Lavoro

Giovani e aspiranti manager? Fatevi trovare pronti

14 Maggio 2015

Chiamateli cigni neri, mosche bianche, mucche viola, ma la sostanza è sempre la stessa: i dirigenti italiani under 40 sono pochi. Troppo pochi, anzi, stando ai dati elaborati per Gli Stati Generali da Manageritalia – federazione rappresentativa di dirigenti, quadri e alte professionalità dello stivale. La domanda era ovvia (quanti dirigenti e quadri under 40?), mentre meno ovvia è stata la risposta.

Così l’organizzazione ha operato due tipi di censimenti: uno interno, utilizzando come fonte l’Inps, uno europeo, con dati dell’Ufficio Statistico dell’Unione Europea (Eurostat). Sul fronte interno più che una scoperta si ottiene una conferma: i nostri dirigenti (dato 2013) hanno in media 50 anni e quelli al di sotto dei 40 rappresentano un risicato 9% del totale. Le donne sono meglio piazzate degli uomini in questo gruppo di enfant prodige (15, contro 8%), ma resta pur sempre una distanza siderale considerando i valori assoluti.

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Ed eccoci al confronto europeo (dati 2014) in cui la situazione è quanto mai variegata. Lussemburgo, Polonia, Turchia e Slovacchia guidano la riscossa dei giovani timonieri e viaggiano stabilmente sopra il 40%. L’Italia, che si ferma al 21%, è defilata dalla lista dei buoni ed è al di sotto della media europea sia a 28, che a 15 paesi (rispettivamente 31% e 29%). La sorpresa è che in questa speciale classifica siamo in compagnia di Paesi come Norvegia (25), Svezia (24) e Finlandia (21%). Cucchiaio di legno, invece, per la Danimarca (12%). A guardare le cifre, almeno sotto questo aspetto, si incrina il mito nord europeo. Nota: la differenza fra il dato nazionale e quello europeo è presto spiegata. Mentre il primo – fanno sapere da Manageritalia – si riferisce al solo settore privato, il secondo include anche il settore pubblico. È più corretto, dunque, analizzare i dati separatamente per evitare di mischiare mele con pere.

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La questione, comunque, non è di poco conto. Visto che, verosimilmente, una buona parte delle future scelte strategiche italiane transiterà dalle scrivanie del nuovo che avanza. Lentamente, ma avanza. Anche se trovarne uno non è impresa facilissima, a questo punto è d’obbligo registrare il punto di vista dei diretti interessati. E capire, soprattutto, qual è il contributo che un giovane manager è in grado di dare.

Come mai così pochi? “Onestamente, non credo si possa impostare il tema seguendo il leitmotiv del conflitto generazionale. Non credo all’associazione diretta giovane-bravo”. A parlare è Alessandro Russo, da pochi mesi Presidente del Consiglio di Amministrazione di un colosso che gestisce il servizio idrico integrato per buona parte della Lombardia. Per capirci, parliamo di una società con 800 dipendenti, un patrimonio di quasi 700milioni di euro, valore della produzione a quota 280. La compagine sociale è pubblica e costituita da circa 200 comuni. Con una laurea in Scienze Politiche e un Master in Business Administration in corso d’opera, Russo di anni ne ha 33. La permanenza nel cluster degli under 40, quindi, è assicurata per almeno altri 7 anni. La nomina alla guida del gruppo è datata settembre 2014 ed è giunta al termine di un processo di selezione che ha avuto come perno un’agenzia specializzata nella selezione e nella ricerca del personale. Nella sua faretra, a dispetto della giovane età, diverse esperienze sia nel settore pubblico, sia in quello privato. “Credo che il momento storico che stiamo attraversando – continua – sia favorevole al rinnovamento. O, per lo meno, qualcosa comincia a muoversi. I giovani manager, però, devono dimostrare il proprio valore sul campo”. Ecco, appunto: qual è il suo primo obiettivo? “Dimostrare che l’azienda deve costruire giorno per giorno il proprio futuro, non trascinare se stessa. Gestiamo un bene collettivo – aggiunge, gesticolando – quindi abbiamo delle grandi responsabilità nei confronti dei cittadini. Noi li rappresentiamo e abbiamo siglato un patto che va sempre onorato”.

Nota: confesso di avere un debole per chi, magari senza fare troppo scalpore, gestisce onestamente e con impegno le risorse della collettività. Sono tanti in questo Paese, molti più di quanto spesso si voglia credere. Come gestisce la differenza di età con i suoi collaboratori? “Onestamente la mia età non ha costituito un problema, non è stata percepita in maniera negativa. Sono stato accolto con molta curiosità, sì, ma credo sia normale”. L’azienda che presiede, per inciso, ha un consiglio di amministrazione in cui la media dei componenti (3 donne e 2 uomini) viaggia sui quarant’anni. Come del resto è poco più che quarant’enne, ma con una lunga esperienza, anche il direttore generale. Tornando alla domanda: “credo molto nel rispetto dei ruoli, nel non creare ingerenze nel lavoro altrui. Io devo occuparmi di dove va l’azienda, non di gestire ogni singola procedura operativa. E se mettessi in discussione le decisioni dei manager paralizzerei l’azione dell’azienda”. Quindi lei preferisce delegare? “La mia è una funzione di vigilanza, ma parto dal presupposto cha ciascuno conosca bene il proprio mestiere per rispondere poi dei propri risultati. Non credo nelle gestioni verticali e non mi soffermo troppo sulle questioni di protocollo”. Quanto pesa il fattore economico nella scelta di accettare questo incarico? “Poco, glielo assicuro. Personalmente credo che questa sia un’occasione per dimostrare le mie capacità. E alla fine del mio mandato sarò giudicato per ciò che avrò fatto, non per la mia età. Diciamo che ho voluto accettare questa sfida”. Sfida in cui, mi fa giustamente notare, non è il solo ad essere coinvolto: “anche chi designa un giovane dirigente – prosegue – prende su di sé una parte di responsabilità. Credo che, in questo senso, dovrebbero esserci molti più casi come il mio”. Avere delle occasioni, dunque, è fondamentale. E la fortuna, pesa? “Non credo nella fortuna – precisa. Credo invece sia molto importante saper coltivare gli avvenimenti. È molto diverso. Quello che intendo dire è che quando arriva l’occasione bisogna avere le carte in regola. E soprattutto le idee in ordine”. Il messaggio, dunque, è chiaro: giovani manager, fatevi trovare pronti.

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