Lavoro
“Il parlamento promette, il governo non mantiene”: i precari CNR ci scrivono
Caro Direttore,
Chi le scrive sono i Precari Uniti CNR, il gruppo di lavoratori precari del più grande ente di ricerca italiano, movimento spontaneo nato nel 2016 per contrastare l’atavica problematica del precariato nella ricerca pubblica.
Il blocco delle assunzioni del 2009 e il conseguente taglio dei fondi ordinari di ricerca hanno da tempo quasi azzerato le capacità assunzionali degli enti pubblici di ricerca, aggravando una realtà già seriamente compromessa. Ciononostante, la prosecuzione del lavoro di ricerca è stata spesso garantita dall’impegno di molti che hanno scelto di continuare a fare ricerca in Italia, seppure in condizioni di assoluta incertezza, con contratti di lavoro flessibili, utilizzati per reclutare quelli che al tempo erano giovani ricercatori e che oggi sono professionisti affermati nel mondo della ricerca, ma ancora precari.
Nel 2018 il D.Lgs 75/2017 (Legge Madia) ha dato il via al processo di stabilizzazione dei precari, permettendo, tra il 2018 ed il 2020, l’assunzione al CNR di circa 1600 ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi, tutte unità di personale che avevano alle spalle almeno dieci anni di precariato. Quest’anno erano state predisposte tutte le condizioni legislative e finanziarie per concludere il processo di stabilizzazione dei precari storici di tutti gli enti di ricerca italiani. La legge di bilancio 2021, legge 178/2020 art. 1. c. 541, aveva vincolato 25 milioni di euro per il completamento del percorso di stabilizzazione dei precari negli enti pubblici di ricerca.
Ed ora l’ennesimo schiaffo. Ai precari dell’ente è stato detto “No, per voi non c’è posto”. La volontà parlamentare è stata clamorosamente stravolta dal decreto di riparto DM n. 614 del 19/05/2021, emanato dalla Ministra Maria Cristina Messa e approvato lo scorso 22 luglio. Il decreto ha dimezzato le risorse vincolate dal legislatore alle stabilizzazioni destinando al CNR poco più di 3 milioni di euro, sufficienti alla stabilizzazione di 51 unità di personale, a fronte dei 400 lavoratori della ricerca che hanno maturato il diritto all’assunzione secondo la Legge Madia. Lavoratori della ricerca risultati idonei ai concorsi riservati del dicembre 2018 le cui graduatorie scadranno il prossimo 31/12/2021, termine ultimo per l’assunzione. La condizione delle carriere del personale precario ha carattere di urgenza considerando inoltre i nuovi precari che hanno già maturato una notevole anzianità di servizio ed il diritto al riconoscimento a essere assunti.
Mercoledì 28 luglio, giorno in cui sarebbe dovuto essere stato approvato il piano triennale di attività del CNR, circa un centinaio di persone appartenenti ai Precari Uniti CNR ha manifestato la propria protesta a Roma davanti alla sede centrale del CNR. Le battaglie dei Precari Uniti CNR hanno permesso, nel corso degli anni, di ottenere finanziamenti finalizzati alla stabilizzazione degli aventi diritto secondo la Legge Madia e l’ultima manifestazione è stata un successo, scongiurando, almeno per il momento, l’approvazione di un piano assunzionale che avrebbe messo alla porta 350 lavoratori della ricerca.
L’attività di ricerca del personale precario non si è mai fermata anche durante la recente pandemia, nonostante i contratti spesso rinnovati di mese in mese e senza alcuna garanzia per il futuro. Basti confrontare la media degli articoli su rivista pubblicati a testa dai ricercatori precari negli ultimi tre anni (2019-2021, fonte Scopus) con quella di tutto il personale ricercatore del CNR per rendersi conto che la loro produttività è del tutto in linea con quella dell’ente.
Chiamiamo pertanto l’ente ad esprimere la volontà di utilizzare tutte le risorse disponibili nel bilancio per cambiare il destino di chi fa ricerca da anni in modo serio, coscienzioso e produttivo. Se così non fosse la ricerca sarebbe depredata di una risorsa fondamentale, che non solo ha maturato il diritto a essere assunta secondo la Legge Madia ma, pur con le difficoltà contrattuali e spesso economiche che deve affrontare, rappresenta parte attiva e contribuisce in modo sostanziale, significativo e sistematico alla produttività del CNR, oltre a mettere al servizio della comunità le proprie competenze anche per superare l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.
Ricordando l’articolo 9 della Costituzione Italiana (‘La Repubblica promuove lo sviluppo e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.’), ringraziamo per l’attenzione e la visibilità data a tale problematica, fondamentale per la crescita del Paese, che siamo convinti possa definirsi virtuoso solo quando la qualità della Ricerca e dell’Istruzione Pubblica dimostrerà di aver raggiunto i vertici mondiali.
Precari Uniti CNR
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