Lavoro
Adidas, licenziati preventivamente, ma la chiamano ristrutturazione
Fatturano 22 miliardi di Euro. Hanno ampi margini in Italia, in Europa e nel mondo. Ma Fabio Favini, uno dei direttori Adidas, in aula in commissione attività Produttive in regione, dichiara “che dobbiamo delocalizzare perché noi cresciamo e guadagnamo ma il mercato cresce dieci volte più di quanto cresciamo noi. Dunque occorre garantire la possibilità e la volontà di restare competitivi. Per questo abbiamo deciso di andare in Portogallo.” Gli domanda allora un consigliere Pd: ma quindi a fronte dei guadagni e dei 41 licenziati, voi andate a ristrutturare l’azienda mettendo insieme nuovi tools in Portogallo: ma cosa ne viene all’Italia e alla Lombardia?
Risposta: “Di fatto un saldo negativo, ma in questo modo garantiamo che l’azienda resti e che un giorno magari sia la città di Monza a diventare un centro di eccellenza”
Tradotto: cari italiani, cari lombardi, e noi sappiamo che per voi prima vengono gli italiani e i lombardi, noi siamo pronti a restare se vi adeguate alle ristrutturazioni, a salari più bassi e a condizioni di lavoro nuove e più restrittive. Per cui, agendo sulla parte amministrativa preferiamo tagliare.
Domanda un consigliere dei 5 Stelle(Fumagalli): “Scusate ma come fate voi che investite nel settore della promozione commerciale per miliardi di Euro, a non riuscire ad evitare i licenziamenti? Scusate ma è questo l’esempio che date, come multinazionale? È così che vi occupate di fare promozione sociale? Perché voi ristrutturate ma non c’è reale crisi aziendale.”
No, non c’è crisi aziendale. Ma quando gli uomini diventano numeri, ristrutturare non è un problema. Se le persone non sono più considerate esseri umani, carne viva, coscienza, allora scardinare la vita delle persone diventa la cosa più normale del mondo. È l’economia, bellezza
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