Industria
Stiamo entrando nell’era del market of one
Un proverbio dice: l’esperienza è madre della scienza. Da artigiano digitale e imprenditore quale sono, posso dire che è vero. Molte delle cose che ho imparato, in effetti, le ho imparate sul campo, in quasi 40 anni di attività. Per esempio, ho capito che il futuro del manifatturiero sarà sempre più all’insegna di parole-chiave come bespoke e tailor-made.
Consideriamo l’industria dell’auto. Sin dalle sue origini questo settore è stato il simbolo della produzione industriale di massa, e dal fordismo statunitense negli anni ’20 al toyotismo nipponico negli anni ‘90, ha spesso generato (o almeno anticipato) i nuovi paradigmi manifatturieri globali. Una delle sue caratteristiche è sempre stata (per forza di cose) l’alto tasso di innovazione, sia a livello di prodotto che di processo.
L’industria dell’auto è stata molto rapida nello sfruttare le opportunità offerte dal 3D printing (specie a livello di prototipazione), captando prima di tante altre industrie la rivoluzione del digital manufacturing. E infatti oggi uno dei segmenti più promettenti è quello delle auto one-off. Che, nella definizione di Wikipedia, sono “vetture progettate a livello individuale, di solito per uno specifico individuo od organizzazione”.
Le auto one-off sono prodotte in “tirature” davvero limitatissime (da una a serie di 20, 30 unità) ma hanno un alto valore aggiunto, con prezzi anche da milioni di euro. Sono auto esclusive, dove ogni particolare è fatto su misura, e sono spesso destinate a un manipolo di appassionati molto abbienti. Questo trend della customizzazione, che con le auto one-off raggiunge oggi l’apice, è sempre stato presente nel settore automotive, anche se in forme più larvate. Pensiamo a quello che diceva nel 1922 Henry Ford, riferendosi alla famosa Ford-T: “Ogni consumatore può avere un auto del colore che vuole purché sia nera”. Una quarantina di anni dopo proprio la Ford lanciava la Mustang, un auto così traboccante di optional (per i tempi) da impressionare l’opinione pubblica americana, e diventare un grande, inaspettato successo sul mercato.
Oggi non solo uno può comprarsi l’auto di qualsiasi colore, dal nero ebano al rosso tiziano sino al verde tundra, ma può personalizzarla a piacimento. Ne può scegliere la versione, il tipo di motore, optional di ogni tipo. In futuro questo elemento sarà ancora più accentuato. Come hanno pronosticato vari esperti, l’auto di domani sarà sempre più piattaforma che il consumatore plasmerà a sua immagine e somiglianza. La coda lunga, insomma, sarà sempre più una realtà industriale, e questo anche per merito della stampa 3D, che rende possibile una produzione davvero just-in-time e one-off.
Tornando alle auto one-off, c’è un altro elemento a mio parere degno di nota. Poiché vanno su strada, devono essere omologate, e quindi ogni pezzo dell’auto deve essere certificato. Una certificazione ad hoc, naturalmente, per un pezzo che sarà prodotto in poche decine di unità.
Ecco dunque due aspetti del business manifatturiero del futuro. Il primo è che, grazie anche a tecnologie come le stampanti 3D, le caratteristiche del prodotto potranno essere sempre più focalizzate sulle effettive necessità e richieste del cliente. Il secondo è che il confine tra settore manifatturiero e settore dei servizi andrà scomparendo. Che ad esempio un’azienda, oltre a fare le cose, dovrà anche certificarle. Si tratta di nuove sfide, ma anche nuove opportunità di business. Infatti, come ha evidenziato l’esperta del MIT Suzanne Berger in un’audizione al Senato molto ripresa dai media, il futuro del business sarà un mix di servizi e prodotti, ad alto valore aggiunto e di difficile riproducibilità.
In questa partita un ruolo di primo piano lo giocano, inutile dirlo, le nuove tecnologie. Grazie al poderoso sviluppo della rivoluzione informatica è sempre più facile mettere intelligenza nelle cose. E quest’intelligenza costa sempre meno. Lo smartphone da cambiare che teniamo in tasca ha più intelligenza del più potente computer degli anni ’60, ma oggi sono sempre più intelligenti anche tv, auto, lavatrici. In questo modo gli oggetti acquisiscono una dimensione nuova, e un potenziale gigantesco. Diventano, appunto, piattaforme, che il consumatore può adattare alle sue esigenze come meglio crede.
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