Innovazione
Che cosa ci rende umani?
Che cosa ci rende umani? La domanda è un classico della storia dell’umanità: non c’è stata generazione che di fronte al fluire, spesso insensato, della Storia non abbia provato ad articolare una risposta più o meno convincente, più o meno fondata nei valori e nella forma mentis del periodo.
Anche noi, abitanti del XXI secolo, cittadini iperconnessi della prima era davvero globale non possiamo fare a meno di confrontarci, pur con tutte le nostre contraddizioni e i nostri limiti, con il sopracitato interrogativo. La sfida che ci pone questa domanda di senso è infatti più attuale che mai: come suggerisce il Chairman del World Economic Forum Klaus Schwab la Quarta Rivoluzione Industriale, quella fatta di automazione, intelligenza artificiale, IOT e Big Data, è destinata a cambiare radicalmente la realtà che ci circonda, configurando un salto di paradigma chiamato a ridefinire il ruolo e il senso della nostra presenza sulla Terra. Scrive il Professor Schwab: ” La Quarta Rivoluzione Industriale ha il potenziale per robotizzare l’umanità deprivandola di tutto ciò che ha cuore e anima; d’altro canto ha anche le risorse e il potenziale per trascinare l’umanità in una nuova dimensione morale basata sulla consapevolezza di come i destini di ciascuno di noi siano inevitabilmente intrecciati”. Saremo all’altezza della sfida? Saremo in grado di scrivere insieme la storia di un nuovo umanesimo nell’epoca delle macchine (intelligenti)?
Are we human or are we robot?
Quale che sia la risposta, il punto di partenza non può che essere LA domanda: che cosa ci rende davvero umani? Forse, per riprendere l’analisi di Schwab, un’economia realmente umana, ovvero un’economia che in primo luogo tenga conto dell’impatto delle attività sulla comunità e sul territorio e che, in second’ordine, valorizzi le qualità migliori dell’essere umano, la capacità di collaborare, l’empatia, la creatività e la fantasia. Guarda caso le qualità, le skills, che tutti i report e le ricerche più attendibili segnalano come fondamentali per il lavoro del futuro. Lavoro che, se non vorrà essere “mangiato” dal progresso tecnologico, dovrà “scavare” in quella nicchia circoscritta, ma potenzialmente infinita, che incrocia empatia, immaginazione, moralità e capacita di lavorare in team. Un lavoro, per riprendere la fortunata espressione dello studioso finlandese Kipli: “da compito diviene relazione”
Sarà il lavoro a renderci umani? E se sì quale lavoro? Anche di questo parleremo a Espresso Coworking, la NonConferenza nazionale sui temi del lavoro e del coworking che si terrà a Montepulciano dal 30 settembre al 1 Ottobre. Di questi temi e di come gli spazi di lavoro condiviso, con la loro enfasi sulla comunità e sul valore fondante della relazione, possano davvero anticipare un nuovo modello di lavoro, trasformando appunto un “semplice spazio” in una infrastruttura immateriale della società che verrà.
Lo faremo partendo dai bisogni di chi questi spazi li usa per lavorarci, incontrare clienti, formarsi, investigando qual è davvero l’impatto dei coworking sulle persone e i territori su cui insistono. Lo faremo soprattutto in rete, insieme agli altri coworking italiani che hanno condiviso il percorso che in questi anni ha accompagnato la crescita e il consolidamento del ” lavoro condiviso”. E che ci consente di rimanere, speriamo, davvero umani.
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