Finanza
La digital transformation delle Pmi è di casa nelle filiali Intesa Sanpaolo
Il ritardo dell’Italia sul fronte dell’innovazione digitale costa, secondo una ricerca presentata al Forum sull’Economia Digitale 2016, circa 2 punti di pil e 700mila posti di lavoro. “Questo paese deve decidere se vuole rimanere nella fila degli inseguitori o vuole raggiungere il gruppo di testa”, spiega Vittorio Meloni, direttore Relazioni esterne di Intesa Sanpaolo. “Il governo ha mostrato attenzione al tema, ma in questo campo non c’è ancora una spinta adeguata”.
Una spinta che, però, non deve aspettare le istituzioni, ma può concretizzarsi anche attraverso la formazione e la valorizzazione dei migliori talenti italiani in campo digitale, fornendo loro gli strumenti e le competenze fondamentali per portare anche in Italia la disruption dell’innovazione tecnologica. Da questo punto di vista, un contributo importante viene da iniziative come quella a cui hanno dato vita Intesa Sanpaolo, Cisco Italia e TAG Innovation School, la scuola di formazione digital di Talent Garden, il più grande network di co-working in Europa.
Insieme, queste tre realtà hanno creato il Master in Digital Transformation per il made in Italy: un percorso formativo – riservato a venti talenti che saranno selezionati attraverso un bando con borse di studio – che prevede 12 settimane di full immersion e 6 settimane di consulenza presso aziende del made in Italy distribuite sul territorio.
“Il nostro obiettivo è creare dei digital transformation officer, che portino questi valori all’interno delle aziende italiane”, racconta Davide Dattoli, CEO di Talent Garden. “Bisogna formare persone che sappiano sfruttare i big data, che sappiamo cos’è il coding, che conoscano il personal branding. Perché il digitale impatta su ogni aspetto di ogni tipo di azienda”.
La digital transformation, infatti, è orizzontale e trasversale: interessa il marketing, la comunicazione, il commerciale; ma investe soprattutto il rapporto tra l’azienda e il cliente. Una definizione concisa recita: “La digital transformation è un percorso di accelerazione delle performance di business che fa leva su strumenti e su paradigmi ispirati alla rete”.
Una delle realtà che più ha vissuto la trasformazione digitale, proprio dal punto di vista del rapporto con il cliente, è senza ombra di dubbio la banca: l’home banking ha radicalmente trasformato l’esperienza dei clienti, che oggi possono predisporre bonifici online, compilare F24 al computer, controllare i conti e i movimenti, vincolare somme, calcolare gli interessi e moltissime altre operazioni senza mai dover uscire di casa.
In tutto questo, che fine fa la classica filiale di banca? A differenza di quanto si potrebbe pensare, le filiali non scompaiono, ma si trasformano radicalmente, ampliando la loro funzione e andando incontro a un mondo in cui parole come “condivisione” e “network” sono ormai entrate nel vocabolario obbligatorio di ogni impresa che guarda al futuro.
Per questa ragione, già circa 100 filiali del gruppo Intesa Sanpaolo, a partire da quella di piazza Cordusio a Milano, sono state trasformate in un “hub” dell’economia reale, un luogo di dialogo e di confronto destinato a imprese, a professionisti, a famiglie, a start-up e a chi è in cerca di nuove opportunità professionali. Lo spazio della filiale cambia, diventa aperto (e con orari più lunghi): una sorta di piazza dove si scambiano idee ed esperienze e dove prendono vita eventi.
“La banca, per sua natura, ha un rapporto forte con il cliente; la trasformazione delle nostre filiali ha lo scopo di rafforzare ulteriormente questo legame, mettendo lo spazio in condivisione”, afferma Andrea Lecce, head of marketing di Intesa Sanpaolo. “Una condivisione che è simboleggiata dal tavolone che si trova al centro di ognuna delle nostre nuove filiali, dove i clienti possono fermarsi per utilizzare i nostri sistemi di comunicazione, possono approfondire alcune questioni con i nostri consulenti o scambiare opinioni”.
L’obiettivo è quello di trasformare gradualmente mille filiali in piattaforme sociali, un luogo in cui costruire relazioni e partecipare ad attività culturali e imprenditoriali: “Stiamo attrezzando degli spazi di co-working, abbiamo implementato zone ad alta riservatezza per alcune specifiche operazioni, abbiamo aree in cui le piccole imprese possono organizzare delle videoconferenze. Così, la filiale diventa un luogo vivo, in cui si formano network, in cui si organizzano eventi, in cui le aziende possono sviluppare il loro business”, aggiunge Lecce.
Una filiale, ovviamente, che è anche ad alto tasso tecnologico: la carta è stata sostituita con i tablet, una tecnologia di ultima generazione consente di riconoscere immediatamente il cliente e di sapere così quali possono essere le sue esigenze, tutte sono dotate di wi-fi, di lockers per gli acquisti online e di monitor informativi. In questo modo, si rafforza il rapporto tra banca, imprese e clienti: riuniti attorno a un tavolone di legno che diventa il simbolo stesso del concetto di sharing.
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