Innovazione
Come la tecnologia può contribuire all’esercizio del diritto di voto
In questi mesi l’argomento “elezioni” è stato costantemente sulle prime pagine dei giornali. Dapprima con le Elezioni Europee, di cui peraltro abbiamo discusso in uno dei nostri precedenti articoli, poi con le Elezioni Politiche, sogno proibito di Matteo Salvini che si è tuttavia dovuto scontrare con l’accordo M5S-PD che ha portato alla nascita del Governo Conte II.
Ma al di là delle valutazioni politiche che caratterizzano le singole elezioni, c’è un tema di fondo che si ripresenta regolarmente ad ogni tornata elettorale e che vogliamo sintetizzare in questa domanda:
“Il sistema elettorale Italiano rispecchia realmente la volontà del nostro Paese?”
Prima di rispondere sarebbe opportuno fare alcune riflessioni.
Nonostante il diritto di voto sia tutelato dagli articoli 3 e 48 della nostra Costituzione, esiste un elettorato di “serie B” che, per questioni tanto logistiche quanto economiche, è spesso costretto a rinunciare al proprio diritto al voto a causa delle difficoltà relative al raggiungimento del proprio seggio elettorale. Stiamo parlando di più di mezzo milione di studenti “fuori sede” e pendolari di lungo raggio costretti a ore di viaggio e a un ingente esborso economico per poter esprimere la propria preferenza elettorale. A questi si aggiungono i cinque milioni di elettori all’estero, ai quali è concesso il solo voto per corrispondenza, spesso al centro di scandali e fonte di gravi disagi.
Le difficoltà riscontrate da questa fetta di elettorato hanno delle notevoli ripercussioni sulla vita politica del nostro Paese. L’astensionismo in Italia è un dato in continua crescita, tanto da aver raggiunto il suo massimo storico, pari al 27.1%, in occasione delle elezioni politiche del 4 marzo 2018. Se da un lato questo trend può essere ricondotto alla crisi dei partiti, alla somiglianza tra proposte e idee dei vari candidati e a un più generale senso di sfiducia verso la politica tradizionale, dall’altro esso è certamente aggravato dai già citati disagi che un sempre maggior numero di elettori deve fronteggiare per poter esercitare il proprio diritto di voto. Basti pensare che, in occasione delle elezioni regionali siciliane del 2017 in cui l’astensionismo è stato pari al 53.2%, si stima che ben 200.000 persone (pari a circa il 5% degli aventi diritto) non abbiano potuto presentarsi alle urne a causa delle difficoltà nel raggiungere il seggio di pertinenza. È inoltre opportuno evidenziare come la mancata partecipazione di centinaia di migliaia di studenti e pendolari alla vita politica potrebbe implicare una mancata attenzione sulle politiche giovanili, aumentando di conseguenza il distacco tra giovani e istituzioni. Nel corso degli anni l’elettorato con un’età inferiore ai 30 anni è stato infatti relegato ai margini dei programmi elettorali, in quanto rappresentativo di una minoranza dei votanti.
In un mondo che evolve sempre più verso il digitale, altre nazioni hanno da tempo iniziato ad andare oltre i sistemi di voto tradizionali, vedendo nelle piattaforme blockchain un nuovo strumento di democrazia: alcuni parlano della possibilità di implementare forme di “democrazia liquida”, altri addirittura di “democrazia diretta”. Certo è che questa tecnologia, grazie alle sue intrinseche caratteristiche di sicurezza, unicità e democraticità, rappresenta una grande opportunità per una transizione verso un voto 4.0. Non a caso sistemi di votazione basati su tecnologia blockchain sono già stati testati con successo in Svizzera (nella città di Zugo), Stati Uniti (elezioni di metà mandato in West Virginia), Giappone (nella città di Tsukuba), Colombia (referendum del 2016) e Sierra Leone (elezioni governative del 2018).
All’interno di questo scenario, il Team di Ricerca “Vote-Chain” di Yezers ha svolto un’indagine ad alto spettro per dimostrare come un sistema di voto basato sulla tecnologia blockchain sia tecnicamente fattibile e compatibile con i caratteri imposti dalla Costituzione Italiana. Dalle analisi del team è inoltre emerso come tale sistema, se implementato correttamente, sia in grado di risolvere la maggior parte dei disagi subiti da “fuori sede” ed elettori all’estero ad un costo irrisorio per le casse dello stato (prime stime indicano un costo di circa 0,50 €/anno per elettore coinvolto).
La nostra proposta è descritta in dettaglio nel dossier che potete trovare nella pagina dedicata del nostro sito web.
Si dice spesso che noi giovani siamo il futuro, ma noi vogliamo essere anche il presente e poter accedere in maniera piena al diritto di voto potrebbe senz’altro aiutarci ad esserlo.
Maurizio Caputo
Team Leader TdR Vote-Chain
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