Innovazione
Torino, Innovation Center: viaggio nel grattacielo delle start-up
Le rivoluzioni si cavalcano o si subiscono. E per lungo tempo è sembrato che il sistema Italia non fosse pronto ad abbracciare la più importante rivoluzione del nostro tempo, quella tecnologica. Un ritardo pericoloso, se si considera come molte di queste innovazioni abbiano sì il potere di far compiere un salto avanti alle imprese che sanno sfruttarle, ma anche quello di mettere fuori mercato chi resta indietro.
Il caso della blockchain è esemplare: la tecnologia che sta dietro le criptomonete ha potenzialità che vanno molto al di là della moneta virtuale (transazioni e scambi sicuri, contratti “smart”, autenticazione automatica di beni preziosi e altro ancora); allo stesso tempo, l’applicazione finora più nota della blockchain, vale a dire i Bitcoin, nasce con il preciso scopo di eliminare le banche attraverso la più completa decentralizzazione.
Non è un caso, allora, che Intesa Sanpaolo sia uno dei 40 istituti bancari (i principali al mondo) a far parte di R3, un consorzio con sede a New York che ha lo scopo di studiare e investire nelle applicazioni che la blockchain può avere nel settore finanziario. In particolare, nel settore FinTech (financial technology); uno dei campi del digitale su cui si concentra l’attenzione di Intesa Sanpaolo e del suo Innovation Center, sotto il quale sono stati riuniti tutti i progetti d’innovazione del gruppo e che per il 2016 ha a disposizione un budget di 200 milioni di euro.
La sede dell’Innovation Center si trova al 31° piano del grattacielo torinese di Intesa Sanpaolo, progettato da Renzo Piano. Qui si trovano le 100 risorse, attive su 50 progetti, che lavorano a tempo pieno sulle iniziative ad alto tasso d’innovazione. Altri uffici si trovano invece nelle tre capitali mondiali della tecnologia digitale: Londra, New York e Tel Aviv.
L’attività dell’Innovation Center si potrebbe sintetizzare così: monitoraggio, accelerazione e matching delle più promettenti start-up internazionali e italiane; con l’obiettivo sia di acquisire innovazione per i processi interni di Intesa Sanpaolo (concentrandosi soprattutto sul settore FinTech), sia di mettere in contatto (il cosiddetto “matching”) le start-up con le imprese clienti del gruppo che, spesso, non riescono da sole a stare dietro alle ultime innovazioni e potrebbero trovare un grande valore aggiunto nel lasciarsi “contagiare” dalle sperimentazioni tecnologiche in corso.
Quella promossa dall’Innovation Center è un’attività che ha un’importanza strategica per le start-up italiane. Il panorama nazionale, infatti, non è ancora dei più promettenti: non perché manchino le idee, ma per la scarsità di investimenti. Nel 2015, gli investimenti dei venture capitalist in Italia si sono fermati a 100 milioni di euro, contro i quasi due miliardi investiti in Francia e il 2,6 miliardi investiti in Germania. I pochi capitali riversati sul nostro paese si riflettono sui risultati ottenuti: nella top 100 europea stilata da Redherring, è presente una sola start-up italiana.
Proprio per questa ragione, un lavoro come quello che viene svolto da Intesa Sanpaolo potrebbe aver ricadute decisive sul sistema nazionale delle nuove imprese ad alto tasso tecnologico, che vengono spesso penalizzate dall’assenza di punti di riferimento che abbiano la forza e l’autorevolezza per metterle in contatto con imprese e investitori, o che possano investire loro stesse nelle idee più promettenti. Un vuoto che proprio l’Innovation Center può contribuire attivamente a colmare: “Da anni il nostro impegno con i fondi di venture capital ha portato all’investimento in decine di start up ad alto tasso tecnologico”, spiega Maurizio Montagnese, Chief Innovation Officer di Intesa Sanpaolo e responsabile dell’Innovation Center. “Il recente lancio dei due fondi complementari di corporate venture capital e di venture capital rafforza il nostro ruolo come uno dei principali gruppi attivi in quest’area d’investimento”.
L’attenzione dell’Innovation Center, ovviamente, si rivolge anche al di fuori dei nostri confini: oltre al consorzio newyorchese R3 (che ci occupa di blockchain, ma non solo), sono state siglate partnership a Londra (tra cui quella con SetSquared, il più importante incubatore universitario, e Startup Bootcamp, attivo anche a Singapore), in Israele (per esempio con Bank Leumi, The Floor, Start Up Nation Central e altre ancora), in Giappone e a Hong Kong.
Avere “presidi” ai quattro angoli del globo permette sia di monitorare le migliori start-up a livello mondiale, sia di mettere in contatto quelle italiane con imprenditori statunitensi, britannici, israeliani e non solo.
Da una parte, quindi, la ricerca e l’analisi delle soluzioni più innovative presenti sul mercato nazionale e internazionale, che possono rappresentare un’opportunità di sviluppo per Intesa Sanpaolo o per la sua clientela; dall’altra la capacità di costruire una rete di relazioni con imprese, start-up, università, incubatori, centri di ricerca. Il tutto con lo scopo di diffondere la cultura dell’innovazione all’interno del gruppo e in Italia: “L’innovazione è ormai una delle poche leve di sviluppo competitivo per le imprese di qualsiasi dimensione e di qualunque settore. Il nostro ruolo è accompagnarle in questo cambiamento con servizi e soluzioni innovative, diffondendo allo stesso tempo la cultura dell’Open Innovation”, prosegue Montagnese.
Un obiettivo ambizioso che si articola in tre diversi progetti. L’ultimo nato è Neva Finventures, la società d’investimento in corporate venture capital di Intesa Sanpaolo, fondata nell’aprile 2016, che può contare su una dotazione di 30 milioni di euro (estendibili fino a 100) per investire nelle più promettenti start-up in ambito FinTech o per partecipare a fondi di venture capital. “A questo si aggiunge la nuova partnership con Quadrivio nel venture capital, che porterà alla costituzione di un nuovo fondo con obiettivo di raccolta a 120 milioni di euro”.
La Startup Initiative è invece il programma di accelerazione internazionale, che ha lo scopo di selezionare le migliori start-up per prepararle al confronto con il mercato e aiutarle a entrare in contatto con potenziali investitori e partner industriali. Nato nel 2009, molto prima dell’hype che si è generato attorno a questo fenomeno, fino a oggi il programma ha realizzato 88 forum d’investimento tra Italia, Regno Unito, Germania, Francia, Stati Uniti e Israele, focalizzandosi nei settori tecnologici del mobile, biotech, healthcare, automotive, foodtech e altri ancora. In questo modo, 650 start-up sono entrate in contatto con 7.500 tra investitori, imprese e operatori nel campo dell’innovazione, raccogliendo complessivamente finanziamenti per 67 milioni di euro.
Tra le ultime iniziative realizzate nell’ambito di Startup Initiative troviamo “BioInItaly”, meeting dedicato al settore delle biotecnologie che si è svolto a Milano nell’aprile 2016, o il CleanTech 2016, che si è tenuto sempre a Milano alla fine di giugno.
A chiudere il cerchio è Tech Marketplace, la piattaforma digitale creata dall’Innovation Center per mettere in contatto chi offre nuove tecnologie e chi invece le va cercando. A oggi, stando ai dati riportati sul sito, sono oltre mille le offerte di tecnologia proposte sul sito, che hanno la possibilità di venire adottate dalle oltre seimila imprese, clienti di Intesa Sanpaolo, che hanno aderito all’iniziativa.
Una realtà, quella di Tech Marketplace, che dal virtuale si sposta anche nel mondo reale: le società che si iscrivono al portale per presentare la loro tecnologia possono incontrarsi fisicamente con gli investitori, a seconda del settore tecnologico in cui operano e della zona geografica. “La novità del Tech Marketplace è rappresentata dal consolidamento del network territoriale sia nazionale che internazionale, che va arricchendosi sempre più di partnership strategiche con università, centri di ricerca, hub di innovazione e altro ancora”, spiega ancora Montagenese.
In un mondo in cui si parla sempre più di decentralizzazione, dematerializzazione, realtà virtuale o aumentata, riunire offerta e domanda in un luogo fisico e fare incontrare le persone è probabilmente ancora il modo migliore per portare a termine gli affari più promettenti.
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