistono e funzionano forse meglio?
Chissà se nelle biblioteca patronale la ex cameriera avrà anche trovato, visto che ha imparato così tanto, dei testi di medicina, dai quali magari avrebbe appreso che l’obesità, l’anoressia e l’autolesionismo non sono semplici “devianze” giovanili, come ha dichiarato ufficialmente qualche giorno fa, attraverso un video e una successiva card postata sui social dal suo partito (poi rimossa dopo le proteste) ma patologie vere e proprie che hanno bisogno di essere studiate e trattate seriamente. Patologie che peraltro si riscontrano anche in età adulta e le cui cause sono molteplici e complesse. Probabilmente è la sua visione semplificata e fascista della gioventù, che deve avere mens sana in corpore sano (anche se succede che in un corpo sano spesso latiti proprio la mente) e che dovrebbe essere obbligata all’educazione fisica per ottenere giovani con corpi e menti scattanti, senza grilli per il capo che li fanno deviare. L’obesità, l’anoressia, l’autolesionismo non sono una scelta, signora ex cameriera. Se ha imparato così poco facendo la cameriera è meglio che torni a farla per imparare di più. Povera Giorgia, deliri di una derelitta. Perfino l’ineffabile Adinolfi, obeso, si è risentito e l’ha scaricata.
Inoltre a destra non pensano a una cosa che è davanti agli occhi di tutti. I migranti che arrivano in Europa e che si integrano fanno molti meno figli di quanti ne farebbero se restassero in Africa. Perché in Africa su otto figli magari quattro sono destinati a non farcela, e quindi ci danno dentro, sfiancando quelle povere donne che si ritrovano sempre incinte. Quindi, venendo in Europa, favorirebbero la decrescita graduale, producendo meno figlioli. Anche perché, soprattutto quelli, ancora troppo pochi, che riescono a studiare, magari anche facendo le/i cameriere/i come la sorellastrissima, per mantenersi agli studi, apprendono uno stile di vita e una cultura diversi, lavorando, concentrandosi non solo sulla famiglia biologica come unico sbocco della vita, la parte animalesca che solo rimane ai miserabili, come quelli che restano nelle periferie di Lagos. Magari quelli che non riescono a studiare continuano a produrre figli fino a quando non arriva il maschio, come il mio piccolo colf bengalese che ha avuto tre figlie femmine e vuol continuare a provarci finché non fa capolino il figlio maschio, continuatore della stirpe. Ma, anche se docile e corretto, lui è abbastanza irrecuperabile, è proprio una mentalità diversa inestirpabile. Spero che le figlie, venendo su in Occidente, gli facciano marameo e scelgano la vita che vogliono. Di certo non vorranno immediatamente figliare come ha fatto lui, costringendo la moglie a restare sempre incinta. Questo dovrebbe piacere alla sorellastra nazionale tutta infiammata e infiammabile, e pure al Capitone: la famiglia NATURALE innanzi tutto.
La scuola è fondamentale per il futuro. Che questi ragazzi sappiano di biologia e di scienze, assolutamente, per capire come funziona il pianeta, ma anche della nuova cultura che sarà anche la loro di cittadini italiani. Via le croci e via tutti i simboli religiosi, la cultura dev’essere laica, altro che Dio, patria e famiglia. Tutti ’sti preti che circolano ancora, papa in testa, via, sono orpelli di un Medioevo ormai concluso. Il mondo va avanti, ma deve andare avanti con consapevolezza. Cosa totalmente assente nella politica italiana, non consapevole di alcunché se non dei balletti su tiktok dei politici e riti psicofascisti, kermesse cielline e psicoqualcosa, confuse idee su flat tax che è incostituzionale perché la Costituzione recita che ognuno dovrebbe pagare le tasse secondo la propria capacità contributiva (ideale impossibile se non controlli l’evasione dei superricchi, che si lamentano sempre di essere vessati, piuttosto che quella dei poveracci che fanno i salti mortali), se non dài duri colpi alle mafie, se non crei una prospettiva reale di futuro non solo per i giovani ma anche per i meno giovani, in un mondo meno veloce, perché non c’è bisogno di tanta velocità, ce n’è troppa, non si riuscirà mai a progredire. Troppa velocità fa sbroccare l’uomo che non è in grado di dominarla. Guardate i giovani, col telefono hanno sbroccato, non ti guardano più se camminano, se guidano, perfino in bicicletta o in monopattino devono scrivere il messaggio irrinunciabile, e poi vanno a sbattere, naturalmente. Un cretino di meno, nessuna pietà. Sperando che, nella loro distrazione, non facciano fuori persone che cretine non sono.
Avete deciso per chi votare? Quale candidato propone una programmazione razionale di governo? Ma come nessuno, su, fate i bravi. Ah, dite che io sto sognando. Beh sì, lo ammetto, seguivo un pensiero razionale. No, no, devo rientrare nei ranghi, avete ragione, la razionalità non sta nel Parlamento, ossia, ci starebbe mai non con questi parlamentari, gente che rientra dalla finestra dopo essere stata cacciata dalla porta. Certo, realisticamente (forse anche regalmente) potrei astenermi dal voto, tanto, poi, dopo il voto, i miei eletti si alleano con chi non avrei votato mai, quindi se mi prendo un giorno di vacanza e lo dedico a me e a chi mi vuol bene credo che sia più razionale. Si vive una volta sola. Almeno questa volta, però, non lasciamola in mano a una ex cameriera che non capisce niente.
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