Imprenditori

Il Vending, questo sconosciuto

11 Marzo 2021

(*) Gli imprenditori impropriamente chiamati “quelli delle macchinette”, in realtà appartengono ad un settore denominato Vending.

Il nome deriva da un termine inglese che identifica il canale della distribuzione automatica: una grande eccellenza Made in Italy. Il nostro paese è leader mondiale di mercato grazie alle principali aziende costruttrici di distributori automatici, oltre a prestigiosi marchi di prodotti, basti pensare ai numerosi brand di caffè italiani.

L’Italia è al primo posto in Europa per Vending Machine installate: 822.000 distributori prodotti e installati, 3.000 imprese di gestione che offrono il servizio, 33.000 lavoratori che arrivano a oltre 40.000 considerando l’indotto; il tutto per soddisfare 25.300.000 consumatori, 12 miliardi le consumazioni complessive, per un fatturato che supera i 4 miliardi di euro. I dati arrivano da Confida, Associazione che aderisce a Confcommercio e l’unica di categoria che rappresenta, a livello nazionale, l’intera filiera della distribuzione automatica.

Nel 2019 proprio il settore delle vending machine ha segnato una costante crescita in tutta Europa e proprio l’Italia è stato il Paese più virtuoso, anche in termini di esportazione, grazie alle caratteristiche innovative dei propri prodotti. Un successo dovuto soprattutto alla tecnologia e alla ricerca di prodotti che permettono di coniugare sostenibilità, semplicità di utilizzo e buona alimentazione, andando a soddisfare anche i consumatori più esigenti.

Per offrire il servizio di pausa ristoro, gli operatori del settore, in punta di piedi, senza essere notati, entrano ogni giorno nella maggior parte delle aziende Italiane, in tutte le comunità e nelle strutture aperte al pubblico, prestando un’opera ormai insostituibile. Pensiamo a scuole, università, stazioni ferroviarie, metropolitane, ospedali, case di riposo e ancora, palestre, aziende, uffici pubblici e privati.

Al servizio quotidiano di puro ristoro per il consumatore, va aggiunta la funzione sociale delle vending machine: la pausa caffè davanti ai distributori automatici, ha generato conoscenze, aggregazioni, complicità, momenti di svago, sola necessità. Pensiamo a chi, come in questo particolare momento di emergenza, non ha altri luoghi per soddisfare i propri bisogni, semplici ma necessari, come bersi un caffè, acquistare una bottiglietta d’acqua, mangiare uno snack. Gli operatori sanitari, costretti a massacranti ore di lavoro per far fronte alle esigenze ben note; i lavoratori, quelli che non usufruiscono dello smart working e che non possono frequentare bar e ristoranti perché chiusi.

La pandemia ha però pesantemente colpito il settore considerato attivo. Qui sta la beffa. L’attività non ha mai smesso di funzionare, per un’errata valutazione basata sui codici ATECO. Infatti i distributori sono accesi, funzionanti e assortiti ma mancano i consumatori, non ci sono i clienti. Le città sono desertificate, perché molte comunità non sono più tali: sono chiuse. Le aziende pubbliche e private svolgono la propria attività con una presenza ridotta dei lavoratori, molti gli assenti. Chi è in cassa integrazione e chi, più fortunato, lavora da remoto. Nonostante ciò il mondo del vending non si è mai fermato. In questi mesi è rimasto attivo per aumentare le misure preventive di sicurezza e igiene e rendere il distributore un luogo ancora più sicuro, dove consumare una pausa in totale sicurezza.

Il comparto, considerato attivo, non ha beneficiato ancora degli adeguati ristori. Lo smart working e l’home working rappresenteranno per il settore una piaga con cui dover fare i conti anche a pandemia terminata. Ci saranno meno consumatori nei posti di lavoro, bisognerà pensare ad un nuovo modello di business, ma questa è un’altra storia.

C’è un’altra nota dolente, che i più non conoscono. Il settore paga (e continua a pagare) un canone concessorio alle aziende pubbliche e private, per il solo fatto di ospitare lo spazio occupato dai distributori automatici, oltre al consumo di acqua ed energia, per farli funzionare. Questa “tassa” ha raggiunto negli ultimi anni cifre che appesantiscono i bilanci delle aziende che prestano il servizio con incidenze superiori al 15%. Una cifra impressionante. Un’attività di servizi che paga per lavorare. Un’attività che ha subito negli ultimi anni un aumento dell’aliquota IVA dal 4 al 10% un aumento molto più che raddoppiato. Un’attività che ha dovuto adeguare i propri sistemi di pagamento sostenendo pesanti costi per certificare all’agenzia delle entrate i corrispettivi incassati. Una manovra corretta che porta oggi il settore ad essere un contribuente virtuoso.

Ci sono molte altre cose che stanno dietro all’erogazione di un caffè, di una bottiglietta d’acqua, di uno snack, di un gelato, di uno yogurt, di una porzione di frutta o verdura. Ma avremo modo di riparlarne.

(*) L’autore è imprenditore nel settore Vending e presidente di COVEN – Consorzio Vending

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