Governo
Andiamoci piano con gli entusiasmi sulla ripresa: qualcuno potrebbe arrabbiarsi
Ora è tutto un coro di “il Paese è in ripresa”, una riproposizione dell’epica secondo cui l’Italia fatata si sta risollevando. Ma, non per essere gufi, questo scenario è difficile da trovare tra le strade e le piazze.
La notizia della crescita, ça va sans dire, ci renderebbe tutti felici, se fosse suffragata da fatti sostanziosi. La verità, dati Istat alla mano, è che il Pil nel 2014 è ancora in calo (-0,4%), la disoccupazione è in calo ma il tasso è comunque al 12,6%, mentre la produzione industriale riprende giusto di qualche decimale e la stima della ripresa per il 2015 è molto al di sotto dell’1%. Dunque, la narrazione sull’italica resurrezione appare un po’ troppo gonfia di retorica e, si perdoni la diffidenza, anche ricca di toni propagandistici da parte di chi deve cercare di raccontare le vicende politiche ed economiche.
L’onestà impone di affermare che è stata arrestata l’emorragia economica e occupazionale. In pratica qualche indicatore ha cambiato segno. Ma non si tratta di una grande novità rispetto a quanto era già stato preventivato: il ciclo negativo è terminato in vari Paesi. Le ultime stime della Commissione europea testimoniano che l’Italia non è proprio la locomotiva d’Europa: un eufemismo per dire che la risalita del Pil è più lenta rispetto a tutti gli altri Stati dell’eurozona e ben al di sotto della media.
Dopo aver accantonato i toni ottimistici, la questione si sposta su un altro versante e porta con sé qualche domanda: quanto sarà consistente la tanto decantata ripresa? E soprattutto: quale impatto avrà davvero sulla vita dei cittadini? La parola equità, che magari non ha un grande fascino nell’era dei Jobs Act, sarà fondamentale per comprendere il modo per distribuire la crescita, che comunque non si annuncia prorompente, alla luce delle già citate analisi Ue, a cui sommo quelle della Banca d’Italia.
Perciò, anche il racconto politico, di Renzi e i suoi “fratelli”, dovrebbe assumere un tono meno festoso, perché – al di fuori dei Palazzi dorati e degli elicotteri usati come bus – ci sono migliaia di cittadini italiani che ancora hanno problemi a trovare un’occupazione e arrancano per arrivare alla fine del mese. Molti di loro diventano paonazzi quando in tv o sui giornali vengono usate espressione celebrative riguardo alla situazione economica in “ripresa”.
Insomma, molti italiani potrebbero arrabbiarsi davvero, mentre ascoltano gli auto-elogi del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, con la benedizione del mainstream informativo. Forse, per una volta, al posto delle fanfare della comunicazione potrebbe tornare utile un po’ di sana prudenza nelle parole e di rispetto verso chi stenta a capire la parola ripresa.
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