Innovazione

Distribuzione automatica, la città invisibile eccellenza del made in Italy

24 Maggio 2021

C’è un settore economico in Italia, a evasione zero e che è una vera eccellenza del made in Italy, ma in pochi ne conoscono l’importanza. È il settore del vending, termine tecnico che indica la distribuzione automatica. Si tratta di tutta l’attività di vendita e somministrazione di prodotti, alimentari e non, attraverso distributori automatici.

L’Italia è tra i principali produttori al mondo di macchinari e tecnologie per la distribuzione automatica ed è rappresentata negli ambienti istituzionali dalla Confida. I prodotti erogati in maggior quantità sono le bevande calde, il caffè su tutte, ma anche le bevande fredde come acqua minerale, bibite in lattina, succhi di frutta. Negli ultimi anni si è però ampliata la gamma dei prodotti offerti perché è un mercato che è sempre in connessione con il consumatore. Oggi, i distributori automatici vendono snack, pasti confezionati ma anche prodotti freschi, addirittura fiori e poi farmaci che non hanno bisogno di prescrizione medica.

Parliamo di una vera e propria “città invisibile”, come la chiama Alessandro Fontana, esperto del settore, che fa parte del consiglio direttivo di Confida, ed è responsabile per le relazioni esterne del consorzio Coven che raccoglie tutte le aziende di eccellenza del panorama del vending italiano. Lo abbiamo intervistato, per scoprire un settore economico che troppo spesso viene anche un po’ snobbato.

Da quanto ti occupi di vending?

Oltre ad essere responsabile per le relazioni esterne di Coven e coordinatore della Commissione comunicazione di Confida, ho fondato nel 2004 una rivista di settore della distribuzione automatica che si chiama D.A. Italia. Curo anche il blog fantavending, che è un po’ “la dagospia del settore”, un blog seguitissimo, che ha circa 50mila utenti al giorno ed è diventato il cuore informativo del vending. Sono entrato nel 98 in questo mondo e per 25 anni ho raccolto scientificamente dati e informazioni su questo settore.

L’emergenza sanitaria ha pesato molto sulle aziende della distruzione automatica? Gli aiuti sono arrivati?
 
Il problema del vending è che è un settore che è restato aperto durante la pandemia. Il governo Conte ha provato a chiuderlo quando è scoppiata l’emergenza. All’interno degli ospedali e delle caserme però non avevano più nemmeno la possibilità di bersi un caffè o una bottiglietta d’acqua, così è uscito il codice ateco che ha consentito la riapertura di questi servizi. Le aziende hanno avuto però un aggravio notevolissimo di costi, dovendo sanificare quotidianamente le macchinette e dotarsi dei dispositivi di protezione individuali quando ancora erano molto cari e non sono riuscite a coprire le spese. Il caffè, per esempio, alle macchinette costa poco, perché il prezzo è dedicato ai lavoratori. Mediamente hanno perso intorno al 28 percento del fatturato, quasi tutte non hanno preso ristori. Tutte hanno fatturato qualcosa ma incassando 50 euro al giorno ne hanno persi 100. Parliamo di un settore che si è trovato in una posizione molto scomoda. Lo smartworking poi ha creato un danno enorme. Infine è un servizio facile da colpire e durante la pandemia con la paura che il virus si potesse prendere toccando le superfici ne ha pagato le conseguenze, quando in realtà i protocolli di sicurezza sono molto efficaci e seri.

Che tipo di mercato è quello del vending?

Il mercato del vending è immenso e ha quasi un milione di punti vendita. Il canale è aperto a qualsiasi cosa, dai fiori, ai farmaci, alle figurine. Dopo gas, luce e telefono i punti più ampi sono quelli del vending. Purtroppo è una città invisibile, anche gli addetti li chiamano gli omini delle macchinette. Sono professionisti molto seri invece che innovano e investono.

Il vending, inoltre, è uno dei pochissimi settori che paga le tasse al 100% perché tutti i distributori sono collegati direttamente con l’agenzia delle entrate. Ogni operazione è digitalizzata e trasmessa all’agenzia. A differenza dei bar per esempio. Questo è un settore a evasione zero ed è una delle eccellenze del made in Italy.

Perché è un’eccellenza?

Il vending si basa sui fabbricanti di macchine (quelli che costruiscono i distributori), quelli che ci mettono i prodotti e i gestori. I maggiori costruttori delle macchinette sono italiani. Evoca Group per esempio è un colosso del settore. Bianchi è secondo player al mondo. Siamo i maggiori produttori di macchine ma anche dei dispositivi elettronici di pagamento. La chiavetta è stata inventata in Italia ed è l’evoluzione del gettone. Perché gestire la moneta era ed è complicato. L’85% dei distributori sono in aziende, uffici… Gli altri sono posizionati fuori, come nelle stazioni, ma l’uso della moneta è ridotto. In alcune postazioni si può pagare solo con bancomat e carte di credito. La direzione è sicuramente questa. Ma oggi nelle aree aperte al pubblico la moneta è ancora importante. Anche se ci sono migliaia e migliaia di furti al giorno.

Se guardiamo ai prodotti invece, non possiamo non citare il caffè, perché lo esportiamo in tutto il mondo e anche per il vending. I gestori, inoltre, sono un modello di business perché come numero di distributori siamo il terzo paese al mondo. Infine, abbiamo Venditalia, la principale fiera al mondo del vending, con appuntamento biennale.

Com’è nato questo settore?

Il vending nasceva per dare una mano agli operai, negli anni 70. Per il sindacato il caffè era un diritto. Era un diritto avere una pausa sul lavoro ma inizialmente non era riconosciuto. L’automatico nasce invece dal genio di Carlo Ernesto Valente, di Faema. Valente aprì a Milano uno stabilimento per la produzione di macchine da caffè, la “Fabbrica Apparecchiature Elettro Meccaniche e Affini” (FAEMA). Negli anni 60 realizzò poi una macchina che, a partire dalla macinatura del caffè in grani, era in grado di preparare il caffè in modo completamente automatico. E il caffè ancora oggi nei distributori è macinato al momento.

L’evoluzione quale sarà?

Questo settore si evolverà con lo smart vending, quindi con macchine sempre più intelligenti, evolute, tecnologiche, sempre più in contatto diretto con i consumatori. Probabilmente aumenterà anche la varietà dei prodotti e assoceranno anche i locker. Saranno centri di raccolta, dei luoghi dove acquistare qualsiasi cosa. Sarà una distribuzione automatizzata sfruttando la tecnologia. In Cina e in Giappone i distributori sono ovunque e il cliente acquista tramite un credito che ha disposizione sul proprio smartphone. Vanno intercettate le esigenze dei consumatori.

Chi sono i principali competitor?

La distribuzione automatica è ancorata ad un prezzo basso ed è complicato alzarlo. All’estero la bottiglietta d’acqua la vendono a due euro, da noi a 30 centesimi. Questo frena molto il settore. Solo quelli bravi sopravvivono. La concorrenza può arrivare da più fronti. Nespresso per esempio è in vendita diretta. Nei piccoli uffici succede che si comprino le macchine e le cialde. I piatti pronti e la grande distribuzione sono un competitor. Cosi come i bar sono un concorrente diretto continuo. E viceversa. Molto probabilmente in futuro saranno i colossi tipo Amazon i concorrenti. Se decideranno di fare un esperimento in questo settore.

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