Imprenditori
Venghino in Italia: i professionisti costano poco, in offerta finchè ci restano
Pensavo alla benzina sul fuoco, poi mi è tornato alla mente il detto catalano “Ci pisciano in testa e ci dicono che piove”, reso più noto dall’indignato per eccellenza Marco Travaglio. Mi è tornato alla mente osservando una brochure del Ministero dello Sviluppo Economico di cui il web ha parlato a fine settembre ma che – strano, visto che ci alleniamo un po’ tutti ad essere comunicatori, volenti o nolenti – non ha suscitato l’orrore social, che forse deve recuperare le energie dopo il flop reiterato del fertilityday. In sostanza, dice che l’Italia è il paese giusto in cui investire perchè qui i laureati costano meno, vanno via come le marche scontate durante i saldi.
Facciamo un passo indietro e un lungo respiro e osserviamo questo ennesimo capolavoro di comunicazione assurdamente masochista, nato probabilmente da un afflato di invidia del suddetto ministero per l’attenzione mediatica riservata alla Lorenzin e al suo team di professionisti che a quanto pare comunicano tra loro bene tanto quanto sanno fare le campagne. Innanzitutto c’è un bel sito, www.investinitaly.com/en/ tutto in inglese per arrivare a tutti, nessuno escluso (o forse non proprio a tutti, visto che secondo uffici statistici nazionali, la Commissione Europea e Eurostat l’Italia è al 22 posto su 24 Paesi considerati per conoscenza dell’inglese, ma questa è un’altra storia). Costruito per promuovere l’Italia, pubblica la brochure come “new content” per spiegare ad un investitore e/o imprenditore straniero perchè l’Italia è il paese giusto per lui.
E qui arriviamo al passaggio che mi ha ispirato l’immagine della pioggia corrosiva: nel capitolo dedicato a “human capital & talent”, accanto ad una bella foto d’agenzia di giovani con cravatta e trucco curato, il sottotitolo bene in evidenza dice che “Italy offers a competitive large level (that grows less than in the rest of EU) and a highly skilled workforce”. Traduco: L’Italia offre un livello di salari competitivo – che cresce meno di ogni altra parte d’Europa – e una forza lavoro altamente qualificata”. Una frase che meriterebbe un’inchiesta amara e desolante, una realtà che dovrebbe spingerci alla rivoluzione, all’esodo o allo sciopero di massa, è per questo ministero che comprende politica industriale, commercio internazionale, settore energetico e comunicazioni, un vanto. Alziamo i calici, gente, perchè i nostri laureati valgono meno, molto meno di quello che spendono per studiare, per formarsi, per mantenersi in questo paese. Una bella brochure (sfogliatela qui), perfetta per l’occasione: la presentazione di Industria 4.0, il piano nazionale per rilanciare investimenti e imprese italiane. Ci fanno i complimenti, non lo neghiamo: sanno che conosciamo la materia, che sappiamo lavorare, ma ci pagano poco. Quindi c’è un ottimo rapporto qualità prezzo, in effetti. “Perchè – continuano, convinti – un ingegnere in Italia guadagna in media 38.500 euro quando in altri paesi europei lo stesso profilo ne guadagna mediamente 48.800”.
Tanto per ricordarli, a inizio 2016 sono arrivati i dati di Eurostat, l’ufficio di statistica europeo che ha studiato i tassi di occupazione dei laureati di età 20-34 anni. Nel 2014, il tasso di occupazione dei neo laureati nei 28 Paesi dell’Unione europea era al 76% con punte in Germania del 90% e a Malta del 93%. Dalla parte opposta della classifica ci sono i tassi di occupazione dei neo laureati più bassi: in Grecia con il 44,3% e in Italia con il 45%. In altri Paesi, Austria, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca, Lussemburgo e Regno Unito la percentuale è comunque superiore all’82% obiettivo di riferimento fissato in Europa. Gli italiani sono quelli che più in assoluto pagano la crisi e devono sopportare un numero sempre più alto di prese in giro. In questo siamo primi in classifica.
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