Innovazione

Divulgare la materia

20 Luglio 2019

L’esperimento della doppia fenditura, il muro di Planck, il gatto di Schrödinger e quindi?

Dall’avvento dello smartphone con relativo immaginario portatile e condiviso fino alla strabiliante idea di Bitcoin-Blockchain siamo immersi in un mondo debitore di scoperte che non riescono a superare la barriera della citazione. Eppure l’esperimento della doppia fenditura e, cioè, l’equivalente nella fisica quantistica della mela newtoniana, ancora non conosce una diffusione e nemmeno un’interpretazione divulgativa tale da dargli la popolarità che una scoperta di queste dimensioni meriterebbe.

Aver sostanzialmente osservato la natura duplice della materia e, ora, anche dell’antimateria e cioè la sua identità allo stesso tempo particellare e ondulatoria – identità che lo stesso osservatore gli affibbia con la semplice osservazione-basterebbe a saldare la rottura dell’eterno problema del dualismo mente/corpo.

Ma ancora ci vogliono molti strati di filosofia e scienza nelle versioni più disparate per preparare una lasagna quantistica confinata però nella nuvola new age.

Eppure già nel 1975 un libro come Il Tao della fisica sancì inequivocabilmente il patto tra spiritualismo orientale e fisica del Novecento. E a partire dai dialoghi degli anni Sessanta tra un pensatore rivoluzionario come Jiddu Krishnamurti e il fisico statunitense David Bohm (il primo un Osho decisamente meno pop e molto più complesso e il secondo un fisico quantistico coraggioso fautore della teoria dell’universo implicito), fino ad arrivare all’attivismo quantistico di un fisico indiano che in sé racchiude sapere orientale e occidentale come Amit Goswami, ci troviamo oggi di fronte alla parcellizzazione di un sapere il cui livello di autorevolezza rischia di precipitare.

Le miriadi di pseudo influencer, sedicenti scienziati, visionari esaltati o semplici cacciatori di followers che millantano teorie di sviluppo personale, self-awareness o autoguarigione avallati dalla patente quantistica stanno dilagando: una vera e propria corrente divulgativa particellare che non riesce a trovare un’onda portante. Un processo divulgativo che si trova però ai confini delle discipline.

 

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