Governo
Il Codice appalti dimentica le donne. E Civati chiede la parità salariale
Il Codice appalti è uno dei fiori all’occhiello del governo Renzi. Perché ha sfoltito le norme, cercando di fare ordine. E anche dal numero uno dell’anticorruzione, Raffaele Cantone, sono arrivati apprezzamenti. Ma, carte alla mano, emergono alcuni buchi nel testo entrato in vigore dal 20 aprile. Spicca infatti l’assenza di qualsiasi riferimento alla parità salariale tra uomini e donne. Un dato che risalta agli occhi, visto che le donne guadagnano in media 2mila euro all’anno in meno, come ha evidenziato l’Osservatorio di Job Pricing. E il World Economic Forum ha di recente diffuso la graduatoria, piazzando l’Italia sul 49esimo gradino sul rispetto della parità di genere. Insomma, nonostante dei miglioramenti annotati da vari studi, il percorso è ancora lungo. E il silenzio sul tema nel Codice appalti non è passato inosservato. Anche perché il presidente del Consiglio è molto attento alla rappresentanza femminile.
Certo, il principio dell’uguaglianza dei diritti dei lavoratori è già sancito dalla Costituzione. Ci mancherebbe. Ma i deputati di Possibile, il movimento fondato da Pippo Civati, hanno voluto rimarcare la necessità di specificare il concetto nel nuovo Codice appalti. E per centrare l’obiettivo hanno individuato pochi punti specifici, descritti in tre brevi articoli di legge. L’intento è dichiarato nella presentazione della proposta: «Uno Stato che intenda veramente assicurare il principio di parità salariale dovrebbe essere certamente salvaguardarlo anche e soprattutto nell’ambito del codice degli appalti», si legge nel documento. I firmatari evidenziato un aspetto: «Le misure sono del tutto ragionevoli, di concreta ed efficace attuazione del dettato costituzionale e delle disposizioni europee». Tradotto: l’approvazione potrebbe essere rapida, se solo la maggioranza volesse.
Nel concreto la pubblica amministrazione che dà l’appalto deve disporre di «qualunque mezzo adeguato» per ravvisare «la presenza di infrazioni» in relazione «al principio della parità salariale dei lavoratori e le lavoratrici» «La campagna di Possibile per la parità di genere continua con una proposta di legge che riguarda i salari negli appalti pubblici», spiega Pippo Civati. La proposta di legge «obbliga i datori di lavoro a dare piena attuazione al principio della parità salariale anche facendo riferimento a modelli già adottati all’estero. Come già avviene in Francia e come abbiamo proposto mesi fa ispirandoci alla normativa tedesca, chiediamo che si modifichi la disciplina approvata lo scorso aprile sul codice degli appalti introducendo delle clausole per il superamento del divario salariale», annota Beatrice Brignone, co-firmataria della proposta. La sanzione pensata dai parlamentari di Possibile per chi non rispetta questi principi è l’esclusione dalla partecipazione alla gare per appalti pubblici.
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