Industria
2023, l’industria punta a superare 1170 miliardi di fatturato trainata dall’Auto
La fase di rallentamento dell’attività produttiva sopraggiunta nella seconda metà dello scorso anno, in concomitanza con la crisi energetica, non ha impedito al manifatturiero di archiviare il 2022 con un aumento del 2,6 per cento dei livelli di attività e del 15,2 per cento del fatturato a prezzi correnti, che ha superato i 1160 miliardi di euro, sostenuto da una crescita dei prezzi del 12,3 per cento in media d’anno. Nel 2023, il fatturato a prezzi correnti, in crescita tendenziale dell’1 per cento, potrà superare i 1170 miliardi di euro, circa 260 miliardi di euro aggiuntivi rispetto al 2019. Il fatturato a prezzi costanti, invece, andrà incontro a una stabilizzazione (+0,4 per cento), che consentirà di consolidare i significativi progressi del biennio precedente (+9,1 per cento) la crescita media annua a prezzi costanti nel 2021-22).
A fotografare l’industria italiana è il Rapporto Analisi dei Settori Industriali presentato oggi da Intesa Sanpaolo e Prometeia, arrivato alla sue centotreesima edizione.
Cruciale sarà il contributo dell’export, che nel 2023, per la prima volta, supererà la soglia del 50 per cento sul totale del fatturato. Grazie alla buona capacità dell’industria italiana di servire nicchie ad elevato valore aggiunto, l’avanzo commerciale continuerà a crescere verso un nuovo record, superando i 110 miliardi di euro nel 2027. Sul fronte interno, i fondi del PNRR sosterranno il ciclo degli investimenti, controbilanciando l’andamento meno brillante dei consumi penalizzati dall’erosione dei redditi reali imposta dall’inflazione, soprattutto nel 2023, e, nel medio termine, dai cambiamenti nelle abitudini di spesa, conseguenti anche al progressivo invecchiamento della popolazione.
Fra i settori più dinamici nel 2023 e nel medio termine Autoveicoli e moto (con una crescita media annua del 2,8 per cento), Elettronica (+2,5 per cento), Elettrotecnica (+2,2per cento) e Meccanica (+1,6 per cento), fondamentali per sostenere i progressi in chiave digitale e ambientale. Seguono i settori che più di altri saranno in grado di cogliere le opportunità di crescita sui mercati esteri, ovvero Sistema moda, Farmaceutica e Largo consumo. In fisiologico rallentamento i Prodotti e materiali da costruzione e gli Intermedi chimici, sensibili alla domanda edilizia, e i settori produttori di beni destinati all’ambiente domestico, Mobili ed Elettrodomestici.
Determinante, per raggiungere questi risultati, sarà la corretta gestione del passaggio generazionale ai vertici delle imprese. Nel 2022 la quota di occupati under 40 nell’industria manifatturiera italiana è scesa al 34,8 per cento, dal 51,1 per cento del 2008, la percentuale più bassa fra le grandi manifatture europee. Considerando quindi l’elevata età media della forza di lavoro italiana, il rapporto sottolinea se ci si proietta in un orizzonte di medio termine, questo fenomeno potrebbe incidere in maniera significativa sulla capacità delle imprese di realizzare un corretto passaggio di competenze, a fronte di un processo di transizione digitale e ambientale che, tra l’altro, impone di accelerare sulla formazione ICT e nelle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics, ndr.), dove l’Italia ha ancora notevoli lacune da colmare con i concorrenti europei.
Dal punto di vista finanziario, tassi di crescita più modesti e costi di approvvigionamento ancora penalizzanti incideranno sui margini unitari nel 2023, ma l’Ebitda si confermerà su livelli storicamente elevati. Pur a fronte di una dispersione delle performance, tra settori e all’interno dei settori, le imprese manifatturiere italiane possiedono al loro interno le risorse necessarie per affrontare le sfide dell’orizzonte previsivo. L’analisi dei bilanci internazionali conferma un significativo processo di convergenza tra l’industria italiana e i competitor europei di Germania, Francia e Spagna, in termini di rafforzamento della redditività, della patrimonializzazione e degli equilibri finanziari.
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