America

I robot di Elon Musk partono per la guerra

23 Febbraio 2024

Nel maggio dell’anno scorso la start-up Neuralink di Elon Musk ha ottenuto dalla FDA (Food and Drug Administration, l’ente statunitense che detta le regole in tema di salute pubblica) l’autorizzazione ad avviare i test per impiantare il suo chip, appositamente progettato, in un cervello umano[1]. E il 31 gennaio di quest’anno Musk ha reso noto che per la prima volta un suo microchip è stato inserito nella testa di una persona viva[2]. 

L’ambizione di Neuralink è di arrivare a produrre microchip impiantati che comunichino con i computer direttamente attraverso il pensiero. Lo scopo dichiarato è aiutare le persone paralizzate o affette da malattie neurologiche. Come ha detto lo stesso Musk nel 2020 nel corso della conferenza annuale della sua start-up, il traguardo finale è consentire all’umanità una “simbiosi con l’intelligenza artificiale”. Ma all’uso di questo microchip pensano anche i militari, e per tutt’altri scopi.

La nuova frontiera delle ricerche militari negli USA è costituita da due studi commissionati all’Agenzia per i Progetti di Ricerca Avanzata della Difesa (DARPA)[3]. L’Agenzia dipende dal Pentagono, ha sede accanto all’imponente costruzione poligonale di Arlington, in Virginia, e impiega 220 ricercatori divisi in sei uffici tecnici: biotecnologie, difesa, informazione, microsistemi, tecnologie strategiche e tecnologie tattiche.

Il primo progetto ha avuto un finanziamento di 65 milioni di dollari per creare un’interfaccia uomo-computer tramite l’impianto di uno speciale microchip direttamente nel cranio, onde migliorare alcune capacità dei soldati. Si cerca dunque di sviluppare un sistema bio-impiantabile capace d’interfacciare il cervello umano con il mondo digitale. Questo progetto è nato dal fatto che scienziati statunitensi tramite speciali algoritmi sono riusciti a separare i segnali cerebrali che si traducono in azioni da quelli che invece non si traducono in azioni, e quindi non influenzano il comportamento delle persone. Per giunta sono riusciti non solo a registrare tali segnali, ma anche a comprendere quali sono quelli che ordinano singole azioni specifiche. Tutto ciò potrebbe portare la DARPA a creare un software in grado di trasmettere suggerimenti direttamente nel cervello dei soldati. Cioè, in altre parole, di controllarli. Quasi come se fossero dei robot.

Il responsabile del progetto, Hamid Krim, ha illustrato in una conferenza stampa l’utilità degli sperati impieghi futuri del microchip “cerebrale”: “Il cervello inizia a dare segnali di stress o stanchezza molto prima che una persona si renda conto di essere agitata o esausta. La nuova tecnologia dirà in anticipo al soldato quando è ora di riposarsi, mangiare, calmarsi. In battaglia non è sempre chiaro dove abbia colpito esattamente il proiettile o la scheggia, ma il cervello del soldato lo sa benissimo. E se i segnali corrispondenti vengono visualizzati su un laptop speciale, tutto sarà immediatamente chiaro. In effetti, le capacità di questa tecnologia sono limitate solo dall’immaginazione”[4].

Il soldato, metà umano metà robot, immaginato da Isaac Asimov nel 1950[5]
Krim ha illustrato anche un altro possibile uso del microchip-interfaccia tra cervello e mondo digitale[6]: “Diciamo che io e il mio collega siamo in una situazione di combattimento. Dobbiamo discutere ulteriori azioni, ma dobbiamo rimanere completamente in silenzio. Dico mentalmente il messaggio, il mio laptop o smartphone lo registra e lo invia a un dispositivo elettronico del mio amico. Questo, a sua volta, gli manda il mio messaggio direttamente al cervello. Il risultato: ci siamo capiti perfettamente e non abbiamo emesso alcun suono”[7].

Il Pentagono lavora anche per dare ai suoi soldati in guerra ipersensibilità utili ad accelerare le reazioni e i riflessi. A questo progetto lavorano sei gruppi di ricerca: quattro sono responsabili del miglioramento della vista, due dell’udito. Tramite il microchip il cervello dei soldati sarà inoltre collegato direttamente a una rete di computer, fonte d’informazioni in tempo reale per i combattenti su ciò che sta accadendo sul campo di battaglia. Walkie-talkie e tablet tattici andrebbero al macero: non sarebbero più necessari, col vantaggio di non ingombrare e distrarre più il combattente.

Uno dei responsabili del progetto, Phillip Alvelda, ne ha spiegato con convinzione l’utilità, rilevando anche che oggi le migliori interfacce cervello-computer sono ancora “come un modem antidiluviano che cerca di far comunicare tra loro due supercomputer”[8]. Una possibile ricaduta civile di queste nuove tecnologie potrebbe essere sia la formazione del personale da addestrare nel mondo del lavoro sia la cura di persone affette da cecità, paralisi e disturbi del linguaggio.

In campo medico-chirurgico civile c’è da notare che esiste ed è già in uso un microchip, inserito con successo sotto la retina con un intervento mininvasivo finora in 7 pazienti in Francia e negli Stati Uniti. Si tratta di un device che contiene poco meno di 400 minuscoli sensori ottici (fotodiodi) che trasformano le immagini in segnali elettrici inviati al cervello. Non ha cavi di collegamento ed è alimentato dagli occhiali dotati di mini telecamera indossati dal paziente.

Per ora con questo microchip si può vedere sì, ma non in modo perfetto: è possibile distinguere bene gli oggetti e leggere, purché le lettere siano molto grandi. A questo dispositivo in Italia lavora da anni il dottor Andrea Cusumano, oculista, docente dell’Università di Roma Tor Vergata[9], che spera di ridare così la vista alla cantante e campionessa paraolimpica Annalisa Minetti[10].

I Borg, mostri tecnologici ideati per la serie cinematografica di Star Trek[11]
Le ricerche del Pentagono non si occupano però solo del cervello dei soldati in azioni di combattimento. Esiste anche il progetto Ottimizzazione dell’efficacia del personale militare: terapia androgenica per l’aumento biomedico dell’efficacia del combattimento[12]. Sono infatti in corso studi sull’effetto delle iniezioni di steroidi e testosterone sul “fisico, sulla massa muscolare, sull’equilibrio proteico e sulla capacità mentale di chi è impegnato in attività fisiche e psicologiche stressanti. La speranza è che l’aumento del livello dell’ormone maschile aiuti i soldati impegnati in lunghe missioni di combattimento a mantenere forza e lucidità. I soldati, ok. E le soldatesse?

Volendo fare dello spirito, si potrebbe notare con soddisfazione il grande progresso rispetto a quando durante la Prima guerra mondiale le truppe italiane asserragliate nelle trincee venivano “confortate” generosamente con grappa e caffè prima di essere lanciate in massa all’attacco. Le ricerche non solo degli USA – ma soprattutto degli USA – sono impegnate nella realizzazione di robot che sostituiscano soprattutto in battaglia soldati in carne e ossa, per evitare di mandarne al macello troppi[13]. Assalti condotti da robot anziché da truppe scelte o da interi reparti di varia grandezza, dai plotoni alle intere divisioni. Spero di morire prima di dover subire o anche “solo” assistere come giornalista ad assalti di robot contro esseri umani…

In pratica, tale ‘robotizzazione dei soldati’ altro non è se non il bis su larga scala dei droni che, non solo in Afghanistan, Yemen, Ucraina e Gaza, sostituiscono anche nei bombardamenti gli aerei con a bordo i piloti. I robot soldati debutteranno in modo sperimentale nelle guerre in Ucraina[14] e Gaza? I robot però potrebbero combattere anche intere battaglie, automatizzate grazie a speciali programmi digitali. Dalla play station alla battle station. E un domani, chissà, alla war station. Con lancio automatizzato anche di missili con testate nucleari?

È del tutto evidente che con le mostruose cifre bruciate ogni anno nella fornace delle ‘spese militari’, si potrebbe spazzar via dalla faccia della Terra davvero una grande fetta della povertà e miseria che uccide ogni anno decine di milioni di persone, e in particolare milioni di bambini – che muoiono a causa di una serie di malattie con in testa (sorprendentemente) la diarrea. O sconfiggere o evitare, con la giusta prevenzione su larga scala, le pandemie come quella del Covid, ancora in corso.

Le costosissime esplorazioni spaziali tese alla “conquista dello Spazio” vengono molto spesso giustificate dall’affermazione “Dobbiamo cercare la vita nello Spazio!” Anche se magari si tratta di cercare soprattutto Terre Rare. Scoprire la vita? Basterebbe guardarsi attorno sul nostro pianeta per scoprire quante vite ci sono. E quante vengono bruciate – a decine di milioni – da fame, sete, malattie, mancanza d’acqua potabile, ignoranza. E guerre.

[1] https://www.avvenire.it/agora/pagine/un-azienda-di-musk-autorizzata-a-impiantare-chip-nel-cervello
[2] https://www.focus.it/scienza/scienze/neuralink-telepathy-annuncio-microchip-cervello-umano#:~:text=Elon%20Musk%20l%27ha%20fatto,%22%20del%20dispostivo%20è%20Telepathy
[3] https://www.capterra.it/glossary/453/darpa-defense-advanced-research-projects-agency#:~:text=La%20DARPA%20(Defense%20Advanced%20Research,da%20parte%20delle%20forze%20armate
[4] https://www.c4isrnet.com/battlefield-tech/it-networks/2020/11/25/could-soldiers-silently-communicate-using-brain-signals-in-the-future/
[5] https://bookanalysis.com/isaac-asimov/i-robot/review/
[6] https://www.occhisulmondo.info/2020/12/15/i-cyber-soldati-made-in-usa-fantascienza-o-realta/
[7] https://idstch.com/technology/biosciences/brain-to-brain-communication-on-the-frontlines-the-emergence-of-brain-to-brain-interfaces-for-soldiers/
[8] https://www.youtube.com/watch?v=vjac3RBoK1c
[9] https://www.pressreader.com/italy/oggi/20160316/284567357011116
[10] https://salute.robadadonne.it/galleria/annalisa-minetti-sogno-speranza-di-tornare-a-vedere/
[11] https://www.cbr.com/star-trek-theory-borg-queen-the-next-generation/
[12] Optimizing Performance for Soldiers: Androgen Therapy for Biomedical Performance Enhancement
[13] https://www.academia.edu/56497106/Riccardo_Campa_Le_armi_robotizzate_del_futuro
[14] https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/in-ucraina-combatteranno-anche-i-robot-cosi-la-guerra-diventa-cyberwar/

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