Innovazione
L’editoria di domani vista da Yale
Tra qualche anno nessuno prenderà più in mano un libro. Questo apparentemente ineluttabile pronostico torna periodicamente, e i suoi profeti indicano il probabile carnefice della lettura di volta in volta nelle sale cinematografiche, nelle radio, nella televisione a colori e, da ultimo, nei social network. Per nostra fortuna viene puntualmente smentito dai fatti e così scopriamo che, ad esempio, il mercato statunitense del libro è stabile quando non in crescita, che i più giovani sono forti lettori e che i luoghi comuni, come spesso accade, non superano la prova dei fatti.
Tuttavia la settimana dell’innovazione in editoria che si è svolta a cavallo tra luglio e agosto nel prestigioso ateneo di Yale a New Haven in Connecticut non ha eluso le domande sui libri di domani, soprattutto su come li leggeremo.
Se da un lato c’è una grande attenzione alle nuove tendenze del mercato (ebook, podcast, audiolibri), dall’altro si cerca però di non sopravvalutare tendenze di sicuro interesse ma ancora marginali in molti mercati. Il libro resta, per ora, di carta. Mentre cambiano radicalmente i canali con i quali i lettori scoprono i nuovi titoli.
È proprio attorno al ruolo del lettore che si concentra maggiormente l’attenzione. Quasi tutte le strategie, non solo di comunicazione, ma anche di programmazione editoriale si scoprono volte, più che in passato, a interpretare i gusti dei lettori e, soprattutto, a coinvolgerli.
Se la presenza di editori da ogni parte del mondo mette a nudo un mercato tutt’altro che armonico, fortemente diviso tra player a vocazione globale (prevalentemente quelli di lingua inglese e spagnola) e player a vocazione nazionale (in linea di prima approssimazione tutti quelli che operano con lingue diffuse in un’unico Paese o in un’unica area geografica), al tempo stesso permette di individuare alcuni elementi chiave dell’innovazione in editoria.
Il competitor dell’editore cessa infatti di essere l’altro editore, anche se sopravvivono rivalità storiche e “di bandiera”, e diventa chiunque produca contenuti per il tempo libero dei lettori, sempre più affollato tra consumi culturali, di intrattenimento e di distrazione. Così un nuovo romanzo gareggia spalla a spalla con un’offerta pressoché infinita di contenuti in streaming, dalla musica al cinema, dalle serie Tv allo sport. E per attrezzarsi alla sfida gli editori devono cambiare il proprio ecosistema. Il rapporto con i lettori, come si è detto, ma anche e soprattutto le esperienze che offrono. Il libro, da solo, sembrerebbe non bastare più e cresce la domanda di contenuti non alternativi ma complementari. Quello che sembra certo è che ci sono grandi spazi per sperimentare e proporre. Tuttavia non sempre le strutture delle case editrici, soprattutto quelle più articolate, lo consentono. Così l’editoria rimane un settore in apparente contraddizione, con una forte domanda di innovazione alla quale si fatica a corrispondere un’offerta adeguata. Anzi, resta forte la seduzione della conservazione, della protezione di un segmento di mercato ancora capace di far registrare numeri di sicuro interesse. Anche per questo il futuro del libro ha ancora molte incognite, ma quasi certamente vedrà l’editore trasformarsi in un soggetto capace di una produzione di contenuti diversi e multicanale, più simile, per certi versi, a una media company che a una tradizionale casa editrice.
Tramonta, invece, il mito della disintermediazione. Dal self publishing alle piattaforme di scrittura condivisa, che pure avevano registrato qualche anno fa un grande interesse, arriva chiaro il messaggio di un progressivo disinteresse dei lettori, che viceversa propendono per contenuti immediatamente fruibili e di alta qualità, come nel caso degli audiolibri. In altri termini tramonta l’idea che l’editore potrà andare in soffitta in nome di un diverso rapporto tra lettore e autore. Se questo rapporto ci sarà (e per certi versi già c’è) sarà per via di una diversa intermediazione dove il ruolo dell’editore sarà con tutta probabilità diverso dal passato e, contrariamente ai pronostici, più autorevole e forte.
Molte ipotesi e poche certezze al termine della settimana. Tra pagine di appunti e pile di biglietti da visita scambiati, resta la sensazione che sia iniziato un percorso di scambio positivo tra persone che condividono lo stesso lavoro e la stessa passione in diversi angoli del globo. Raccontare bookabook anche qui è stata una sfida stimolante e credo anche molto utile.
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