Lavoro
Alitalia, lavoratori protestano: “Pagateci lo stipendio”
“Per rilanciare Alitalia occorrerebbero 3 miliardi di Euro. 160 nuovi aeromobili e 30 milioni di passeggeri che fossero portati da Nazioni straniere fino a al nostro paese”.
A dirlo, Daniele Cofani Segretario Provinciale della Cub trasporti di Roma dipendente della compagnia di bandiera, proprio davanti al Mise, a Roma, dove oggi i dipendenti Alitalia si sono ritrovati “contro la decisione di smembrare la compagnia per consegnarla a Lufthansa”.
A Milano gli fa eco un’assistente di volo: “Che senso ha in una nazione che vive di turismo non avere una compagnia di bandiera che promuova il proprio paese all’estero?”.
La domanda è pertinente. Del resto la decisione di chiudere il turismo in Italia, chiaro effetto di un’incapacità, di un’incompetenza e di un’inettitudine tutta politica, governo Draghi compreso, con la liceità invece di poter varcare i confini della propria regione per imbarcarsi e fare le ferie all’estero rasenta da vicino la follia.
Sempre che, appunto, si tratti di follia. Perché guardando gli uomini e le donne che rischiano di restare a piedi, sembra invece un disegno mirabilmente pianificato. Niente turismo, niente trasporto aereo. Chi ci guadagna, verrebbe da chiedersi?
Il disagio di chi con Alitalia ci campa, si percepisce in modo forte. Soprattutto, e sono ancora una volta donne, quando dicono senza mezze parole che questo mese non è arrivato lo stipendio mentre c’è qualcuno che aspetta la cassaintegrazione da mesi.
Sono anche tanti quelli che hanno paura di parlare. Segno che la democrazia qui, da queste parti, ha abdicato da un pezzo. E certo colpisce che a parlare ai manifestanti, tra i delegati sindacali, siano quelli di base. Ovviamente guardati a vista da Polizia locale, Digos, la sicurezza interna. Se coloro che dovrebbero rappresentare un pezzo del nostro patrimonio vengono fatti percepire come un pericolo, allora tutto si spiega.
Tra i manifestanti ci sono anche tanti bambini, che accompagnano i loro genitori. Sono bambini piccoli. E quando lo stipendio non arriva e in più ti chiudono le scuole e gli asili nido, allora diventa inevitabile doverti curare di loro anche in orario di lavoro. Lavoro che non c’è, o non c’è più. Chi ci guadagna ad impoverire il nostro paese?
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