Industria
L’evoluzione delle chiavi inglesi nel corso degli anni
Tutti conosciamo le chiavi inglesi: strumenti dalla caratteristica forma biforcuta indispensabili per svolgere molti lavori di costruzione e riparazione, meccanica e ingegneria. Si trovano nelle officine, nei negozi di mobili e nelle cassette degli attrezzi degli amanti del fai da te di mezzo mondo.
Ma come sono nate le chiavi inglesi e, soprattutto, come e quando si è passati da modelli semplici a strumenti sofisticati che possono cambiare forma oppure contengono meccanismi complessi in grado di agevolare il lavoro dell’uomo?
In questo articolo parleremo proprio di questo. Una tappa dopo l’altra, rivisitiamo la storia e l’evoluzione di questo strumento dalle sue origini fino ai giorni nostri.
L’origine delle chiavi inglesi
Non si sa con esattezza quando siano state inventate le chiavi inglesi, ma spesso vengono fatte risalire all’antica Grecia e all’antica Roma, cioè nello stesso periodo in cui per la prima volta vennero usati dei primordiali dadi e bulloni per fissare le strutture di edifici e costruzioni.
Tuttavia, questo strumento nella sua forma moderna è emerso durante il tardo Rinascimento europeo. L’invenzione della chiave inglese per come la conosciamo oggi viene attribuita all’ingegnere britannico Richard Clyburn, nel 1842. Probabilmente, la nazionalità di Clyburn è anche il motivo per cui, in Italia, questi attrezzi vengono chiamati “chiavi inglesi”.
Le chiavi inglesi regolabili
La chiave inglese semplice è munita di due ganasce fisse. Per lavorare su bulloni o dadi di dimensioni diverse è necessario cambiare strumento. Diciamoci la verità, non è comodissimo.
Probabilmente, proprio questo piccolo inconveniente ha portato l’inventore britannico Edwin Beard Budding alla creazione delle chiavi inglesi regolabili. La sua chiave regolabile aveva una ganascia mobile con filettatura interna che poteva essere spostata lungo il manico per adattarsi alle diverse dimensioni degli elementi di fissaggio che, al tempo, si usavano per montare le enormi ruote delle carrozze.
Questo modello è stato poi perfezionato dall’inventore svedese Johan Petter Johansson nel 1892. Non a caso, adesso, le chiavi inglesi regolabili con ganascia scorrevole vengono chiamate “chiavi svedesi”.
Le chiavi ad anello
Le chiavi inglesi ad anello sono un’altra variante di questo attrezzo da lavoro. Non si sa chi abbia progettato questo modello, ma molti ritengono che sia stato proposto per la prima volta da Charles Moncky nel XIX secolo.
Le chiavi ad anello hanno un anello al posto delle ganasce con cui si può “abbracciare” la testa degli elementi di fissaggio e trasmettergli il movimento rotatorio. Così come le chiavi inglesi tradizionali, però, non sono regolabili e devono essere acquistate in set.
Le chiavi a bussola o a cricchetto
Qualche anno prima, la scomodità d’uso delle chiavi inglesi tradizionali spinse un altro inventore a progettare uno strumento più comodo ed efficiente: nel 1863, l’ingegnere britannico J.J. Richardson mostrò al mondo il suo prototipo di chiave a cricchetto con bussole.
Questo modello di chiave è dotato di un meccanismo che permette di serrare e allentare dadi e bulloni senza mai sollevare lo strumento per riposizionarlo. Ciò è reso possibile dal cricchetto: un meccanismo in grado di trasmettere un movimento di torsione continuo.
La chiave a cricchetto è ideale per lavorare su strutture e macchinari che presentano tanti elementi di fissaggio, come durante la riparazione dei motori o l’erezione di ponteggi e le costruzioni.
Le chiavi giratubi
Un’altra evoluzione subita dalle chiavi inglesi è quella dovuta a Daniel C. Stillson che, nel 1869, creò il primo modello di chiave giratubi, chiamata anche “chiave a pappagallo” oppure “chiave stillson”, appunto.
Come dice il nome stesso, si tratta di uno strumento ideato per essere in grado di afferrare, serrare e allentare le tubature. Ha dimensioni superiori rispetto a tutti i modelli visti in precedenza e la sua parte superiore ricorda il becco di un pappagallo, con una ganascia fissa e una mobile che può essere spostata verso l’alto e verso il basso e poi fissata con una piccola vite.
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