Lavoro
Amazon, primi risultati per gli ex interinali di Colleferro
A poco più di un mese dalla prima manifestazione il Comitato degli ex lavoratori somministrati di Amazon a Colleferro catalizza l’interesse del territorio e la situazione in cui versano, insieme a migliaia di lavoratori come loro, approda in Parlamento, a Report e, soprattutto, strappa un risultato concreto: Amazon ha cominciato a richiamarne diversi in servizio. Loro vanno avanti.
Erano scesi in piazza il 10 maggio, effettuando tre presidi davanti al loro ex posto di lavoro, alla sede di Adecco, l’agenzia interinale che li aveva assunti l’anno scorso per conto di Amazon e, infine, davanti al Comune, incontrando il sindaco di Colleferro Pierluigi Sanna, centrosinistra, che si era impegnato a discutere il loro problema nel coordinamento, di recente costituzione, tra i sindaci delle città italiane che ospitano il colosso americano e di chiedere un tavolo con la Regione e il Ministero del Lavoro per trovare una soluzione anche normativa al problema denunciato da questi lavoratori (GliStatiGenerali175021). La manifestazione degli ex somministrati del magazzino Amazon aperto l’autunno scorso nel piccolo centro industriale a metà strada tra Roma e Frosinone aveva raccolto, oltre a quella dell’amministrazione e delle forze politiche di opposizione, anche l’attenzione della Commissione per la pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Velletri-Segni, che in una nota aveva espresso “forte preoccupazione per la situazione riguardante gli ex lavoratori di Amazon Colleferro” e “disappunto per le modalità riguardanti i contratti di lavoro in essere”. Gli oltre cento ex dipendenti, organizzatisi nel Comitato ex lavoratori somministrati Adecco/Amazon di Colleferro, infatti, denunciano l’utilizzo indiscriminato del lavoro precario, ben oltre la necessità di coprire i picchi fisiologici della domanda in alcuni periodi dell’anno, e rivendicano la possibilità di essere riassunti, almeno a tempo determinato, con la speranza di poter diventare, prima o poi, dipendenti stabili del gruppo americano.
Il 26 maggio, alla seconda manifestazione, convocata ancora una volta davanti al Comune, qualche risultato su questo terreno lo avevano già raccolto: diversi lavoratori presenti la volta prima, infatti, quel giorno mancavano perché nel frattempo Amazon li aveva richiamati a tempo determinato per qualche mese, alcuni addirittura fino a dicembre. Un segnale incoraggiante, quasi la rottura di un tabù, per i lavoratori, a cui nei giorni successivi ne sono aggiunti anche altri: “Finalmente”, scrive il Comitato in un comunicato di qualche giorno fa, “la questione è arrivata anche in Parlamento, tramite un emendamento presentato da un gruppo di deputati del PD. Inoltre, lunedì prossimo o il lunedì successivo, durante la trasmissione Report in onda su Rai 3, dovrebbe apparire finalmente anche il servizio giornalistico riguardante la situazione del magazzino Amazon di Colleferro e le testimonianze dirette sulla questione dei lavoratori svantaggiati utilizzati da Amazon per aggirare il limite del tetto massimo della somministrazione a tempo determinato. Stiamo aspettando che esca anche questo servizio giornalistico, in modo da accluderlo insieme alle testimonianze utili per presentare ufficialmente esposto alla Procura della Repubblica competente perché indaghi sul possibile reato di somministrazione fraudolenta, come previsto dall’art. 38bis del Dlgs 81/2015, eventualmente commesso dai responsabili di Amazon e Adecco nell’accaduto. Nella prossima settimana è altresì previsto l’incontro con la regione Lazio, nella figura del suo assessore al lavoro, che si è detto disponibile a incontrare una delegazione degli ex lavoratori insieme al sindacato per discutere e aprire un tavolo di lavoro serio” (il servizio su Report è andato effettivamente in onda lunedì e al minuto 88 si trova l’intervista a Luca Vizzaccaro, portavoce del Comitato: Report140621).
L’emendamento al Decreto Legislativo 81/2015, più noto come “Jobs Act”, presentato dai deputati Cantone, Viscomi, Mura, Gribaudo, Lacarra e Lepri, del gruppo PD della Camera, e inserito negli articoli 49 e 49 bis del Decreto Sostegni, chiede la soppressione del terzo periodo del comma 2, quello che appunto prevede l’utilizzo illimitato dei lavoratori svantaggiati, sostituendolo con un nuovo periodo che prevede anche in questo caso un tetto di utilizzo fino al 50%. Secondo gli organizzatori del Comitato ex Lavoratori somministrati dal giorno dell’apertura a Colleferro Amazon ha impiegato una percentuale di lavoratori interinali compresa tra il 100% e il 200% dei dipendenti a tempo indeterminato. Il vincolo introdotto dall’emendamento, qualora approvato e “salvo ulteriori escamotage” precisa il volantino del Comitato, potrebbe costringere l’azienda a ricorrere a più assunzioni di dipendenti diretti fissi.
In attesa della convocazione da parte dell’assessore regionale al lavoro il Comitato sta cercando anche di trovare alleati tra i lavoratori degli altri stabilimenti del Lazio: “Stiamo cercando di captare il malcontento dei lavoratori del magazzino Amazon di Passo Corese perché possano anche loro denunciare il comportamento immorale e vergognoso dell’azienda e delle agenzie per il lavoro lì operanti (Adecco e GiGroup) nell’utilizzo abnorme di personale precario. Rimane il timore che a Fiumicino, con la prossima apertura del nuovo magazzino di Amazon, possa succedere la stessa sventura capitata a Colleferro e a Passo Corese, con migliaia di lavoratori svantaggiati utilizzati per pochi mesi come forza lavoro usa e getta, anche se si percepisce un fioco ottimismo che gli eventi futuri, dopo le proteste accorate, possano avere sviluppi più positivi”.
Articolo tratto dalla newsletter di PuntoCritico.info del 15 giugno.
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