Innovazione

La Tesla cometa

17 Maggio 2016

Tesla è diventato sinonimo di auto elettriche, ad un prezzo adeguato al mercato di massa: è vero, ma questo fatto nasconde la visione futurista di Elon Musk.

Il  CEO di Tesla vuole modificare, con un sol  balzo, il modo di muoversi, d’immagazzinare e di fruire dell’energia elettrica: ha sicuramente molti nemici nascosti, ma anche qualche sponsor di peso.

Fino a pochi mesi fa, Tesla era un costruttore di nicchia che costruiva giocattoli per appassionati dalle ampie disponibilità economiche: nel gergo del marketing, i ‘pionieri’ nell’utilizzo dei nuovi prodotti.

Per gli addetti ai lavori e per chi è informato del settore automotive, le cose sono cambiate già nell’ultimo biennio: con la costruzione della cosiddetta Gigafactory, realizzata in partnership con Panasonic e che fruirà di benefici fiscali per circa un miliardo di dollari, da parte del governo americano.

La Gigafactory nasce da un bisogno fondamentale: per ridurre i costi delle batterie al litio, Tesla ha bisogno di volumi imponenti, realizzabili solo con un cambiamento di massa e creando una fitta rete di stazioni di ricarica.

A più di qualcuno non sarà sfuggito che il caso ‘Dieselgate’ sia nato un paio di giorni prima dell’annuncio dei piani di Musk, sul futuro modello più noto: la Model 3.

Nessun complotto, perché il problema delle emissioni dei motori diesel esiste davvero: ma era noto, per sommi capi, già da diversi anni.

Non a caso, Elon Musk ha chiesto di convertire le sanzioni al gruppo VW in investimenti nella produzione per auto elettriche. Sa di non poter fare tutto da solo, soprattutto per motivi finanziari e cerca di fare massa critica, creando la rete di stazioni di ricarica: competitor o no, nella fase iniziale ci sarà posto per tutti.

Nel frattempo, General Motors, BMW, Porsche, hanno imboccato con decisione la strada della propulsione elettrica: perdere il treno, facendo gli inseguitori, potrebbe essere un errore fatale.

Tesla sta sviluppando a tappe forzate la rete di stazioni Supercharger, negli USA e in Europa; Olanda e Norvegia, oltre a testare in modo massivo i prodotti Tesla, si preparano a vietare la vendita di auto nuove a combustione interna, già dal 2025. Italia (attraverso ENEL) e Germania, si preparano al grande salto, in modo sostanzialmente simile.

Certo, caricare le batterie di una Tesla, ancorché gratis, non modifica il modo con cui l’energia elettrica viene prodotta: Musk risponde a questa obiezione fondamentale con l’introduzione di un accumulatore domestico, da alimentare con energie rinnovabili. E’ l’inizio di un radicale decentramento nella produzione e nello stoccaggio di energia elettrica, per ogni utilizzo.

Ora, Tesla ha bisogno di una montagna di dollari per il suo piano di sviluppo e finora non ha mai chiuso un bilancio in utile.

Se si pensa che la Ford modello T, all’inizio del XX° secolo sarebbe dovuta nascere a propulsione elettrica, saranno più chiari gli ostacoli che Tesla dovrà scavalcare o aggirare, per raggiungere i suoi obiettivi.

Ma è solo un passo e non necessariamente il più importante: il progetto Hyperloop, una sorta di piccolo autobus in grado di trasportare via terra passeggeri, a velocità simili a quelle di un aereo, non è così lontano come potrebbe sembrare.

Perché ci dovrebbe importare tutto ciò, se non siamo finanziatori, azionisti o clienti di Tesla?

Almeno per un buon motivo: il ciclo di vita dei prodotti di Tesla è il più ecosostenibile attualmente concepito, nel suo settore di attività.

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