Innovazione
Statistici, informatici ed esperti di dati: i nuovi mestieri del bancario
Fuori dalla banca, alla ricerca del posto fisso, c’era una volta una fila di diplomati in ragioneria e, più recentemente, di laureati in giurisprudenza ed economia. Le mansioni del lavoro più sicuro d’occidente erano quelle che tutti conoscono: si partiva dalla “cassa”, e si sognava di dirigere una filiale. Conoscere i clienti, capirne le esigenze ma anche le possibilità, saper accompagnare famiglie, imprenditori e artigiani leggendone i bilanci e magari anche il futuro, mettendoli in guardia da rischi normativi e gestionali e preservando, naturalmente, l’interesse della banca.
Ovviamente gli istituti di credito continuano a svolgere tutte queste funzioni e a perseguire gli stessi obiettivi ma, per farlo, oggi hanno sempre più bisogno anche di altre professionalità. L’innovazione di processo e di prodotto, con fortissimi innesti tecnologici e sempre maggiori possiblità di relazione tra istituto e cliente da remoto, impongono di inserire in maniera organica e stabile competenze informatiche, matematico-statistiche e ingegneristiche. Ma non serve solo l’abilità di “smanettoni” e progettatori di software e app: serve chi sappia leggere e governare i dati. Già, il vero oro del nostro tempo. Un oro che vale doppio per chi ha bisogno di conoscere interessi, propensioni di spesa, aspirazioni e passioni: tutto ciò che serve, insomma, per costruire i prodotti di finanziamento giusti da offrire alle persone giuste. Non solo. Perché anche l’attività negli ambiti bancari più tradizionali è cambiata: un cliente che ottiene consulenza in via remota, per esempio, deve poterlo fare in modo sicuro e giuridicamente tutelante; analogamente, la crescente quantità di norme nazionali e sovranazionali richiede professionisti capaci di valutarne le implicazioni in termini legali, di risk management e di compliance. Utilizzando gli strumenti di Data Science per sistematizzare e analizzare Big Data, gli istituti di credito possono quindi ridisegnare il proprio lavoro e i propri processi.
Così, dopo anni di razionalizzazioni e riduzioni del personale, avvenute sia a causa della crisi sia per fronteggiare la necessità di un nuovo modello di banca sempre meno dipendente dalla filiale, le banche italiane ricominciano ad assumere, ricercando nuove professionalità. Questa ricerca inizia spesso da “prima” che i talenti arrivino nel mondo del lavoro, stabilendo rapporti con università e master. È questa la linea seguita, ad esempio, da Ubi Banca che ha stabilito rapporti con diversi atenei lombardi – l’università Bocconi, la Cattolica, il Politecnico, l’università di Bergamo e quella di Brescia – e non solo, visto che sono attive anche collaborazioni con gli atenei di Torino e col politecnico delle Marche.
Un esempio particolarmente virtuoso è rappresentato dalla collaborazione con il Master in International Business and Entrepreneurship (Mibe) di Pavia, attraverso il programma LM Plus dell’Università degli studi di Pavia, che punta a inserire gli studenti migliori all’interno delle aziende che sostengono il master stesso. È nell’ambito di questo tipo di collaborazioni che si inserisce, per esempio, l’esperienza della 23enne albanese Enxhi Xhindoli che, avendo maturato un percorso di studi internazionale, è stata selezionata nel progetto Mibe e proseguirà la propria formazione al Digital stream lab guidato dal professor Gabriele Piccoli alla Lousiana University, proprio per delineare al meglio il suo profilo di data scientist. Il percorso formativo negli Usa, sostenuto economicamente dal Gruppo Ubi, non si limiterà a studio ed esami ma troverà applicazione in progetti condivisi e concordati tra la banca e l’università stessa. Al termine dell’esperienza, a maggio 2019, oltre a conseguire la laurea del Mibe con una tesi sui temi materia di studio, verrà assunta come data scientist.
Quello di Enxhi Xhindoli è ovviamente solo un caso. Altri studenti sono stati selezionati, per esempio, per occuparsi della valutazione economica delle minacce e dei rischi cibernetici cui è esposta la banca, o per approfondire i rapporti tra Banche e Fintech. Del resto, nel 2018 le nuove assunzioni saranno oltre 360, di cui 230 già perfezionate e le rimanenti in fase di selezione. Un processo di crescita che, una volta, avrebbe riguardato quasi esclusivamente economisti e giuristi. Oggi invece tocca anche a matematici, fisici e ingegneri, esperti di dati e “smanettoni”. Del resto, viviamo in un tempo segnato da grandi aziende nate in un garage della California: ma anche loro, per diventare grandi, hanno avuto bisogno di molti servizi. E, sicuramente, anche di una banca.
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