Lavoro

Come abbiamo smesso di imparare. Uova

18 Aprile 2021

Ciò di cui non si può contare, bisogna sognare.

AMM Si addormentava sognando una lunga fila di rette sghembe che si disponevano danzando, prima in forma di griglia, poi di pentagramma. Comparivano note e segni diversi, fino a che i dischi neri delle minime e semiminime iniziavano a saltellare fuori controllo. A quel punto anche una forma umanoide simile alla sua saltava fra le linee, ma si perdeva e non seguiva il tempo degli altri segni. In questo caos danzante, diventava sempre più piccolo fino a perdersi nello sfondo, bianco. La durata indefinita del sogno gli faceva perdere peso, se nella realtà diventava immobile, nel sogno volava. In un lungo disperdersi, il suo pensiero diventava sottile e nel sogno suonava. Il suono della sveglia con data lampeggiava nel televisore di fronte al letto.

Prima di addormentarsi aveva riempito il quaderno di disegni della sua passeggiata veronese. Gli piaceva disegnare a memoria, non quello che vedeva, ma come la sua memoria lo deformava, questo gli interessava. Gli sembrava un atto di grande creatività guardare il non visto ancora della sua memoria. I suoi colleghi giudicavano i suoi disegni irrealistici e disegnati da un bambino e aveva smesso di spiegare loro che era esattamente quello che voleva e che in questo era il suo studio. Una lettura affrettata di Bergson aveva completato la sua assoluta incapacità di spiegare i suoi disegni. Rimaneva il ridicolo con cui lo irridevano i novelli Michelangelo di ombre a quarantacinque gradi e riga e squadra.

Era entrato insomma in una notte oscura che non finiva nemmeno con il suono della sveglia. L’oscurità al mattino diventava solo trasparente. In questa permanenza luminosa dell’oscurità, cercava di ricordare codici e leggi, normative e griglie di valutazione. La seconda sveglia gli ricordava che stava per finire il tempo della distribuzione della colazione.

Alle uova e al caviale di salmone che lo aspettavano nella hall non sapeva anteporre alcuna attività.

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