Lavoro

Chi viene a lavorare su Marte?

15 Gennaio 2016

Davvero qualcosa comincia a muoversi nella cultura di recruiting del nostro Paese? Pare di sì, almeno a giudicare dal tenore di questo annuncio di lavoro, al quale a proposito è ancora possibile candidarsi, dell’Agenzia “Centoeventi”. È un movimento lento, si intende, ma va comunque registrato il segnale di spostamento dal curriculum duro e puro alla persona nel suo insieme. E non sembra poco.

Nell’identikit è possibile leggere Se non sei laureato ma hai sempre letto fumetti e il Sole24Ore, se sei curioso e hai visto il mondo, se il confronto non ti spaventa…per noi tutto questo equivale a un 110. Oppure, Non importa da che settore vieni, ma che ti interessi andare nella direzione in cui andiamo noi. O, ancora, Cerchiamo chi è innamorato della vita, persone magnetiche che amano lavorare con gli altri e mettersi in gioco ogni giorno.

Che fa un candidato abituato al linguaggio ingessato e ai requisiti stringenti degli annunci tradizionali di fronte a un’offerta del genere? Dove sono le richieste di provenienza dallo stesso settore, la laurea con il massimo dei voti, il divieto di scivoloni nel cv, e il meglio-se-automunito? Prima mossa: appurare che non si tratti di un fake, ma di una ricerca reale. Fatto. Allora la curiosità monta perché, non so voi, ma io leggo fra le righe che qualcosa sta cambiando nei ragionamenti di chi assume. Qualcosa che mi porta a pensare che la ricerca potrebbe spostarsi verso elementi più profondi, in direzione del sistema di valori personale, dell’approccio alla vita. Come a dire: sarai bravissimo ma, nell’interesse comune, sali a bordo se hai una visione del mondo che arricchisca entrambi. Come a dire che il lavoro è prima di tutto condivisione degli obiettivi, partecipazione, divertimento (perché no?).

Faccio quindi una ricerchina e chiedo conto di cotanto affronto a Nicolò Boggian, Advisor HR, e Alessandro Martinelli, Presidente di Centoeventi.

Come vi è venuto in mente di pubblicare un annuncio così “eretico”?

Nicolò Boggian: “Si parla sempre più di soft skills e life skills, fondamentali nelle persone da selezionare, ma gli annunci di lavoro continuano ad essere focalizzati quasi esclusivamente sulle competenze tecniche. Poi mi ha colpito, questa estate, la scelta di un big della consulenza con sede a Londra di selezionare profili chiedendo di candidarsi senza un curriculum vero e proprio. La società voleva evitare condizionamenti e pregiudizi (università, età, settore di provenienza) per concentrarsi meglio sulla persona. Così abbiamo deciso di provare a innovare partendo dall’annuncio e poi dallo svolgimento della selezione. Centoeventi si è dimostrata una realtà molto ricettiva”.

Alessandro Martinelli: “La nostra è un’agenzia di comunicazione particolare, lo ammetto. Siamo attivi da 10 anni e abbiamo ambizione e visione. I nostri soci sono giovani con tanta gavetta alle spalle. E poi credo di poter dire che il clima interno è molto buono: i nostri collaboratori hanno tanta energia e la giusta dose di follia creativa. Soprattutto, però, vogliamo attrarre persone di talento alle quali offriamo un ambiente di lavoro in grado di sfruttare le loro potenzialità. Crediamo sia un arricchimento per entrambe le parti”.

Sta cambiando davvero qualcosa nel modo di assumere?

Nicolò Boggian: “Devo dire che la maggior parte delle aziende si muove ancora con modalità di reclutamento tradizionali. Ci sono però strumenti innovativi interessanti come Egg-Up, che utilizziamo in questa selezione per valutare le soft skills dei candidati e la capacità di integrarsi in un team. Egg-Up è uno strumento che valuta non solamente il candidato, ma anche i membri del team del quale farà parte. I risultati forniti dallo strumento vengono poi analizzati in maniera critica, ma il concetto è semplice: un team di tutti leader non può funzionare. A breve lavoreremo con Great Place to Work per i temi del benessere organizzativo, della fiducia e dell’employer-branding. Altre realtà interessanti, sempre in tema di innovazione, sono Meritocracy, Glickon e Just Knock”.

Con una selezione del genere non si rischia di assumere semplicemente uno yes-man?

Alessandro Martinelli: “Non credo. E poi le assicuro che siamo alla ricerca proprio di tutto il contrario. La sfida è di essere attrattivi per quel genere di talenti che cerca qualcosa in più rispetto all’azienda molto strutturata e che funziona con procedure stringenti. Crediamo che il valore aggiunto della persona sia nell’apporto individuale, nella capacità di farci scoprire punti di vista differenti. Stiamo cercando persone che ci facciano crescere, che indichino percorsi nuovi, che vogliano essere parte delle decisioni. Se riusciremo ad attrarre personalità del genere avremo vinto la nostra scommessa”.

Talenti all’ascolto: pronti per la candidatura.

 

 

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