Innovazione
La Polonia al bivio tra innovazione e conservazione
Un centro per l’innovazione
Se un imprenditore dovesse decidere in quale paese europeo lanciare un business, la Polonia sarebbe, allo stato attuale, una scelta senza dubbio vincente. I dati parlano chiaro: secondo il rapporto Doing Business della Banca Mondiale relativo al 2016 , il paese si posiziona al venticinquesimo posto su 189 economie prese in esame.
Uno dei settori dell’economia polacca che negli ultimi anni ha dimostrato una particolare dinamicità è quello della tecnologia dell’informazione. Il sito AngelList registra ben 923 start-up polacche, segnalando un valore medio di 3,9 milioni di dollari.
Probabilmente la più grande risorsa su cui la Polonia può contare è il suo capitale umano qualificato. Più del 40% degli adulti tra i 25 e il 34 anni possiede una laurea o un titolo di studio equivalente. Inoltre i polacchi, in media, parlano un ottimo inglese: si posizionano al nono posto su 70 paesi, secondo l’English Proficiency Index. L’ educazione tecnico-scientifica è così diffusa che la ricerca di sviluppatori polacchi è diventata un trend per le aziende tecnologiche e le start-up statunitensi.
Il settore IT è stato in crescita costante per tutti gli anni dal 2000 al 2011, reggendo bene anche alla crisi finanziaria.
La Polonia, da patria dell’outsourcing per paesi più ricchi è diventata un incubatore di progetti imprenditoriali innovativi: dalla creazione di servizi online per il marketing o per il recruiting, allo sviluppo di videogames, alla stampa 3D.
Non è improbabile che il settore tecnologico continuerà a espandersi nei prossimi anni e necessiterà sempre più di risorse umane e finanziarie.
I venti del nazionalismo
Dopo le elezioni del 2015, con la vittoria del partito Libertà e Giustizia (PiS) la politica nazionale ha subito una decisa svolta a destra. Le controverse riforme costituzionali, l’aumento della sorveglianza digitale, la recrudescenza del nazionalismo violento e la crescita delle destre estreme: tutto questo potrà avere un impatto negativo sulla crescita economica e sulla possibilità di attrarre investimenti.
Gli attacchi ai danni di stranieri e le dichiarazioni politiche a sfondo razzista sono aumentate negli ultimi mesi, successivamente agli attentati di Parigi e Bruxelles e in risposta alla crisi dei rifugiati. Diverse organizzazioni di estrema destra, dichiaratamente fasciste e xenofobe, hanno acquisito sempre più visibilità.
Attrarre talenti su scala globale potrebbe rivelarsi in futuro molto difficile per le aziende polacche, a fronte della chiusura delle frontiere e dell’atteggiamento negativo nei confronti dell’immigrazione.
Anche i diritti delle donne, degli omosessuali e dei transessuali sono minacciati dalla propaganda cattolica oltranzista del governo del PiS. È stata presentata in aprile una proposta di legge che prevede di criminalizzare l’interruzione di gravidanza in tutti i casi, compreso quello di stupro o di serio rischio per la vita della madre.
L’economia digitale – basata essenzialmente sull’innovazione e sullo scambio di idee – potrebbe risentire in modo particolare del presente clima politico. Come scrive il Alec Ross nell’introduzione del suo libro Il nostro futuro “L’innovazione non si verifica in ambienti chiusi, e le imprese continueranno a tenersi alla larga da paesi che mantengono politiche di genere limitanti”. Ross cita le politiche di genere, ma ovviamente il paradigma vale anche per le minoranze etniche, religiose e sessuali.
Il nazionalismo e la xenofobia che avvelenano l’atmosfera politica sono la forza che si oppone alla crescita. Il cosmopolitismo e l’apertura dovrebbero rappresentare il carburante per qualsiasi economia moderna. Quello stesso carburante che, dal 1989 in poi, ha trasformato la Polonia da una fragile economia post-comunista a uno degli stati che hanno retto meglio alla crisi finanziaria del 2008.
I prossimi anni, fino alle elezioni politiche del 2019 saranno il banco di prova, a cui la Polonia dovrà sedersi per decidere da che parte stare. Dalla parte dei suoi cittadini, dei suoi imprenditori e di tutti coloro che sono disposti a darle fiducia – oppure dei suoi fantasmi nazionalisti e populisti, che rischiano seriamente di compromettere i suoi punti di forza, le sue – per ora ancora rosee – opportunità di diventare un punto di riferimento per l’innovazione in Europa.
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