Industria

La crisi sferza il Veneto

Decine di imprese coinvolte, anche Benetton. Migliaia di posti di lavoro a rischio. Intanto la politica parla di autonomia

16 Novembre 2024

La rassegna stampa di principali notizie e fatti in Veneto nella settimana dal 10 al 16 novembre

CRISI INDUSTRIALE

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Sabato 16 novembre

Benetton, le paure dei lavoratori

Continua a tenere banco il trasferimento di Benetton Group dallo storico quartier generale di Villa Minelli a Ponzano Veneto. In questi giorni i lavoratori del gruppo hanno ricevuto una lettera firmata dall’amministratore delegato Claudio Sforza, in cui cita la ‘trasformazione profonda e radicale’, e di ‘necessario risanamento’. Parole che preoccupano i lavoratori e non sono piaciute ai sindacati: «Solo il tavolo sindacale determinerà il futuro dei lavoratori, non le belle parole rassicuranti che non trovano riscontro nell’atmosfera reale che stanno vivendo lavoratori e lavoratrici in queste settimane». (Tribuna di Treviso)

Bosch abbandona l’Italia. A rischio 160 posti di lavoro nelle fonderie Edim

Il colosso tedesco della componentistica per automotive e degli elettrodomestici cerca acquirenti per Edim, che lavora alluminio pressofuso a Villasanta (MB) e Quero (BL). Annunciati 160 esuberi, 120 nel brianzolo e i restanti nel bellunese. I sindacati: “Scelta miope e inaccettabile”. Chiesto un tavolo con le istituzioni regionali e nazionali. A pesare sulla decisione di Bosch, che ha annunciato 7mila licenziamenti a livello globale, il rallentamento del mercato auto. (VeneziePost)

Mercoledì 13 novembre

A rischio 19 aziende e 1.300 lavoratori. Dalla Vecchia (Confindustria Vicenza): ’Avevamo previsto tutto un anno fa, siamo rimasti inascoltati’

Crisi aziendali, i nuovi casi aperti in autunno portano a 19 l’elenco delle aziende sorvegliate speciali, con 1.300 addetti. Prima un’estate che ha visto salire la richiesta di cassa integrazione, con 50 aziende venete solo nella meccanica, dove la situazione non appare cambiata. E ora l’accelerazione non solo di richieste di Cig, ma anche di aziende che dichiarano esuberi e licenziamenti, aggiungendosi a crisi di lunga durata. Se una fetta di aziende industriali venete regge ancora bene, quando non avanza (vedi le assunzioni annunciate in Costan, nel Bellunese, o i conti brillanti di De Longhi), per l’altra, più ampia, le prospettive appaiono virare decisamente in negativo. E il primo segno visibile sono i nuovi casi difficili. (Corriere del Veneto)

Dalla Vecchia (Confindustria Vicenza): «Avevamo predetto il declino ma nessuno ci ha ascoltati. Basta raccontarci favole»

Laura Dalla Vecchia, presidente di Confindustria Vicenza, voi l’avevate predetto un anno fa e…

«… e non ci ha ascoltati nessuno».

Che cosa avevate previsto già nell’autunno del 2023?

«Che si stava presentando una stagione di grandi difficoltà e di declino della produzione industriale, come puntualmente si è verificato. Vede, la maggior parte delle statistiche economiche, per loro natura, riflettono ciò che è accaduto nel passato, per quanto vicino. Noi industriali, invece, ci basiamo sugli ordini ricevuti e questo è un indicatore che guarda avanti: mentre tutti gli altri maneggiavano dati che, almeno in parte, risentivano dei risultati stellari toccati nel 2022, anno record per molti nella manifattura, noi già nel corso del 2023 avvertivamo un forte rallentamento. E oggi, purtroppo, constatiamo che molte aziende sono entrate in recessione. Non è ancora una crisi strutturale, probabilmente, ma recessione di sicuro».

Quali sono le misure di questo rallentamento?

«Se parliamo di una media tra tutti i vari comparti della manifattura, il calo oscilla tra il 10 e il 15%. Ma ci sono aziende, prese singolarmente, che quest’anno stanno registrando anche un meno 50%. Il dato sulla Cassa integrazione è rivelatore: a ottobre l’ammontare era già pari all’intera Cig erogata nel 2023. Se sommiamo i primi accessi alle richieste di proroga, siamo a un incremento nell’ordine del 40%». (Corriere del Veneto)

VENEZIA

Sabato 16 novembre

Venezia ha il suo primo candidato sindaco

È Alessio Vianello, già assessore della giunta Cacciari, ma con una sostanziale continuità con l’attuale amministrazione Brugnaro. Almeno su come salvare Venezia: saranno i turisti e i loro soldi a fornire le risorse necessarie alla salvaguardia della città lagunare. Turisti che pagheranno – quanto ancora non si sa – per visitare una città unica al mondo, ma che saranno trattati con i guanti: avranno gratis trasporti e accesso ai musei civici, conosceranno la destinazione di ogni singolo centesimo donato, perché tutto sarà rendicontato, pubblicato, trasparente. E non saranno neanche più troppi, perché ai visitatori verrà posto un tetto: la città può accogliere tot persone, uno in più non ci starà. Una ricetta che si basa su una premessa fondamentale: una nuova Legge speciale. (Il Gazzettino) 

Venerdì 15 novembre

Poco attrattiva e schiacciata dal turismo La fuga degli under 30 e donne penalizzate

Una città poco attrattiva e schiacciata dalla monocultura turistica che produce lavoro precario e sottopagato, che dal 1981 ha perso 86 mila abitanti e in cui in 40 anni il numero degli under 30 si è dimezzato, passando da 74 mila a 36 mila, di cui il 14 per cento non studia e non lavora e solo uno su venti (dato peggiore del Veneto) ha un contratto di lavoro a tempo determinato. Ma anche una città dalle grandi disparità economiche, più povera rispetto agli altri capoluoghi di provincia del Veneto e del Nordest, in cui il 41 per cento dei contribuenti dichiara redditi lordi annui inferiori ai 15 mila euro, dove oltre alla grande fuga dei giovani autoctoni si è registrata anche la forte crescita della popolazione straniera (+498 per cento negli ultimi 20 anni), la sua concentrazione soprattutto in due quartieri (Mestre centro e Marghera ) ed il suo utilizzo prevalentemente come manodopera nei comparto turistico-ricettivo ed in quello della cantieristica. È la fotografia della città lagunare scattata dal progetto Ri-pensare Venezia avviato dalla Fondazione Pellicani nel novembre 2023. (Corriere del Veneto)

Giovedì 14 novembre

Chiude il Fondaco dei tedeschi, a casa 226 lavoratori. Venezia sempre più low cost

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Lo shopping center simbolo del lusso chiude i battenti in una città ormai sempre più vocata al turismo mordi e fuggi. La chiusura avverrà entro settembre 2025, con il licenziamento di 226 dipendenti. La decisione della società Dfs (della galassia Arnault) è legata ai risultati negativi del negozio. (VeneziePost)

Mercoledì 13 novembre

Il boom degli alberghi di lusso a Venezia in 13 anni 52 in più

Sono sempre più numerosi gli alberghi veneziani di lusso, un vero e proprio boom che sta innescando una sorta di reazione a catena senza precedenti. E i numeri lo confermano: 168 le strutture alberghiere nel 2023, suddivise fra 4 e 5 stelle, distribuite nel territorio comunale, a fronte delle 116 registrate nel 2010. Mentre a livello percentuale questa categoria allo stato attuale rappresenta poco meno del 37% su un totale di 457 hotel presenti sia nella città antica che in terraferma, di cui 195 a 3 stelle e 94 a 1 o 2 al massimo. I posti letto complessivi sono invece 32.655, di cui buona parte ossia 20.468 riferibili proprio alle 4 e 5 stelle, corrispondenti al 62,7% del numero totale, comprendente anche le altre categorie. Alzare gli standard dell’accoglienza diminuendo il numero delle stanze e dei posti letto, optando per camere più ampie e servizi migliori da garantire alla clientela. (Il Gazzettino)

MONTAGNA

Venerdì 15 novembre

Sci, impianti aperti tra due settimane. Skipass aumentati

Il 30 novembre, saranno Cortina d’Ampezzo, Alleghe-Civetta, Plan de Corones, Tre Cime, Val di Fiemme e Alpe Luisia San Pellegrino ad aprire le danze. A loro seguiranno, il 5 dicembre, Marmolada-Arabba, Alta Badia, Val Gardena, Val di Fassa e Rio Pusteria. Per ultimi toccherà ai comprensori di San Martino di Castrozza e Passo Rolle, il 7 dicembre. Ancora la neve non accenna a scendere, almeno non in quantità significative, ma le temperature in quota si sono già abbassate sotto lo zero, permettendo l’entrata in funzione dell’innevamento artificiale con i cannoni che hanno cominciato a sparare. Il rincaro generale degli skipass varia tra il 3,7 e il 5,2 per cento. (Corriere del Veneto)

POLITICA

Sabato 16 novembre

«Autonomia, stop referendum»

Polemiche dopo la sentenza della Consulta. Zaia: «Per noi una vittoria». Ora che la Consulta ha prescritto di rifare la legge, senza comunque bocciare l’autonomia, si dovrà decidere il destino del referendum proposto dalle Regioni. Per il governatore veneto Luca Zaia «questa decisione ha probabilmente messo la parola fine al referendum». Anche per l’ex vice presidente della Consulta Paolo Maddalena è «prevedibile» che il quesito referendario sia dichiarato inammissibile. E comunque la polemica politica è tutt’altro che sopita. Mentre Zaia si compiace della «vittoria», il Pd accusa governatore e Lega di «arroganza». (Il Gazzettino)

Mercoledì 13 novembre

Pedemontana, l’accusa del PD: «Voragine da 1 miliardo di euro»

Il Pd fa il verso al presidente della Regione del Veneto: Luca Zaia ha titolato il suo secondo libro, quello del 2022, “I pessimisti non fanno fortuna” e i dem hanno intitolato lo studio sulla Superstrada Pedemontana nientemeno che “il fallimento degli ottimisti”. Perché, dicono, quell’infrastruttura è «una voragine finanziaria gigantesca» che ai veneti costerà un patrimonio, «112 milioni in più del previsto nei soli primi 3 anni e 10 mesi». Soldi – aggiungono – che potevano essere spesi diversamente, magari a favore del più grande “ospedale diffuso” del Veneto, cioè l’assistenza che le famiglie garantiscono nella propria casa ai parenti anziani non autosufficienti. E non è vero, dice sempre il Pd, che dopo i primi 9 anni finirà il passivo: alla fine della fiera, dopo i 39 anni di pagamento del canone all’impresa costruttrice Sis, il “buco” per la Regione sarà di un miliardo di euro. (Il Gazzettino)

Martedì 12 novembre

Danni da maltempo, Speranzon (Fdi): soldi finiti, bisogna assicurarsi

Sofferenza e insofferenza a Dolo per una situazione nella quale non c’è traccia neppure delle briciole stanziate dal Governo nei mesi scorsi, ovvero quei 235 milioni per il nord Italia, Emilia compresa, a fronte di circa un miliardo di danni solo per il Veneto. Soldi che, dopo 16 mesi si è scoperto che andranno solo al pubblico. Per la Riviera del Brenta la conta dei danni ammonta a 82 milioni, di cui 20 subiti dal pubblico e 62 dai privati. Di questi ultimi sono stati erogati appena 10 milioni di ristori. E anche quei 57,5 milioni messi a disposizione tramite la gestione commissariale nello scorso agosto non cambieranno il quadro, visto che sono già esauriti e che comunque i ristori non potevano superare la cifra massima di 5 mila euro per i singoli e di 20 mila euro per le aziende. Il senatore di Fratelli d’Italia Raffaele Speranzon ammette candidamente che i soldi per i risarcimenti sono finiti e i cittadini devono assicurarsi contro le calamità.

Domenica 10 novembre

Tagli ai Comuni, grido d’allarme di Padova: «Così salgono le tasse»

Il Governo con la legge di Bilancio ha deciso di diminuire le risorse ai Comuni. Un taglio che per Padova vale 14,6 milioni di euro in cinque anni (da 1,8 nel 2024 in progressione fino ai 4,1 nel 2028). Il sindaco di Padova Sergio Giordani non usa mezzi termini: «Le scelte del Governo Meloni stanno mettendo a serio repentaglio la tenuta dei conti pubblici dei Comuni italiani e, paradossalmente, in particolare di quelli con politiche di bilancio più virtuose. Si tratta di una vera e propria tassa governativa su tutte le cittadine e tutti i cittadini, non esistendo infatti la possibilità di “stampare moneta” i sindaci non hanno scelta: o tagliano i servizi, anche quelli più delicati, o operano aumenti nell’imposizione fiscale. Poi c’è il rinnovo dei contratti firmati a Roma dal Governo ma a carico delle amministrazioni. Parliamo di altri potenziali 4,5 milioni con il contratto collettivo 2022/2024 e altri 4 milioni del 2025/2027». (Il Gazzettino)

SANITÀ

Domenica 10 novembre

Ulss 6 Euganea affida il pronto soccorso e anestesia a privati: 4,5 milioni per le cooperative

Mst Group Srl si è aggiudicata i servizi nei presidi di Cittadella, Piove e Montagnana. A Camposampiero la padovana di Efds Srl, l’Anestesia in mano ad Anthesys Servizi. Lo scorso settembre, l’Usl 6 Euganea ha aggiudicato con un nuovo bando, i servizi sanitari di Pronto Soccorso di Cittadella, Camposampiero, Piove di Sacco e Montagnana e di Anestesia e Rianimazione di Piove di Sacco, per un importo complessivo di 4,5 milioni di euro per 12 mesi, in ribasso rispetto ai 5,4 previsti inizialmente. L’aggiudicazione è avvenuta secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa: inizialmente, per far fronte alle esternalizzazioni, l’Usl 6 aveva stimato su base annua una spesa di 11,6 milioni per la medicina d’urgenza e di 966.240 euro per l’anestesia. Il risparmio complessivo su base annua è stato quindi del 57% riconducibile, fanno sapere i vertici dell’Euganea, al reperimento di nuove risorse da inserire in organico oltre che a una riorganizzazione interna, in maniera coerente con la normativa. (Mattino di Padova)

SOCIETÀ

Lunedì 11 novembre

Studenti tra 16 e 24 anni quasi uno su dieci abbandona la scuola

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Lasciare la scuola e non avere idea di quale sarà il proprio futuro. Abbandonare i banchi scolastici con un’idea confusa che ammicca agli influencer, ma in realtà si perde nell’immaturità di 16-17 anni. E a casa spesso non c’è una famiglia che capisce e guida. Né intorno una società che riesca a orientare. Il fenomeno della dispersione scolastica si consuma nelle aule ma inizia molto prima. I numeri dell’Ufficio scolastico regionale raccontano solo quello che si vede: nel Padovano la percentuale di ragazzi, tra i 16 e i 24 anni, che lascia il percorso didattico è il 9,6%. Sui 38 mila studenti degli istituti superiori, 1.147 è il dato di abbandoni tra i 16 e i 17 anni (il biennio più difficile, tra terzo e quarto anno) – registrato nello scorso anno scolastico. Di questi, 543 ragazzi hanno lasciato in corso d’anno (l’1,43%) e 604 sono i non scrutinati per insufficiente frequenza (1,59%), ovvero perché hanno frequentato meno del 75% delle ore. Tra le province del Veneto, quella di Padova registra la percentuale maggiore di studenti degli Istituti tecnici che hanno interrotto lo studio durante l’anno scolastico: l’1,69%. Al di sopra della media veneta è anche l’abbandono nei Licei con l’1,10%. Fin qui i numeri, che però non raccontano tutto. Alla dispersione scolastica esplicita – interruzioni nel percorso di studi o abbandoni veri e propri – si deve aggiungere la dispersione scolastica implicita, che complica tutto perché in questo caso il ragazzo termina il percorso, ma il suo titolo non corrisponde alle reali competenze acquisite: va avanti per inerzia, magari perde anche un anno, addirittura due, e alla fine del percorso ha imparato pochissimo. (Mattino di Padova)

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