Industria
La ripresa è rapida, l’export dei distretti industriali cresce del 27,6 percento
La ripresa post-pandemia è più rapida del previsto. Il PIL mondiale crescerà del 4,9 percento nel 2022, dopo il 5,9 percento del 2021. La ripresa prevista è perfino troppo dinamica, considerando il rallentamento del commercio mondiale legato alle strozzature nel settore dei trasporti che hanno causato un allungamento dei tempi di consegna e ridotto le scorte, ma anche il rialzo dei prezzi delle materie prime.
Ma sono quattro i grandi temi che riguarderanno i paesi avanzati: la riduzione della propensione media al risparmio, il calo della disoccupazione, la ripresa della produttività e l’ulteriore rotazione della spesa da beni a servizi. L’inflazione nel 2022 sarà in calo grazie ad effetti base, ma risalirà gradualmente quella sottostante.
A fare il quadro macroeconomico attuale è Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo, durante la presentazione del Monitori dei Distretti Industriali del primo semestre 2021 del Centro Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, insieme a Fabrizio Guelpa, responsabile industry e banking.
Se guardiamo agli Stati Uniti, – come spiega De Felice – ci si aspetta una crescita del 3,9 percento (dopo il 6 percento di quest’anno) e un rallentamento negli anni seguenti causato da meno stimolo fiscale e monetario e limiti di capacità. Nell’eurozona, invece il rimbalzo del 2021 è stimato al 5,2 percento. I livelli pre-crisi, così, saranno recuperati già alla fine di quest’anno e la crescita resterà superiore al potenziale nel 2022 (4,7 percento) e nel 2023 (2,4 percento). Il deficit pubblico quest’anno cala sotto il 7 percento, ma la riduzione più marcata è attesa nel 2022-23.
Nel nostro paese, secondo il Monitor, il rimbalzo nel 2021 è superiore alla media dell’Eurozona attestandosi al 5,7 percento (come prevede anche il governo) con una crescita stimata oltre il potenziale anche nel 2022 (4 percento) e nel 2023 (2,3 percento), sostenuta dai trasferimenti europei connessi a Next Generation EU, malgrado il prevedibile restringimento della politica fiscale dopo la crisi pandemica.
Nei paesi avanzati, peraltro, le vaccinazioni hanno drasticamente ridimensionato la mortalità da COVID-19, evitando pertanto ulteriori chiusure e blocchi delle attività.
I punti di forza dell’Italia e della sua industria manifatturiera sono la qualità e la flessibilità. Il manifatturiero italiano è composto principalmente da piccole e medie imprese. «I distretti industriali indubbiamente sono una realtà dove innovazione, ricerca della qualità e vocazione internazionale sono in molti casi una punta di diamante della piccola media impresa italiana e quindi spingono la crescita economica. Il terziario è spesso poi influenzato dall’industria», spiega De Felice.
Nel primo semestre 2021 – come emerge dal Monitor – l’export dei distretti industriali ha registrato un balzo del 27,6 percento a prezzi correnti rispetto agli stessi mesi del 2020, fortemente penalizzati dal lockdown primaverile. Il confronto con il 2019 evidenzia un progresso dello 0,7 percento (pari a 474 milioni di euro) e il raggiungimento di nuovi livelli record a quota 64,6 miliardi di euro.
Il recupero è diffuso a tutti i territori: su un totale di 158 distretti monitorati, 101 nel secondo trimestre sono oltre i livelli del 2019. Tra i settori distrettuali più dinamici, gli Elettrodomestici (+29 percento la variazione rispetto ai primi sei mesi del 2019), la Metallurgia (+22,2 percento, spinta anche dall’aumento dei prezzi alla produzione) e l’Agro-alimentare (+14,9 percento). Molto positiva anche la performance della filiera delle costruzioni e del sistema casa, con in testa i distretti specializzati in Mobili (+8,2 percento) e Prodotti e materiali da costruzione (+6,7 percento), che hanno battuto la concorrenza tedesca (+6,3 percento e -0,8 percento).
Sempre nel confronto con i primi sei mesi del 2019, ha chiuso in lieve aumento l’export di Altri prodotti intermedi (+4,5 percento) e Prodotti in metallo (+2,1 percento), mentre la Meccanica ha registrato un calo lieve (-1,6 percento) e comunque inferiore ai competitor tedeschi (-3 percento). Segnali di recupero emergono anche per il Sistema moda che mostra un rimbalzo rispetto al 2020, soprattutto per i beni di consumo, in progresso del +38,4 percento, ma è ancora in forte ritardo rispetto al 2019 nel comparto degli intermedi (-29,3 percento).
A livello territoriale spicca l’accelerazione delle esportazioni distrettuali del Nord-Est (+4,2 percento la variazione rispetto al primo semestre 2019), dove si sono messi in evidenza il Friuli-Venezia Giulia per dinamica (+15,6 percento) e l’Emilia-Romagna e il Veneto per aumento dei valori esportati (+443,7 milioni di euro e +324,9 milioni rispettivamente).
Germania, Cina, Stati Uniti e Irlanda (spinta dall’apertura di un’unità logistica a Dublino da parte del principale operatore del distretto orafo di Valenza) sono i mercati in cui l’export dei distretti ha registrato la crescita maggiore in valore.
Nei prossimi mesi l’export distrettuale è atteso mantenere un buon ritmo di crescita sui mercati esteri, grazie alla presenza di condizioni di domanda internazionale favorevoli. Il 2021 si chiuderà con nuovi livelli record. A livello settoriale, solo il Sistema moda avrà bisogno di più tempo per tornare sui livelli pre-pandemici. In questo contesto, rincari delle commodity e interruzioni delle forniture rappresenteranno due punti di attenzione, che potrebbero frenare lo slancio della domanda mondiale. Tuttavia, nel medio termine la possibile e connessa revisione delle catene globali del valore a favore della riallocazione su base continentale delle filiere, potrebbe giocare a favore anche dei produttori italiani distrettuali.
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