Innovazione
Il digitale, una risorsa per l’economia delle filiere
C’è stato un tempo in cui si raccomandava alle imprese di prepararsi al cambiamento ed adottare le tecnologie digitali perché queste avrebbero rivoluzionato il modo di informarsi ed acquistare e quindi anche il modo di produrre e vendere.
Oggi quel cambiamento si è prodotto con una velocità del tutto inattesa: fenomeni come l’informazione online e il commercio elettronico sono diventati parte della nostra vita quotidiana modificando anche il contesto nel quale le imprese stesse operano. Solo pochi anni fa non avremmo potuto immaginare che i negozi potessero diventare delle semplici vetrine di Amazon: negli scorsi mesi invece ciascuno di noi ha potuto misurare la rilevanza di una consuetudine che ha cambiato la nostra stessa economia come Google e Facebook hanno radicalmente cambiato l’informazione e l’editoria. E spiega perchè non solo le città metropolitane, ma anche territori come la Valtellina si siano avvicinati all’e-commerce diventando la provincia con la più elevata propensione all’acquisto online [link].
In questo scenario è pertanto rilevante condividere quanto la Rete non sia solo legata alle chiacchiere sui social, ma presenti tecniche e offra strumenti per le aziende che operano nel mondo business-to-business e per quelle che hanno vocazione all’export.
In questa prospettiva, la creazione di strumenti collaborativi fra le imprese che rappresentino le filiere e i territori – consorzi, reti di impresa, associazioni di categoria – possono accrescere le economie di scala e offrire maggiori chance di successo rispetto all’iniziativa delle singola azienda.
L’opportunità della presenza in Rete non si esaurisce infatti nella vendita online, perché sono cambiate le aspettative dei clienti: farsi trovare sui motori di ricerca dai potenziali clienti e usare con efficacia Linkedin, il social network professionale che conta oggi in Italia 10,5 milioni di iscritti, permettono oggi ad aziende appartenenti al mondo industriale di servirsi del digitale in modo concreto e immediato, appannaggio anche di coloro che, per ragioni geografiche o legate ad investimenti pubblicitari limitati, non sono abituati a condurre azioni di marketing.
Oltre all’e-commerce, dovremmo pertanto parlare anche di r-commerce, dove “r” sta per:
– “relazione” che i social media alimentano e, nella misura in cui vi sia capacità di ascolto, consolidano;
– “referenze”, a partire dal riconoscimento che il passaparola è sempre stato una leva di business essenziale per l’impresa, e che la presenza in Rete, in particolare sui social media, può dare un’ulteriore mano a generare condivisione e ricordo;
– “recensioni”, ovvero quella condivisione di opinioni da parte dei clienti che, si sa, è il veicolo della migliore pubblicità che si possa avere;
– “reputazione” che, frutto della storicità di un marchio, deve essere oggetto di una attenta proiezione online grazie al racconto della tradizione e della storia di un’impresa;
–“riacquisto”, il risultato di un ricordo che, grazie all’uso del digitale può essere una tecnica a disposizione di tutti.
“Meno fiere, più digitale” potrebbe poi essere il titolo di una strategia di internazionalizzazione calata nella contemporaneità, anche per il comparto turistico gardesano che sul territorio si appresta ad aprirsi a nuove forme di turismo, anche digitale.
La Rete consente infatti di:
– condurre al meglio l’analisi della domanda per comprendere i Paesi in target e la definizione delle opportune strategie di penetrazione. In questo senso sono utili strumenti digitali come Google Consumer Barometer, un notevole archivio di dati, statistiche e informazioni legate alle diverse categorie merceologiche nei principali mercati di sbocco;
– adattare il proprio sito alle caratteristiche del mercato di riferimento e migliorare la capacità di essere trovati grazie alle tecnicalità della indicizzazione su Google nei diversi Paesi verificabile attraverso Google Search Console e ai relativi tool offerti dal russo Yandex e dal cinese Baidu;
– affidare la propria presenza online ai marketplace, consapevoli che accanto a quelli generalisti internazionali come Amazon ed Ebay ve ne sono di generalisti nazionali (es. Priceminister, Cdiscount e Allegro) e settoriali internazionali come le Online Travel Agencies (“OTA”) nel turismo e, per il mondo dell’artigianato, Etsy e Dawanda.
Abbiamo ormai compreso come il digitale non sia un valore in sé, ma lo sia nella misura in cui produce crescita per una comunità. E, nei territori dove il tessuto sociale e l’occupazione sono fondate sulle Pmi, lo è nella misura in cui produce sviluppo per questo tipo di imprese. Per questo motivo è opportuno adottarne uno sguardo consapevole e fattivo.
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