Governo

Politica industriale e innovazione: Yezers incontra il Ministro Patuanelli

23 Luglio 2020

Investimenti, produttività, innovazione e transizioni tecnologiche. Attorno a questi grandi temi si è sviluppato l’incontro telematico organizzato da Yezers mercoledì 1° luglio, che ha visto la partecipazione del Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, il quale ha affrontato alcune tematiche legate al sistema industriale del nostro paese, evidenziandone le criticità e le prospettive future.

Il Ministro, in particolare, ha individuato tre questioni di fragilità che affliggono il sistema produttivo italiano, illustrando le linee guida di alcuni interventi di pianificazione e rilancio che il governo ha adottato e intende adottare in futuro nelle politiche industriali, analizzando inoltre il ruolo dei settori produttivi strategici e il rapporto tra giovani e imprenditoria. “La crisi generata dal Covid-19”, ha spiegato il Ministro, “ci permetterà di affrontare e risolvere alcuni temi aperti che sono sul tavolo da parecchio tempo. Risulta impensabile, come ha ben detto Stiglitz già a fine aprile, rischiare di sprecare questa occasione”.

La sottocapitalizzazione delle imprese, l’incapacità di aggregazione delle stesse – con una conseguente frammentazione del tessuto imprenditoriale – e il tema dell’innovazione sono, secondo il Ministro, tre aspetti di fragilità che investono i tessuti produttivi del nostro Paese, la cui genesi risale ad “anni di assenza, se non per spot, di disegni di politica industriale”.

Le aziende sottocapitalizzate, ossia quelle che per carenza di mezzi propri faticano a perseguire in maniera ottimale gli obiettivi aziendali, “soffrono, in particolar modo, per le difficoltà di accesso alla liquidità”. “Dobbiamo agire sulla capitalizzazione”, ha continuato Patuanelli, aggiungendo che “abbiamo già implementato alcune misure nei diversi provvedimenti di quest’ultimo periodo, aiutando le imprese ad investire e reinvestire nella propria azienda”. Talune modalità per trasferire il rating d’impresa, ad esempio, potrebbero rappresentare, secondo il Ministro, una soluzione per sostenere la solidità aziendale delle imprese della medesima filiera produttiva. “Abbiamo alcuni campioni nazionali in diversi settori produttivi, che lo sono anche a livello europeo, i quali hanno un rating molto alto che potrebbe essere trasferito nelle filiere”.

Proprio il concetto e il valore di filiera produttiva è la base di partenza per comprendere il secondo grande limite che investe il mondo produttivo nazionale, ossia l’incapacità di aggregazione delle imprese. Un dato impressionante: in Italia abbiamo circa 5.800.000 partite IVA e il 96% delle aziende sono di piccola dimensione, dunque sotto i dieci dipendenti – ma la media è di 2.5 addetti per impresa. C’è dunque una frammentazione del tessuto imprenditoriale molto significativa e diffusa. “Credo che i ragionamenti che stiamo facendo, proprio nell’ottica delle prossime misure da mettere in campo, debbano accompagnare le imprese e le aggregazioni” spiega il Ministro. “Ci sono dei consorzi che hanno funzionato molto bene; penso a quello della ceramica, nell’area emiliano-romagnola, dove piccole aziende hanno mantenuto il profilo di artigianalità peculiare delle loro produzioni, facendosi concorrenza sul piano interno, ma unendosi assieme per fare ricerca e sviluppo, originando prodotti leader sul piano internazionale”.

L’esperienza dei consorzi, dunque, ha fatto sì che, sul piano delle sfide globali, le imprese abbiano potuto convogliare sviluppo, ricerca e innovazione per mantenere alta la qualità del Made in Italy nel mondo. La capacità di innovare i processi e i prodotti resta pertanto alla base della forza industriale e della possibilità di sperimentare percorsi di crescita diversi; in tal senso il Ministro richiama le modificazioni che sono apportate al Piano 4.0 al fine di supportare con maggiore efficacia l’innovazione anche a livello di piccola impresa, mediante l’utilizzo mirato dell’incentivo fiscale sotto forma di credito di imposta in sostituzione delle pregresse misure che differenziavano tra ammortamenti e beneficio fiscale.

Ciascun settore industriale ha un peso importante nel nostro paese, ma credo che quello automobilistico, la siderurgia e le costruzioni siano i pilastri fondamentali su cui si basa gran parte della nostra manifattura”, ha spiegato il Ministro. Sull’automotive il grande tema è quello della transizione dal motore endotermico alla trazione elettrica, poiché anche gli interventi nel settore dei trasporti sono centrali nel raggiungimento degli obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC 2030). “Per ridurre le emissioni di CO2 la trazione elettrica è una delle grandi possibilità che abbiamo e il percorso di transizione va guidato e supportato, anche in considerazione del fatto che il motore elettrico è molto semplice, senza troppe componenti; la conseguenza è che per produrlo avremo bisogno di una forza lavoro inferiore”. Il settore automobilistico subirà, inoltre, altre trasformazioni: in particolare il Ministro ha rilevato come ci si stia spostando rapidamente verso la necessità del cittadino di acquistare mobilità più che mezzi veri e propri. Sull’acciaio, invece, il grande tema è sicuramente Taranto e quindi la transizione verso una produzione siderurgica più compatibile con l’ambiente. “Chiudere l’area a caldo dell’ex Ilva, arrivando in 5-10 anni ad un’acciaieria completamente decarbonizzata, tenendo solo i forni elettrici, con la possibilità di riconvertirne l’alimentazione a idrogeno. Il più grande impianto di produzione siderurgica deve essere un modello di riferimento, bisogna abbandonare i paradigmi del passato e il sistema europeo dovrà proteggerci dalle penetrazioni delle produzioni estere”. Allo stesso tempo non poteva essere trascurato il settore delle costruzioni, da sempre centrale come rilevanza nel dato complessivo di ricchezza prodotta e delle relative dinamiche. Le misure per il rilancio del settore si sono concentrate sull’utilizzo del credito di imposta a fronte di lavori eleggibili in ambiti specifici: il miglioramento dell’impatto ambientale e della sicurezza a fronte di eventi sismici. Il contribuente consumatore può infatti realizzare lavori nei suddetti ambiti vedendosi riconoscere o un credito di imposta del 110% del corrispettivo dei lavori ottimizzabile in base al proprio “cassetto fiscale” o uno sconto sul corrispettivo concesso fino alla sua concorrenza da parte del fornitore dei lavori o la possibilità di cedere il credito di imposta ad una banca o altro intermediario finanziario. L’effetto è quello di una creazione di moneta fiscale che può favorire in misura consistente il rilancio produttivo del settore delle costruzioni, essendo tra l’altro concessa la trasferibilità dei crediti di imposta anche da parte di chi ha realizzato i lavori.

Nel corso dell’incontro Patuanelli ha affrontato anche il tema dei giovani, focalizzandosi in particolare sulla necessità di ampliare i modelli educativi tradizionali, che risentono dell’influenza delle trasformazioni del mondo del lavoro, accelerate dalla spinta dell’innovazione e delle transizioni tecnologiche. “Probabilmente tra dieci anni ci saranno dei lavori che nemmeno immaginiamo possano esistere. Questa è una grande sfida, perché va a incidere sulla parte formativa. Dobbiamo spostarci verso modelli educativi più aperti, che enfatizzino e sollecitino le competenze intrinseche di ciascuno”. “Non posso affermare che l’Italia sia il miglior Paese per un giovane che vuole crescere professionalmente”, ha continuato il Ministro, “ma dobbiamo fare in modo che lo diventi”. Sul fronte della formazione imprenditoriale, uno dei temi che il governo ha affrontato nel corso degli Stati Generali recentemente tenutisi a Roma, confrontandosi con Confindustria e con le associazioni di imprenditori, Patuanelli ha rilevato che “non c’è stata la capacità del mondo imprenditoriale di innovarsi e di formarsi nelle nuove competenze necessarie”, evidenziando come gli incentivi sul credito d’imposta a favore di chi assume competenze che vadano a formare il proprio personale non abbiamo funzionato efficacemente. “Dobbiamo capire come modificare questo strumento, per far sì che i giovani imprenditori lo utilizzino per formare se stessi, così da avere un’implementazione delle competenze da mettere a disposizione dei mondi produttivi”.

 

Infine, attenzione specifica è stata dedicata anche al tema delle start-up. Il Ministro ha elencato alcuni strumenti messi a disposizione in questi ultimi mesi dal governo, come l’attivazione del Fondo Nazionale Innovazione (FNI), con una quotazione di un miliardo, affiancato da un fondo di venture da 200 milioni che completa le operazioni del FNI. Inoltre sono stati stanziati ulteriori fondi a beneficio dei centri che si occupano di trasferimento tecnologico.

 

Francesco Giorgi

Membro della Redazione di Yezers

 

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