Lavoro

In ricordo di Norman Zarcone e per un’università più “pulita”

18 Gennaio 2020

La storia di Norman Zarcone potrebbe benissimo essere quella di un nostro amico, di uno di noi, del nostro compagno all’università. E forse anche di noi stessi. Era il 13 settembre 2010, un pomeriggio come tanti, nella facoltà di lettere dell’Università di Palermo si respirava l’aria post-vacanziera degli appelli autunnali e le aule tornavano a riempirsi. Norman aveva 27 anni ed era un dottorando in filosofia del linguaggio, laureato con 110 e lode, come raccontano i giornali dell’epoca, “stava attraversando un periodo difficile ed era preoccupato per il suo futuro lavorativo”. Tra pochi settimane Norman avrebbe dovuto sostenere il suo ultimo esame e non riusciva a vedere un futuro roseo per sé, per la sua carriera, per gli sforzi che aveva fatto fino a quel momento.
Durante l’estate si era arrangiato come poteva per tirare su un po’ di soldi, faceva il bagnino per 25 euro al giorno, sognava di poter lavorare, studiare, proseguire nella sua ricerca, magari sposarsi, avere una famiglia. Gli ultimi ad averlo visto hanno raccontato che se ne stava tranquillo, seduto sul davanzale della facoltà, fumando una sigaretta. Poi Norman salì le scale, piano dopo piano, arrivando sino al settimo. Non possiamo sapere cosa pensasse Norman in quegli instanti, sono immagini che solo a posteriori crediamo di poter interpretare. Comunque sia, a quel punto, in un pomeriggio di settembre, Norman decise di lasciarsi cadere nel vuoto e di non esserci più. Aveva scritto in un biglietto ad un amico: “Compare, esistono due libertà incondizionate: la libertà di pensiero e la libertà di morire, che è la stessa di vivere”.

Non è giusto sindacare sulle scelte di un giovane di 27 anni. Norman aveva le sue ragioni e allo stesso tempo, forse, aveva anche i motivi per non andarsene. Ma non sta a noi giudicare, possiamo cercare di capire cosa sta dietro al gesto di uno studente che ha cercato di portare avanti il suo amore per la cultura e si è sentito dire che non ci sarebbe stato un futuro, da presidi, professori, accademici ecc. Oggi Norman Zarcone avrebbe compiuto 37 anni e sempre oggi ricorre la “giornata del merito” a lui dedicata. “Il lacerante messaggio lanciato da Norman è oggi un ricordo da custodire dentro e, nello stesso tempo, il più terribile e impietoso atto d’accusa verso la mafia che vive dentro gli spazi sacri della cultura, in quegli atenei sempre più spesso scoperchiati dalla magistratura, ma ancora non bonificati per mancanza di correttivi e deterrenti che la classe politica avrebbe dovuto attuare da tempo”, scrive il padre Claudio in una nota inviata alla stampa.

Oggi sarà una giornata di incontro, ma soprattutto di musica (che Norman amava), per non dimenticare quello che è stato il periodo più bello della sua vita, fatta di letture, canzoni, storie e tante aspirazioni per il futuro, spente negli stessi corridoi in cui, probabilmente, erano nate assieme a quelle di tanti altri studenti come lui. Dieci anni dopo il padre Claudio continua a tenersi stretto i vestiti di un figlio che non c’è più, “devo fare i conti con i ricordi, i rimpianti, come quello che non potrò mai vedere mio figlio giocare, suonare con i suoi nipoti”, dice in una lettera dall’incedere prorompente.

Questo accade mentre ancora si aspetta che in Sicilia venga sbloccato un disegno di legge che porti alla nascita di una Fondazione intitolata a Norman. Il padre, dopo incontri, dibattiti, appelli, interviste, ormai è stanchissimo. Non ha mai smesso un attimo di pensare che dietro al gesto di suo figlio ci sia in realtà qualcosa di estremamente più grande, il clientelismo, le raccomandazioni, la mafia anche all’interno dei luoghi di cultura, dove si dovrebbero erigere dei baluardi proprio a difesa della legalità e si dovrebbe garantire il diritto alla crescita, umana e professionale di ogni studente.

“I silenzi da parte delle istituzioni, l’ ipocrisia di Stato per un omicidio di Stato. Io e gli amici di Norman grideremo ancora più forte contro il “silenzio di Stato”: un urlo dialogico e musicale affidato ai nostri libri, cd, dvd e alla nostra musica. Parleremo e grideremo attraverso l’ indisciplina delle nostre parole e il ritmo della musica suonata da tanti valenti musicisti che annualmente sposano l’evento, la causa”, ha detto Claudio Zarcone nei giorni scorsi, “Vogliamo ribellarci civilmente alle logiche imbalsamate di politici opportunisti e burocrati marpioni, telefoni istituzionali muti ed e-mail senza risposta”, e conclude: “Saremo noi a gridare ancora sabato 18 gennaio, nel corso della “ Giornata del Merito” in memoria di Norman e del suo sacrificio per l’affermazione del merito come criterio di scelta e valutazione dentro e fuori il mondo dell’università. Noi grideremo sempre, io griderò irritualmente, se altri grideranno con noi i silenzi istituzionali deflagreranno in eco potentissima”.

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