Lavoro
Confindustria, legge di Bilancio e Sud. Un piano per il capitale umano
“Nessuno pensi di fare una manovra senza un Piano per il Sud”, diceva Giuseppe Conte ad agosto. Approvato e inviato a Bruxelles il documento programmatico e concesso il via libera alla legge di Bilancio per il 2020 e al decreto fiscale collegato alla manovra, di un serio investimento per la crescita del Meridione e di un vero cambio di passo non sembra esserci traccia. Ma cosa serve in concreto a chi vive e fa impresa su quel territorio per recuperare slancio e speranza?
Lo abbiamo chiesto a Sergio Fontana, dal giugno scorso presidente di Confindustria Bari-Bat (Barletta-Andria-Trani), da giorni reduce dal successo dell’assemblea della confederazione di imprenditori più grande del Mezzogiorno, dopo Napoli, che ha visto anche la partecipazione del presidente uscente, Vincenzo Boccia. “Nel mio ruolo ho quotidianamente contatti con imprenditori che vivono la realtà socioeconomica della nostra terra e ne hanno a cuore il destino e il desiderio di indirizzarne il futuro verso la crescita e la prosperità. Sappiamo bene di vivere in uno dei posti più belli del mondo e siamo felici di essere identificati con la qualità della vita, il mare, il sole e il buon cibo. Ma il mio sogno è che quanto accaduto con la Puglia turistica, diventi realtà anche per la Puglia imprenditoriale”.
Fontana è convinto che dopo il successo del “Titolo secondo” – il piano di misure a sostegno della piccola e media impresa messo in campo dalla Regione Puglia – sia necessario un “Titolo terzo” per il capitale umano. “Vorrei che nelle nostre università fossero iscritti studenti che arrivano da ogni parte del Paese come avviene negli Atenei di Milano, di Bologna, di Firenze e i giovani pugliesi non fossero obbligati ad andare altrove a cercare lavoro. Occorre un sistema di sgravi che fungano da incentivo per gli imprenditori che assumono a tempo indeterminato. Il lavoro precario non fa bene né all’impresa né ai lavoratori e dobbiamo pensare a un sistema che metta i lavoratori nelle condizioni di rimanere”.
A livello nazionale, le misure poste in essere per il rilancio della competitività delle aziende non si sono dimostrate adeguate. La fotografia del confronto dell’Italia con gli altri Paesi europei è impietosa: nel 2017, per i 4,7 miliardi di euro che sono stati stanziati in Italia come forme di sostegno al settore economico, sono 42,3 quelli stanziati, dalla Germania per il sostegno alle aziende. “Una differenza abissale. La situazione nazionale non è rosea: al Sud paghiamo le stesse tasse del Nord ma abbiamo meno infrastrutture e meno servizi. Strumenti come il ‘Bonus Sud’ al momento rappresentano misure ‘spot’. Di tale incentivo all’occupazione nel Mezzogiorno, attualmente in vigore fino al 2020, non si conoscono le sorti, ovvero se diverrà mai un beneficio duraturo come auspichiamo. Quanto al ‘Piano Sud, annunciato durante la Fiera del Levante, dal Primo Ministro Conte, attendiamo che il Governo passi dalle belle parole ai bei fatti. Altri recentissimi provvedimenti nazionali individuati con il chiaro intento di contrastare la precarietà si sono dimostrati, invece, del tutto inadeguati allo scopo, andando a ingrossare le fila dei disoccupati e dei lavoratori ‘in nero’”.
Molto scetticismo anche sull’efficacia del reddito di cittadinanza. “Molto spesso, queste misure hanno nella loro denominazione termini come ‘cittadinanza’, ‘reddito’, ‘dignità’. Termini bellissimi ma usati in maniera impropria. La misura per eccellenza che dà dignità e reddito è scritta nel primo articolo del nostro testo costituzionale. Si chiama lavoro. Tra il 2016 e il 2017, sono state agevolate, con fondi regionali, aziende pugliesi per un importo di 1,2 miliardi, a fronte degli appena 107 milioni nazionali impiegati allo stesso scopo. Gli imprenditori della provincia di Bari-Bat hanno determinato più del 60% degli investimenti complessivi di questa Regione. Oggi l’imprenditoria pugliese riesce a esprimere autentici casi di eccellenza. Ne sono la prova: l’insediamento a Bari di importanti multinazionali dell’Automotive, che hanno fatto della città metropolitana uno dei principali distretti meccatronici d’Italia; la nascita del polo aerospaziale in cui hanno giocato un ruolo determinante le nostre Università; o, ancora nell’area murgiana già nota per il Polo industriale del salotto la recente fioritura del polo dell’informatica, che ci piace chiamare “Murgia valley”, dove alcune PMI locali sono state scelte da importanti investitori nazionali. Non mi aspetto, aiuti a pioggia né assistenzialismo. Ma ci serve preparazione e continuità nelle scelte strategiche. E l’investimento e la valorizzazione dei nostri talenti”.
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