Innovazione
L’amico geniale
Ma sarà veramente così geniale Elon Musk? Riuscire a far lavorare gratis gente qualificata sa più di sfruttamento…
Stabilire il legame che ci sia tra Trump e Musk non è difficile intuirlo: i quattrini e la totale spregiudicatezza per ottenere ciò che entrambi vogliono sono i punti in comune principali, quelli più evidenti.
È un modello abbastanza facile da decifrare, anche perché viene mostrato come valore aggiunto a una massa di elettori che sono disorientati e che hanno paura di perdere il loro sogno americano, non rendendosi conto in che incubo sono andati a cacciarsi.
Il primo passo che Trump ha fatto è il tentativo di far tabula rasa degli oppositori, tenendo fede alle promesse elettorali. E gli oppositori si annidano nella giustizia e nella burocrazia, perché le leggi forse varranno per l’uomo della strada che rapina la vecchietta ma non per i grandi miliardari che invece danno lustro al Paese. Tutti i processi per truffa e per attentato allo Stato di cui Trump è protagonista assoluto, puff, svaniti per incanto perché il presidente è immune, altro che vaccinazione. Anche Briatore, altro genio di casa nostra, la pensa così, perché sono i ricchi che assumono i poveri e gli regalano lo stipendio, per cui non riesce a capire il motivo della tassazione maggiorata (ai ricchi).
Ma Elon Musk fa di più. Appena investito del suo ruolo di miglioratore ufficiale, sebbene formalmente l’investitura non sia propriamente ministeriale nel senso classico, comincia a reclutare lavoratori geniali e, soprattutto, patriottici e “rivoluzionari”, per annientare le barriere burocratiche che sono d’intralcio alle persone che contano e che vorrebbero produrre un benessere nuovamente grande per rifar grande l’America.
Il bando che Musk affida ai suoi social network però avvisa che seppure il lavoro richiesto sia di alta specializzazione, perché richiede una sapienza informatica e comunque tecnica elevatissima, oltre al patriottismo, non sarà retribuito. Eppure i prescelti dovranno lavorare ottanta ore alla settimana per rifar grande l’America.
Ieri dicevo di Musk che il sacrificio umano per lui (e per Trump) non ha alcuna importanza perché nella loro folle mappa mentale il benessere che ne seguirà sarà immenso. Ucciderne pochi per dar beneficio al resto. Io credo che sia il contrario ossia ucciderne molti, moltissimi, per far prosperare solo pochi.
Ma non era l’uomo più ricco del mondo? E se ti servono tecnici che ti aiutino nel tuo disegno futurista (o forse antichista) pagali quello che è giusto, no? Oppure significa che quei soldi che dici di avere in realtà sono soldi del Monopoli e non valgono nulla. Sono tutte criptovalute, dite? Quindi denaro fasullo. Perché sennò non sarebbe cripto.
Io sono veramente curioso di vedere quanti esaltati presteranno la propria opera gratuitamente per l’amico geniale di Trump.
Senza uno stipendio, e di un certo livello, il sogno americano non si può comprare, le cose costano. Le auto elettriche Musk non te le regalerà mica, potrà farti lo sconto del 10% se è proprio generoso, ma se non prendi nemmeno lo stipendio sarà difficile potersele permettere. Ah, dite che la generosità non fa parte del suo vocabolario, perché l’uso dei suoi satelliti, che ogni tanto vengono giù, se lo fa pagare. Ma che bisogno avrebbe di essere così venale? Tanto lui è l’uomo più ricco del mondo, no?
Gli Stati Uniti sembrano sempre più l’incarnazione di Paperopoli, dove Donald Trump assomiglia sempre più al tirchissimo zio Paperone, circondato da altri miliardari come Rockerduck.
E lo zio Paperone fa lavorare suo nipote Paolino Paperino sempre gratis, anzi trova il modo, in ogni occasione, di estorcergli quattrini. Non vi pare che assomigli a qualcuno?
Anche zio Paperone è supertecnologico e ha bisogno di Archimede Pitagorico che gli inventi qualsiasi nuova diavoleria per difendere il suo deposito, non si sa se Archimede venga pagato o no, lui è appagato dalle idee che gli fornisce il Cappello Pensatore e vive della gloria che le sue invenzioni gli danno, aiutato da Edi, il suo collaboratore domestico che di tanto in tanto gli mostra il cammino illuminandolo colla sua lampadina incorporata.
I ruoli di Trump e Musk si confondono, tanto sono due miliardari tutti e due e, sempre come dice Briatore, uno dei più grandi maîtres-à-penser del mondo attuale, i ricchi sono meglio dei poveri e basta. È un impegno costante essere ricchi, caspita. E per mantenersi ricchi bisogna sfruttare i poveri, sennò si rischia di perdere tutto.
I poveri, pur d’immaginare di far ancora parte dell’illusione onirica americana, sono disposti a tutto, te lo dico io Elon (anzi Ílaaaan, come urlato sguaiatamente nelle presentazioni del buffone di corte al pubblico famelico di personaggi e di eventi), quindi vedrai quante adesioni di lavoro gratuito avrai. Anzi, sai che, dovrebbero pagare una quota associativa, e bella alta, per far parte di quei tecnici che lavoreranno per noi. Chiediamogli pure un contributo extra.
L’amico geniale ha subito provveduto. Gli altri geni di casa nostra, quelli che stanno al governo e hanno espresso felicitazioni a Trump per il suo insindacabile successo, proveranno a copiare e ad abbassare stipendi e privilegi ai cittadini, colla finanziaria nuova succede questo, il valore dei soldi si abbassa.
Dovreste essere solo contenti che qui al potere ci siamo noi. Coll’intelligenza artificiale vedrete che progressi, tutti sti lavoratori inutili, carte su carte, con documenti che impediscono lo sviluppo, cosa sono quelle cartacce che parlano di faglie attive a Villa San Giovanni, via, sciò.
Ma a proposito d’intelligenza artificiale voglio raccontarvi cosa è successo a me proprio ieri.
Il solito amico sempre superinformato, che gioca con tutte le app possibili e immaginabili, mi manda per Whatsapp una foto e un link: perplexity.ai .
E questo cos’è?
Leggi.
Leggo. E scopro il mio profilo secondo perplexity, un’intelligenza artificiale che va a scovare i luoghi sulla rete dove si parla di me. E scopro di me cose che non sapevo. Per esempio che sono un intellettuale noto per i miei contributi alla ricerca storico-artistica, in particolar modo sulla figura di Giacomo Serpotta, un importante stuccatore del Settecento siciliano, e che un esempio di questo lavoro è il mio contributo al volume “Serpotta e il suo tempo”. Poi avrei partecipato a convegni internazionali e pubblicato saggi sull’arte barocca e sulle confraternite laicali in Sicilia. Ma la cosa più interessante e sensazionale sarebbe la “partecipazione agli atti di un Convegno internazionale di studi sulla “sovrabbondanza” del barocco”. Che sarebbe come dire un convegno sull’apporto calorico del tiramisù in una dieta già ipercalorica. Oltre ad altri deliri, il mio profilo si chiude così: “In sintesi, Massimo Crispi è un ricercatore e intellettuale palermitano con un focus significativo sulla storia dell’arte e la cultura siciliana, in particolare del periodo barocco.”
Con un curriculum così potrei aspirare a fare il ministro della cultura, perbacco. Anzi sai che, mi propongo subito, di certo figuracce come Sangiuliano non ne faccio e se non so una cosa sto zitto e chiedo delucidazioni su dove posso trovare informazioni. Giuli, fammi spazio, dai, torna ai tuoi flautini campestri e non ci ammorbare colla tua logorrea stantia, io ho partecipato a convegni internazionali sulla sovrabbondanza del barocco.
L’intelligenza artificiale è andata a reperire frattaglie di notizie recuperate dalla rete su qualche mia attività e ha creato un profilo fantastico dove il novantanove per cento delle cose che indica sono completamente inventate.
Se è vero che mi sono occupato di Giacomo Serpotta e ho scritto un capitolo sul mio libro del 2000 “Il primo fu Odisseo – vagabondaggi in Sicilia”, ormai fuori commercio, visionabile sul mio profilo LinkedIn e nelle biblioteche, non ho minimamente contribuito al volume “Serpotta e il suo tempo”, né ho mai partecipato a un convegno sulla “sovrabbondanza” del barocco, cosa che mi fa morire dal ridere, né tanto meno pubblicato saggi sull’arte barocca della Sicilia. Anche se ho scritto le note di visita agli oratori serpottiani di Palermo per le audioguide, ma è un’altra cosa rispetto a ciò di cui l’IA mi rende il fattore.
Non una parola su una carriera teatrale di quarant’anni come tenore, e quindi le mie partecipazioni a eventi alla Scala, alla Fenice, alla RAI, alla RTSI, al Massimo di Palermo, a festival nazionali e internazionali, né come autore su Gli Stati Generali e altre riviste, queste sì dell’Università di Venezia (ma non su Giacomo Serpotta, bensì su argomenti musicali), né come attivista LGBTQ+ quando ancora l’ LGBTQ+ non esisteva, nulla di tutto questo.
Insomma, st’intelligenza artificiale è una vera ciofeca.
Divertitevi anche voi a scoprire i segreti di persone più o meno famose su perplexity.ai e vedrete che cosa vien fuori, curriculum di cose mai avvenute ma solo immaginate sulla base di un elemento trovato, un nome di qualcuno associato alla persona di cui cercate le informazioni.
Adesso, proviamo a immaginare come quelle informazioni, se restassero negli archivi dell’AI, potrebbero continuare a essere utilizzate dalla medesima e aggiunte ad altre informazioni fittizie, allargando l’errore a macchia d’olio, perché nessuno ne è al corrente e lo corregge.
Ecco, probabilmente sarà ciò che succederà negli Stati Uniti sburocratizzando e informatizzando tutto, affidando l’informazione a un’AI che ordinerà i dati come riterranno più consono i suoi algoritmi. St’amico geniale assume sempre più le fattezze di un fantoccio mezzo imbecille messo lì come acchiappacitrulli e che in realtà dietro i lustrini possa esserci ben altro, senza immaginare una Spectre ma qualcosa di ugualmente rivoltante.
L’amico geniale sarà il colpo di grazia per annichilire questo paese pernicioso che minaccia l’ordine mondiale. L’importante è non imitarlo e scoraggiare le voglie della biondina e del capitano senza macchia e senza paura che esaltano codesti amici geniali di cui non riescono a capire nemmeno un briciolo di supposta genialità.
Ma credo che sarebbe come pretendere di cavare sangue dalle rape, porelli.
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