Imprenditori
Tecnologia e investimenti: così tre aziende venete hanno anticipato la Fase 2
Dal Veneto tre esempi di imprese che hanno saputo e potuto anticipare i tempi
Lunedì 4 maggio è la data tanto attesa da migliaia di imprese grandi e piccole per entrare in quella che il governo definisce la ‘Fase 2’, ovvero la riapertura parziale o totale delle attività. Dopo oltre un mese di chiusura forzata, per molti oggi comincia una rincorsa forsennata per recuperare le settimane e fatturati perduti se non addirittura per la sopravvivenza con l’aiuto, questo è l’augurio, di governo, banche e investitori. Altre imprese, invece, nella fase 2 ci sono già entrate con le proprie gambe e sono riuscite a far fruttare competenze specifiche, settori di business favoriti dalla pandemia o semplicemente la propria creatività. Dal Veneto segnaliamo tre casi che grazie all’iniziativa presa in queste settimane hanno trovato partnership, nuovi mercati e nuovi investitori.
TRACCIAMENTO COERCITIVO? NO, GRAZIE
Molto si è discusso, e litigato, sulla possibilità di controllare digitalmente (via smartphone) gli spostamenti delle persone. Dopo lunghe diatribe e una sequela infinita di, possiamo dirlo?, inutili dichiarazioni, l’applicazione ‘Immuni’ sarà disponibile entro il 18 marzo ma solo su base volontaria. Sarà esclusa la geolocalizzazione e in ogni caso tutti i dati cesseranno di essere conservati entro il 31 dicembre 2020.
Senza registrare un battito di ciglia, l’impresa padovana AzzurroDigitale ha portato a casa il medesimo risultato tre settimane fa, ha cominciato a venderlo alle imprese manifatturiere assetate di strumenti che consentano di ridurre o controllare il rischio dei propri dipendenti e grazie a questa operazione ha trovato una partnership nazionale con Aon, uno dei principali operatori globali di gestione del rischio.
L’applicazione elaborata da AzzurroDigitale si chiama AWMS CovIndex, spiega l’amministratore delegato Carlo Pasqualetto. «È un applicativo che ogni membro di un’organizzazione industriale, dal manager all’operaio, può scaricare per autocertificare il proprio stato di salute. Queste informazioni vengo elaborate e incrociate con il database aperto della Protezione Civile italiana e utilizzate per calcolare l’indice di rischio denominato “CovINDEX” per guidare il lavoratore nella scelta se andare al lavoro oppure rimanere a casa». Rispetto ad altre applicazioni l’approccio è ribaltato perché si basa sull’assunto che la tecnologia debba essere usata per abilitare la collaborazione e la trasparenza, piuttosto che la coercizione e il controllo. «L’app diventa il punto di contatto e di comunicazione tra l’azienda e il lavoratore, in modo da poter non solo gestire il rischio, ma comunicare e condividere informazioni in tempo reale». La novità è data inoltre dal tipo di servizio tendente a prevenire il contatto con persone esposte o potenzialmente esposte al contagio, anziché rincorrere chi si è infettato e tutti i suoi contatti.
L’applicazione è già stata scelta da Electrolux e da altre imprese manifatturiere di livello nazionale e internazionale.
L’idea è piaciuta immediatamente ad Aon plc, multinazionale britannica specializzata nella gestione del rischio, brokeraggio, assicurazione del credito e riassicurazione, risorse umane ed esternalizzazioni. La filiale italiana di Aon ha individuato nell’applicazione uno strumento per la gestione del rischio negli stabilimenti industriali e ha voluto avviare una collaborazione con la startup padovana.
SE SEI SPECIALIZZATO IN SANIFICAZIONI, QUESTO È IL TUO MOMENTO
Dalla metro di Copenaghen alla Zecca di Mosca, dal container per il trasporto del satellite spaziale ESA ai caveau delle banche. Si presenta con questo portafoglio clienti HiRef, azienda specializzata nel condizionamento e nella sanificazione di edifici, grandi aree e data center. Proprio il 4 maggio ha aperto una nuova sede produttiva di 4.500 metri quadrati che potranno ospitare fino a 35 dipendenti a pieno regime, a Tribano in provincia di Padova, a 500 metri di distanza dallo stabilimento principale. Per la nuova apertura, HiRef ha appena assunto venti lavoratori ed è pronta ad ampliare ulteriormente l’organico.
«L’apertura del nuovo sito produttivo è un segnale forte che vogliamo dare», afferma Mauro Mantovan, fondatore e amministratore delegato di HiRef. «Capacità di prevedere il cambiamento, velocità di azione, attenzione all’innovazione e allo sviluppo delle nuove tecnologie, ricerca costante di nuove soluzioni sono i fattori che permettono ad HiRef SpA di porsi sempre nuovi obiettivi».
Dalla società nata nel 2001 per realizzare impianti di climatizzazione sono nate sette aziende concentrate su singoli settori quali geotermia, deumidificazione, refrigerazione commerciale e climatizzazione per il settore navale e ferroviario, carpenteria leggera, acciaio, alluminio, cassette di quadri elettrici su misura e containment box per Data Center, sanificazione degli ambienti, produzione di quadri elettrici. In totale, il gruppo conta 293 dipendenti tutti in provincia di Padova e i clienti arrivano da quattro continenti.
CREATIVITÀ A BENEFICIO DI CHI AIUTA
Se realizzi occhiali con il contributo di artisti per il mercato di fascia alta, cioè il lusso, e ti capita una pandemia di queste proporzioni, non ti resta che incrociare le braccia e imprecare, sperando che passi presto: non ci sarà un centro commerciale o un negozio frequentato per mesi. Oppure fai leva sulla creatività e decidi di «diventare parte della soluzione», come afferma con orgoglio Valentina Hernandez, titolare con il fratello Gabriel di Portrait Eyewear, piccolo marchio impiantato vicino a Bassano del Grappa, nel Vicentino.
Fratello e sorella, di origini venezuelane e spagnole, hanno deciso di avviare una campagna per sostenere due organizzazioni no-profit e due raccolte fondi dedicate all’emergenza sanitaria legata al Covid-19. Per ogni montatura acquistata, l’azienda donerà 100 euro a Medici Senza Frontiere, a Direct Relief e a due campagne di raccolta fondi su gofundme.com, dedicate rispettivamente all’acquisto di materiale per le terapie intensive italiane e alla raccolta di cibo per i malati più bisognosi negli Usa. L’acquirente può scegliere a quale campagna aderire.
La campagna è nata a causa dell’emergenza, ma ha portato i fondatori a ripensare la strategia del marchio, orientata ancor di più alla sostenibilità e al cambiamento del paradigma economico. «Prima», dice Hernandez, «il nostro modello era esclusivamente basato sul B2B, con una importante rete di distributori e rivenditori. Avevamo un e-commerce, ma non l’avevamo mai sfruttato a pieno. A febbraio, con il canale di vendita principale totalmente immobile, ci siamo chiesti quale fosse il nostro futuro. Abbiamo quindi deciso di riorganizzare le nostre risorse finanziarie, utilizzando ciò che era già in nostro possesso, la merce, e concentrandoci sul rilancio della strategia online – anche se non è facile trattandosi di un articolo di lusso. Condividere parte del nostro fatturato online, donando 100 euro per ciascun articolo al sollievo dell’emergenza, è stata una decisione semplicissima e naturale».
La campagna ideata da Valentina e Gabriel, ha inoltre riattivato l’interesse per l’aumento di capitale del marchio. «Stavamo per cedere circa il 20 per cento del nostro valore quando è scoppiata la pandemia. Alcuni investitori che già avevano firmato le lettere di intenti si sono fermati o addirittura tirati indietro dopo il crollo delle borse. Per un attimo c’è stato il panico. Invece, quando abbiamo lanciato questa iniziativa di responsabilità sociale e di attivazione del canale di vendita online l’interesse è tornato a crescere. Attualmente, dell’aumento di capitale previsto di 350 mila euro, oltre la metà è stata sottoscritta ed è avvenuto proprio nei giorni scorsi».
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