Innovazione
Pronti al metaverso? Verso l’iper-realtà
Ne avrete sentito parlare: Zuckerberg ha lanciato in queste ore “META”, il rebranding di Facebook. O forse la sua evoluzione. E ufficialmente si candida ad iniziare una nuova era nelle esperienze digitali. Come Mark stesso ha anticipato in una intervista fatta nel luglio scorso a The Verge, lo scopo adesso diventa passare da una social media company a una “metaverse company” dove l’internet viene “incarnato”. Ma siamo davvero sicuri di sapere cosa è un metaverso e ci serve realmente una iper-realtà?
ESSENZA E CARATTERISTICHE DI UN METAVERSO
Sappiamo già che il termine deriva dalla fantascienza. Il primo a parlarne è stato Neal Stephenson in un suo romanzo del 1992 (Snow Crash). In sostanza un metaverso è la convergenza tra realtà virtuale, realtà aumentata e realtà fisica in uno spazio-piattaforma condiviso. Un insieme indistricabile tra vita e fiction: bolle di soggettività personale e fatti concreti. Non un gioco, non un passatempo, non un video-game virtuale, non un semplice spazio digitale o una nuova App. Ma – se si imporrà – sarà la vita. Anzi una iper-vita. Qualcosa di simile a quello che si può vedere nel film Ready Player One di Spielberg. È stato poi Matthew Ball che recentemente, nel 2020, in un suo ottimo saggio online ha delineato le caratteristiche di un metaverso, che ci fanno certamente riflettere.
Un metaverso infatti è, secondo Ball:
Persistente: non si può spegnere o resettare. Una volta che ci entri, sei dentro. E ci vivi. Quello che succede è affare tuo.
Consistente: essendo una estensione della nostra vita o – come dice Zuckemberg – un “internet incarnato” ha lo stesso valore della vita reale. Ciò che succede nel metaverso succede nella vita reale di ognuno e di tutti. È contemporaneamente pubblico e privato.
Interoperabile: offre possibilità senza precedenti di interscambio tra fiction e realtà, soggettività e oggettività, dati e rappresentazioni, contenuti ed esperienze. È il regno realizzato dei regimi di verità.
Tele-ubiquo: si potrà essere dappertutto con chiunque. Si potrà “telefonare” a qualcuno e tele-portarlo nella nostra realtà o viceversa essere noi “tele-portati” nella sua.
Economico: individui, istituzioni e aziende possono investire su questa iper-realtà. Comprare e vendere tutto: sogni, desideri, aspirazioni, esperienze, incubi… contenuti artificiali che diventano ad alto valore simbolo-finaziario. Se le monete di questo metaverso saranno poi le crypto-valute, il boom sarà senza precedenti.
Socio-partecipativo: non esistendo più la differenza tra pubblico e privato, in un metaverso siamo tutti agenti protagonisti della co-costruzione di questo spazio e di quello che vi avviene “dentro”, che poi è ciò che succede “fuori”.
La “Metaverse era” non sarà caratterizzata quindi da “avatar” infantili che si rincorrono sulle nuvole ma persone che potranno avere – grazie a vari device (alcuni già esistenti, altri forse che nel futuro saranno ad impianto fisico) – diverse esperienze ubiquitarie, economiche, sociali, psicologiche e politiche.
La fine dello spazio-tempo per come lo conosciamo. E l’inizio di una nuova realtà che diventerà il “realistico”: il racconto finzionale e costante della nostra vita.
Credits: Screenshot website Meta
ABBIAMO BISOGNO DEI METAVERSI?
Ci vorranno un po’ di anni per capirlo. La mia anima da pionere curioso e ottimista mi porta a dire sì: sarà un nuovo salto nella nostra evoluzione socio-antropo-economica.
La mia indole da studioso e studente cinico invece mi mette in guardia, non solo perché il nostro Zuck, o chi per lui, a quel punto avrà in mano le nostre anime (oltre che i nostri dati biometrici), ma soprattutto perché i metaversi nei romanzi di fantascienza sono sempre delle risposte più o meno compensative a realtà concrete distopiche.
Da Ready Player One a Snow Crash passando per Matrix, quello che la letteratura fantascientifica ci racconta è che quando i sistemi geopolitici diventato totalitari e disumani le persone si rifugiano in paradisi artificiali. La fiction per resistere alla distopia.
Mi consola però il fatto che – sempre in quei romanzi – da qualche parte qualcuno ha nascosto una chiave per “risvegliarsi” e “liberarsi”.
Come già ci insegnava Platone molto tempo fa, viviamo in caverne dove vediamo le nostre ombre. Facciamo in modo che il metaverso non sia una nuova caverna.
POST SCRIPTUM
Caro Mark, scusa la piccola riflessione critica ma da appassionato di tecnologia, fantascienza, comunicazione e vita umana, devo fartela. Come mai hai lanciato una cosa così ambiziosa come il Metaverso e per annunciarlo al mondo hai solo scelto un sito web dove hai inserito alcuni video per spiegare – in 2D – cosa sarà l’iper-realtà 3D ubiquitaria? Mi sarei aspettato qualche piccola esperienza d’uso in più. Non vorrei mai che tutta questa enfasi alla “Metaverse era” fosse un modo per distrarci da altri tuoi impegni.
Ma sicuramente avremo modo di riparlarne.
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